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MEDIO ORIENTE

Razzi dal Libano, nuova tappa dell'escalation

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Dopo gli scontri con i palestinesi a Gerusalemme, anche la frontiera con il Libano si sta incendiando. Lanci di razzi contro il Nord di Israele, contemporanei ad altri dalla striscia di Gaza, fanno temere un'azione coordinata. Attentato nella notte, ucciso un italiano. 

Esteri 08_04_2023
Razzi dal Libano

Palestinesi contro israeliani, libanesi contro ebrei. Col passare del tempo gli scontri si stanno espandendo su tutto il territorio. Non solo. Anche la frontiera con il Libano si sta infiammando. I miliziani di Hezbollah hanno lanciato numerosi missili dalle loro basi in direzione d’Israele, verso l’Alta Galilea. Quasi contemporaneamente, anche da Gaza sono partiti dei razzi nel giorno in cui iniziava la Pasqua ebraica.

I motivi che avrebbero spinto a questa violenta recrudescenza vanno ricercati nella situazione venutasi a creare, sulla Spianata delle Moschee, dove, nei giorni scorsi, si sono verificati violenti scontri tra le forze di sicurezza israeliane e fedeli musulmani presenti all'interno del recinto sacro per la preghiera del Ramadan.  I palestinesi hanno addossato la responsabilità alla polizia israeliana entrata nella moschea di Al-Aqsa con granate assordanti e sparando proiettili di gomma. Da parte sua, la polizia israeliana ha dichiarato, invece, di essere stata costretta ad entrare nel complesso religioso, dopo che "agitatori mascherati" si sono barricati all'interno della moschea, armati di bastoni, pietre e fuochi d’artificio.

Ed ancora: ad aggravare la situazione vanno aggiunte, alla lunga lista di morti ammazzati, sia palestinesi che israeliani, altre due vittime innocenti ebree, due sorelle uccise da un terrorista e la loro madre gravemente ferita, in Cisgiordania lungo l'autostrada 57, nel nord della Valle del Giordano, nelle vicinanze dell'insediamento di Hamra. Sembrava un incidente stradale, ma quando i soccorritori sono giunti sul posto si sono accorti che l'auto era crivellata di fori di proiettili. La polizia ha iniziato una "caccia all'uomo" nel tentativo di rintracciare il terrorista. Oltre venti persone sono state arrestate, tra cui alcuni minorenni, nelle città a maggioranza araba nel nord di Israele e a Gerusalemme est e nelle città arabe di Nazaret, Sakhnin, Baqa al-Gharbiya e Kafr Manda.

Nel frattempo, a Kafr Qasim, a circa venti chilometri da Tel Aviv, alcune automobili sono state date alle fiamme e su un recinto di proprietà di una famiglia musulmana, sono comparse delle scritte, con le quali si invitavano i residenti ad abbandonare l'abitazione. La polizia ha aperto un'indagine per crimini ispirati dall'odio. Va detto che le scritte recavano anche una firma: "Cartellino del prezzo", che è il nome dato dagli ultranazionalisti ebrei agli attacchi contro arabi o palestinesi, come ritorsione per le aggressioni subite.

In questo clima di violenza quello che preoccupa maggiormente la popolazione, sia israeliana che palestinese, è il cosiddetto "fronte libanese".  Infatti, poco dopo gli attacchi missilistici partiti sia dal Libano, che da Gaza, il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha convocato il Consiglio di sicurezza. All'inizio della seduta ha chiesto a tutti i partiti di mettere da parte le divisioni tra maggioranza e minoranza. «Siamo tutti uniti e consci, nessuno escluso, che il nostro popolo vada difeso», ha detto, aggiungendo che il Paese risponderà ai nemici, facendo loro pagare il prezzo di ogni atto di aggressione. «I nostri nemici - ha concluso - dovranno comprendere che anche se siamo divisi politicamente, al momento della prova ritorna in noi lo spirito di unità». Le Forze di difesa israeliane hanno attribuito entrambi gli attacchi ad Hamas, presente nei campi profughi palestinesi del sud del Libano e al governo nella Striscia di Gaza. 

La reazione d’Israele non si è fatta attendere. Sono stati sferrati attacchi aerei a Gaza, durante la notte tra giovedì e venerdì, dove sono state prese di mira alcune postazioni appartenenti al gruppo terroristico di Hamas. Mentre nelle prime ore di ieri mattina, l'aviazione israeliana, come rappresaglia, ha colpito alcune "infrastrutture terroristiche appartenenti ad Hamas" presenti nella parte meridionale del Libano. Hamas ha, infatti, una forte presenza nei campi profughi palestinesi del Paese dei cedri. «Le Forze di difesa israeliane non permetteranno all'organizzazione terroristica di agire entro i confini libanesi e considerano il Libano responsabile di ogni attacco proveniente dal suo territorio», ha detto il portavoce dell'Esercito israeliano.

