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la sentenza

Quello che la Cassazione dice su Bibbiano e il Pd non ha letto

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Il Pd canta vittoria sul caso Bibbiano, dopo la sentenza con la quale la Corte Suprema ha assolto da ogni accusa Claudio Foti. Però la Cassazione ha ribadito che l'abuso d'ufficio ci fu, rendendolo definitivo e inappellabile, ma non fu lo psicoterapeuta a commetterlo. Dovrà essere il processo ancora in corso a Reggio a dire chi lo commise.

Attualità 19_04_2024

Ora che la vicenda giudiziaria di Claudio Foti si è conclusa con la sua assoluzione anche in Cassazione, sono in tanti a cantare vittoria e a gridare a gran voce che il sistema Bibbiano non è mai esistito, che era una invenzione becera della Lega, di Fratelli d’Italia e dei Cinque Stelle per mettere in difficoltà il Pd.  

Sicuramente l’assoluzione di Foti da ogni accusa, in particolare da quella di aver partecipato agli affidi illeciti emersi dall’Inchiesta della Procura Angeli e Demoni, lo riabilita professionalmente e umanamente, andando a incrinare il castello accusatorio dei magistrati. Ma che il sistema Bibbiano non sia mai esistito, in realtà, lo si potrà dire soltanto alla fine del processo ordinario che vede coinvolti con vari reati tra cui lesioni, truffa e violenza, ben 17 imputati, tra cui amministratori, assistenti sociali e dirigenti.  

Il processo di primo grado, infatti, è ancora in corso di svolgimento a Reggio Emilia e mercoledì ha vissuto un’altra udienza con l’ascolto di una dirigente, Nadia Campani, già prosciolta durante il rito abbreviato, che ha negato che i pagamenti per gli affidi fossero illeciti.  

L’argomento è di capitale importanza, perché è da questi elementi che il giudice dovrà decidere se a Bibbiano si siano verificati o no gli illeciti contestati in merito agli affidamenti dei minori tolti alle loro famiglie. Intanto, però, la sentenza della Cassazione del 16 aprile, pur arrivando a prosciogliere da ogni accusa Foti, contemporaneamente, afferma che almeno un illecito, quello di abuso d'ufficio, c'è stato a Bibbiano, ma non è stato Foti a commetterlo.  

L’affermazione della Corte Suprema si è resa necessaria per ribadire il giudizio di secondo grado nel quale la Corte d’Appello aveva parlato dell’esistenza di abusi di natura amministrativa. Però non era stato Foti a commetterli. La formula utilizzata dal giudice di secondo grado, per la sua assoluzione, infatti era quella di “non aver commesso il fatto”. Secondo il giudice, dunque, gli illeciti erano stati commessi, ma non da Foti.  

Le motivazioni dell’Appello, che portano la data del 6 giugno 2023, portavano appunto gli elementi per affermare – si legge nel dispositivo - “l’evidente illegittimità della procedura adottata” e anche: «Nel caso di specie, la condotta consistita nell’affidamento di fatto alla Hansel e Gretel del servizio di psicoterapia da svolgersi presso “la Cura” in violazione della normativa in tema di affidamenti, rientra senz’altro nell’ambito di tipizzazione della fattispecie di cui all’articolo 323 cp (l’abuso d’ufficio ndr».  

E ancora: «Alla luce della documentazione analizzata, in piena aderenza con quanto rilevato dal giudice di primo grado, deve pervenirsi alla conclusione che nel caso di specie il servizio di psicoterapia sia stato affidato di fatto a Hansel e Gretel in violazione delle specifiche regole di condotta contenute nella normativa di settore».  

Con queste motivazioni, il giudice aveva prosciolto Foti “per non aver commesso il fatto”. L’avvocato di Foti, però, aveva fatto ricorso solo nel passaggio relativo alla formula assolutoria, intendendola cambiare in “assolto perché il fatto non sussiste”. Una formula assolutoria piena che avrebbe avuto un riverbero positivo anche sul processo in corso a Reggio.  

Con la sua sentenza, invece, la Cassazione ha rigettato tutti i ricorsi – come ha raccontato Alessandra Codeluppi sul Resto del Carlino -, quello della Procura di Reggio, ma anche quello presentato dall’avvocato di Foti, Claudio Bauccio. In questo modo la sentenza di secondo grado è diventata così definitiva e inappellabile e per la prima volta abbiamo un pronunciamento definitivo (oltre a quelli dei riti abbreviati già svolti) circa il fatto che a Bibbiano sono stati commessi degli illeciti in ordine al reato di abuso d’ufficio.  

A questo punto, se il reato di abuso d’ufficio è stato commesso, ma non da Foti, chi dovrebbe averlo commesso? Ovviamente la Cassazione non entra nel merito di questo giudizio, perché questo è un giudizio che spetta primariamente ai giudici di primo grado che dovranno pronunciarsi. E a dover rispondere di questo reato sono cinque imputati: il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (Pd), l’ex sindaco di Montecchio Paolo Colli (Pd), che allora era il presidente dell’Unione dei Comuni, Nadia Bolognini (ex compagna di Foti), Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali e Francesco Monopoli, suo braccio destro. 

Questi ultimi due, inoltre, devono rispondere anche di altri reati nella gestione degli affidi ed è la parte che più ha fatto scalpore in questi anni.  

Dunque, se da un lato Foti può cantare vittoria, non hanno alcun senso le grida di giubilo di quei politici, soprattutto di area Pd, che affermano la fine di ogni persecuzione giudiziaria e di ogni teorema infamante sui servizi gestiti dal Comune piddino, per il semplice motivo che un giudizio su quei fatti c’è già. E non è favorevole a loro, anche se poi bisognerà vedere cosa deciderà il giudice di primo grado.  

Sul reato di abuso d’ufficio, poi, c’è un curioso cortocircuito che riguarda anche il Governo attuale, retto da una maggioranza in passato molto presente sul caso Bibbiano con toni accesi e polemiche. Ebbene: proprio il Governo ha depenalizzato l’abuso d’ufficio recentemente, mentre l’avvocato della Anghinolfi dice che è prescritto dal 31 marzo 2024. Dal punto di vista giudiziario si possono aprire diverse strade, perché, tolto l’abuso d’ufficio non è ben chiaro come si potranno riconfigurare i reati e di conseguenza la prossima sentenza, che potrebbe essere a favore degli imputati anche a fronte dell’intervenuta cancellazione del reato da parte del governo.  



il punto

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