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Re agli elettori: «È sempre l’Apostolo Pietro che ritorna»

Nella basilica di San Pietro il decano ricorda ai cardinali l'«atto di massima responsabilità» che stanno per compiere, affinché «sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l'umanità hanno bisogno». 
- Il testo integrale dell'omelia
- Nel segreto del conclave, dall'Extra omnes all'Habemus papamdi Stefano Chiappalone

 

Ecclesia 07_05_2025
photo by Cecilia Fabiano/LaPresse

Nella basilica di San Pietro si svolge il primo solenne rito legato al conclave, che avrà inizio nel pomeriggio di oggi e si concluderà con l’elezione del 266° successore di Pietro. E in ogni nuovo papa «è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna», ha ricordato il cardinale decano Giovanni Battista Re, durante l’omelia della Messa pro eligendo Romano Pontifice.

I paramenti rossi dei concelebranti riecheggiano la continua invocazione dello Spirito sui 133 che hanno il grave compito dell’elezione del papa e su colui che (verosimilmente tra loro) sarà eletto: «Siamo qui per invocare l'aiuto dello Spirito Santo, per implorare la sua luce e la sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l'umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile, complesso e tormentato», ha detto il cardinale Re, ricordando che quello che sta per compiersi è un «atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale».
Il decano ha esortato a «lasciar cadere ogni considerazione personale», avendo di mira «solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa».

Commentando il passo evangelico proclamato ha ricordato il «supremo messaggio-testamento di Gesù, consegnato ai suoi Apostoli nella sera della Cena di Addio nel Cenacolo», lavando i piedi agli apostoli, incluso Giuda che lo avrebbe tradito, e dando così prova di un amore che «non conosce limiti e deve caratterizzare i pensieri e l’azione di tutti i suoi discepoli, i quali nel loro comportamento devono sempre mostrare un amore autentico e impegnarsi per la costruzione di una nuova civiltà, quella che Paolo VI chiamò “civiltà dell’amore”. L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo».

«Far crescere la comunione» è il primo compito del successore di Pietro: «comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei Vescovi col Papa; comunione dei Vescovi fra di loro». Un concetto, quello della «comunione», ripetuto più volte accanto a «un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo».

In uno dei passaggi chiave Re ha ricordato che «ogni Papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa (cfr. Mt 16,18). L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna».

Dalla basilica ci si sposta già idealmente nella Cappella Sistina: luogo non casuale per il conclave, poiché «nel Trittico Romano Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le “somme chiavi”».

Delineando le attese per il futuro Papa, Re auspica che «sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio». Un mondo che però «attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali» – e al quale speriamo che la Chiesa offra molto di più che risvegliare «energie morali e spirituali» o incarnare «valori» per i quali basta un qualsiasi leader mondiale.

All’inizio e alla fine, lo sguardo del cardinale Re e degli elettori si volge alla Vergine Maria, affinché «intervenga con la sua materna intercessione, perché lo Spirito Santo illumini le menti dei Cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo». Sottolineiamo «di cui ha bisogno», non che compiaccia o assecondi il nostro tempo.