In risposta a questi attacchi si sono verificati scontri violenti tra militari israeliani e i palestinesi presenti nella Spianata del Tempio, dove si trova la moschea di Al-Aqsa, ritenuto il terzo luogo sacro dell’Islam. Incidenti che hanno provocato rabbia non solo tra i palestinesi, ma in tutto il mondo arabo. Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, che in quel momento era in visita a Beirut, ha detto che i palestinesi non rimarranno seduti con le braccia incrociate di fronte all’aggressione israeliana.

Che Israele si aspettasse un eventuale attacco missilistico dal Libano da parte dei miliziani di Hezbollah non era un mistero, dopo l'arresto di un cittadino siriano, accusato di spionaggio e abitante della zona del Golan. Ghaith Abdullah, 24 anni, è stato arrestato lo scorso gennaio, dopo essere entrato nel territorio israeliano, con l’accusa di essere un componente di un gruppo, che fornisce supporto e risorse a organizzazioni terroristiche straniere. Durante l'interrogatorio Abdullah ha rivelato i metodi di spionaggio del gruppo terroristico operante al confine settentrionale israeliano e ha riferito particolari dell’organizzazione delle forze in campo preparate per attaccare Israele.

Dopo l’incursione missilistica, i militari italiani del contingente Unifil, di stanza in Libano, sono entrati nei rifugi delle proprie basi. Nel Paese dei cedri è giunto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, per portare gli auguri di Pasqua e il saluto riconoscente dello Stato e dell’Italia intera agli uomini e alle donne del contingente italiano, che trascorreranno la festività lontani da casa. Sempre ieri, Crosetto ha avuto un colloquio con il comandante delle Forze armate libanesi (LAF)gen. Joseph Aoun, al quale ha ribadito: «Le Forze armate libanesi sono fondamentali per la stabilità e la sicurezza dell’area. L’Italia continuerà a fornire il proprio supporto nei rapporti bilaterali e in ambito UNIFIL». Il ministro della Difesa libanese Maurice Slim ha sottolineato che l'esercito del suo paese è pronto ad affrontare ogni tipo di aggressione e che saranno prese tutte le misure necessarie per ristabilire la sicurezza, proteggere la stabilità e la calma nel sud del paese». Infatti, l’esercito libanese ha annunciato su Twitter di aver smantellato una rampa di lancio di razzi, rinvenuta in un campo agricolo nel distretto libanese di Marjuyun, a ridosso del settore orientale della Linea blu di demarcazione con Israele.

Nonostante le crescenti tensioni, i residenti israeliani delle comunità di confine hanno celebrato, mercoledì sera, come tutti gli altri ebrei, il Seder, una cena particolare che si consuma seguendo un ordine rituale ben preciso in occasione della Pasqua. «Non c'è paura. Sappiamo come festeggiare e prenderci cura di noi stessi. Faremo ciò che deve essere fatto, ma nessuno ci toglierà la gioia delle feste», dicono gli abitanti del kibbutz Nir Yitzhak vicino ad Eshkol, non lontano da Gaza.

Nelle ultime ore, due nuovi attentati hanno seminato panico e terrore a Tel Aviv. Un morto e sette feriti è il tragico bilancio del primo atto terroristico, avvenuto sul litorale di Kaufmann Street. Ha perso la vita un italiano, Alessandro Parini, avvocato di 36 anni, altre sette persone, italiani e britannici, sono rimaste ferite. Parini era arrivato in Israele da poche ore con alcuni amici per trascorrere le festività pasquali. L’attentatore ha travolto con la sua automobile un gruppo di turisti, una volta uscito dall'auto avrebbe tentato di sparare sulla folla, è stato poi ucciso grazie alla pronta reazione dagli agenti di sicurezza. La polizia, in un primo momento, aveva identificato l’attentatore come Yousef Abu Jaber, 44 anni, di Kafr Qasim, lo stesso villaggio arabo dove nei giorni scorsi sono state date alle fiamme alcune automobili da parte di ebrei estremisti.  Ma quando lo Shin Bet (Servizio di sicurezza interno) ha raggiunto la sua abitazione ha scoperto che l’uomo, sospettato, si trovava invece in casa. Interrogato, ha riferito agli agenti che la sua auto gli era stata rubata, e che all'interno si trovavano i suoi documenti.

Mentre le ostilità tra israeliani e palestinesi stanno raggiungendo il punto del non ritorno, riecheggiano le parole dell'allora patriarca della Chiesa Madre, Michel Sabbah, durante la Seconda intifada: «Palestinesi e israeliani sono destinati a vivere insieme, in pace. E questo è possibile, bisogna crederci. Ogni popolo ha diritto di vedere i suoi giovani vivere come tutti gli altri giovani del mondo. In pace!».