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LA MEMORIA

Quello che i martiri spagnoli insegnano ai preti di oggi

Oggi la Spagna ricorda i martiri della sua guerra civile (1936-39), che in spregio alla loro fede cristiana furono martirizzati. Fra questi moltissimi erano sacerdoti. Il loro sacrificio ci fa riflettere sull’importanza del sacerdozio e come esso vada difeso nella sua dignità anche a costo della propria vita. Eppure oggi i paesi di antica tradizione cristiana vedono un calo costante di sacerdoti: perché oggi nell’Occidente il sacerdozio non è più considerato come una via da percorrere.

Ecclesia 06_11_2021

Oggi la Spagna ricorda i martiri della persecuzione tra il 1931 e il 1939, e in particolare durante la guerra civile (1936-39), coloro che in spregio alla loro fede cristiana furono martirizzati. Al 2019 avevamo 11 santi, 1889 beati e numerosissimi servi di Dio. Un tributo di sangue eroico, tante storie che ci raccontano dell’immane tragedia che fu quell’evento storico anche per la Chiesa cattolica, in cui però esiste il paradosso che ci insegna Tertulliano, cioè che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani. Questo perché questi fratelli e sorelle ci mostrano un esempio eroico di come la fede sia esigente e ci chieda un’adesione totale, fino all’effusione del sangue, se necessario.

Fra questi martiri molti erano sacerdoti, seminaristi, religiosi, suore. Secondo un calcolo fatto sono più di 6800 i martirizzati tra i consacrati (includendo qui coloro che non sono stati ancora elevati all’onore degli altari), un numero enorme che corrispondeva ad una porzione significativa delle forze religiose spagnole del tempo. Ovviamente ci furono anche tantissimi laici in questo novero, ma concentrandosi sui consacrati si riflette sul valore e l’importanza del sacerdozio e come esso vada difeso nella sua dignità anche a costo della propria vita. Questo ci insegnano i martiri spagnoli, lo insegnano ai sacerdoti di tutto il mondo. 

Eppure, se guardiamo alle statistiche, dovrebbe far preoccupare che paesi di antica tradizione cristiana vedono un calo costante di sacerdoti: “Per quanto riguarda il numero dei sacerdoti, a segnare una diminuzione consistente ancora una volta è l'Europa (-2.608) cui si aggiungono l'America (-690) e l'Oceania (-69). Gli aumenti si registrano in Africa (+1.649) e in Asia (+1.989)” (Eliana Ruggiero, AGI, sui dati statistici forniti dall’agenzia Fides). Ci si consola dicendo che globalmente si assiste ad una crescita percentuale dei Cattolici, ma in realtà questa va interpretata in quanto è probabilmente trainata dalla crescita della popolazione mondiale. E questa crescita rende ancora più preoccupante il calo statistico che continua da anni. Si potrebbero fare considerazioni sulla crescita in Africa e Asia, ma probabilmente non è questo il luogo.

Interroghiamoci sul perché oggi nell’Occidente il sacerdozio non è più considerato come una via da percorrere. Non sarà che hanno contribuito la laicizzazione del clero e la clericalizzazione dei laici? Anni fa un arcivescovo disse che il Concilio Vaticano II aveva contribuito nel mostrare il sacerdote non soltanto come funzionario del sacro. Ma non è proprio questo il suo compito principale? Perdendo questo non darebbero via la loro identità più profonda, che si manifesta con l’uso dell’abito ecclesiastico, con una vita di preghiera e soprattutto con la salvaguardia della dignità della liturgia? Si è sacerdoti per sempre proprio perché il carattere fondamentale del sacerdozio ordina le persone a Cristo e deve sempre essere un richiamo a Lui.

I martiri spagnoli ci insegnano che c’è qualcosa più grande della nostra vita, c’è il riconoscere la nostra dignità di cristiani come ci insegnava anche san Leone Magno e il saperla difendere, nell’ambito della propria vocazione, fino alla fine.