Regno Unito, vietato giurare sulla Bibbia
I magistrati britannici vogliono cancellare il giuramento a Dio. Perché, ritengono loro, la fede scarseggia e, per molti, giurare non vuol più dire credere alla Parola di Dio. Ma intanto la libertà dei cristiani va a farsi benedire.
Dopo il crocifisso, dai tribunali inglesi potrebbe sparire anche la Bibbia: i magistrati hanno infatti proposto di rimuovere durante i processi il giuramento – secondo la prassi attualmente in vigore - pronunciato sulle Sacre Scritture. Testimoni ed accusati potranno sostenere di dire la verità senza appellarsi a Dio per garantire solennemente la validità delle proprie parole. Eppure è un gesto nato con l’uomo: Abramo (Genesi 14,22) dice al re Salomone: “Alzo in effetti la mano in giuramento a Javhè, l’Iddio Altissimo, che ha fatto il cielo e la terra”. Ed anche i greci nell’antichità quando dovevano giurare alzavano una mano verso il cielo o toccavano un altare. Tradizioni che portavano l’uomo a riconoscere l’esistenza di una potenza divina in grado di valutare il proprio comportamento e quindi alla quale rendere conto. Una giustizia divina oltre a quella umana.
Non c’è nulla, nell’Antico o nel Nuovo Testamento, che vieti il giuramento davanti a Dio, come ha invece sostenuto un quotidiano londinese, neppure nelle parole di Gesù “ma io vi dico non giurate affatto, né per il cielo perché è il trono di Dio, né per la terra perché è lo sgabello dei suoi piedi…” (Matteo 5, 34-35): in un periodo di abuso del giuramento per motivi futili, in cui si giurava per il cielo, per la terra, per Gerusalemme e anche per la propria testa, sono state necessarie per radicare nei discepoli la reciproca fiducia, l’onestà e la sincerità. Sempre Gesù: “Sia invece il vostro parlare sì-sì, no-no: il di più viene dal maligno”.
Ma oggi in Gran Bretagna potrebbe venir meno la libertà, di un cristiano ma anche di un ebreo o di un musulmano, di giurare sui propri Testi Sacri, in nome di una libertà anch’essa secolarizzata come la società, in cui chi non crede vuole dettare le regole a chi crede. Permettere ad un credente di giurare sulla Bibbia o sul Corano non impedisce ad un ateo di giurare con una formula laica, una possibilità garantita dal codice inglese.
Questo nuovo giuramento “senza la presenza di Dio”, sostengono i magistrati inglesi (che presenteranno la proposta di legge all’assemblea generale della loro associazione in programma a fine mese) aiuterà a capire l’importanza di quanto testimoniato, molti oggi giurano sulla Bibbia senza credere che sia Parola di Dio, la coscienza religiosa scarseggia, e si potrebbe più facilmente essere tentati di non dire la verità. E intanto Lord Chancellor and Justice Secretary, Chris Grayling, è dello stesso parere: le critiche sono infondate. In altre parole: la proposta diventerà legge.
La Chiesa ha fatto sentire il proprio dissenso attraverso il vescovo di Rochester, Michael Nair-Ali: «È una discesa scivolosa verso l’incremento della secolarizzazione, la Bibbia ha un legame con la costituzione, le istituzioni e la storia del nostro Paese. Il poter scegliere come giurare è un diritto di ogni persona. Ed invece in nome della tolleranza si restringe la scelta, chi non crede ha maggiori diritti di chi crede, e non soltanto in questo caso».
E vestire questa decisione con le solite due parole con le quali si sono giustificate decisioni contrarie alla religione e alla fede, politically corret, non cambierà di certo le conseguenze della scelta.