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tritacarne mediatico

Quei dossier usati per destabilizzare il quadro politico

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Il caso Laudati-Striano, ennesimo episodio di dossieraggio per condizionare la vita politica: un virus che rischia a lungo andare di compromettere la stabilità delle istituzioni e di screditare ulteriormente la cosiddetta libera informazione.

Politica 05_09_2024
IMAGOECONOMICA - SAVERIO DE GIGLIO

La storia del dossieraggio che vede coinvolti l’ex magistrato della Procura nazionale antimafia Antonio Laudati (nel frattempo andato in pensione) e l’ufficiale della Guardia di finanza Pasquale Striano, continua ad allargarsi e conferma l’esistenza di trame finalizzate a destabilizzare il quadro politico e istituzionale. Dopo la decisione del gip di rigettare la richiesta di arresti domiciliari per Laudati e Striano formulata da Raffaele Cantone, procuratore di Perugia, non solo c'è stato il ricorso al Riesame ma addirittura gli atti sono stati trasferiti anche alla Commissione Antimafia per identificare gli uomini delle istituzioni che avrebbero incontrato gli indagati e ricevuto informazioni illecite.

L’ufficiale delle Fiamme gialle è accusato di aver effettuato accessi abusivi agli schedari della polizia, anche dopo l’apertura delle indagini, per spiare personaggi noti e acquisire informazioni preziose per condizionare l’andamento della vita del Paese. Per conto di chi, si chiedono gli inquirenti? Probabilmente i mandanti sono più di uno e non si tratta solo di giornalisti (come quelli del quotidiano di Carlo De Benedetti, Domani) ma anche di soggetti privati o organici all’interno di organismi istituzionali.

La figura chiave rimane comunque quella di Striano, che fino allo scorso anno era responsabile del gruppo che si occupa di gestire le Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) di via Giulia. Tra il 2018 ed il 2022, secondo l’accusa, Striano ha inviato a Giovanni Tizian, prima cronista dell’Espresso e poi ingaggiato da De Benedetti per condurre quelle che impropriamente vengono chiamate inchieste ma che in realtà sono vere e proprie azioni illecite di spionaggio, circa 340 documenti, tutti illecitamente sottratti alla banca dati dell’Antimafia e provenienti in grande parte dall’Ufficio antifrodi della Banca d’Italia. Un numero spaventoso di atti riservati e di vietata divulgazione, come scrive l’Unità. Si ricorda che per quelle pubblicazioni spacciate da scoop di interesse pubblico sono indagati, con l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio e accesso abusivo a sistema informatico, proprio i giornalisti del quotidiano di De Benedetti.

Risulta poi che nel 2022, subito dopo l’insediamento dell’esecutivo a guida Giorgia Meloni, mezzo governo fu passato ai raggi X con accertamenti di polizia e finanziari sul sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, sul ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, sul ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, sul sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, sul viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, sulla presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo, sul capogruppo alla Camera di FdI Tommaso Foti. Anche esponenti forzisti e del Movimento Cinque Stelle erano finiti nel mirino dei giornalisti del Domani, grazie a questo asse con Striano. Tutte notizie coperte dal segreto e finite nel tritacarne mediatico grazie a un agente delle forze di polizia che ha commesso un reato su richiesta dei giornalisti.

E allora viene da chiedersi come mai ai vertici della Direzione nazionale antimafia, all’epoca dei fatti diretta da Federico Cafiero De Raho, attuale vicepresidente della Commissione Antimafia, nessuno si sia mai accorto di questa catena di accessi anomali da parte di Striano, che è poi stato trasferito ad altro incarico. Ecco perché il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, pur prendendo atto che Cafiero De Raho, ex magistrato grillino, non è indagato, ne chiede le dimissioni dalla guida dell’Antimafia ravvisando un conflitto di interessi.
La Commissione intende procedere con le audizioni dei procuratori Melillo e Cantone e, con ogni probabilità, Cafiero De Raho non prenderà parte a quelle sedute che riguardano l’inchiesta.

L’inquinamento del clima istituzionale a causa di queste attività di dossieraggio è comunque un virus che rischia a lungo andare di compromettere la stabilità delle istituzioni e di screditare ulteriormente la cosiddetta libera informazione, che in realtà si muove spesso per finalità predeterminate e non per garantire l’interesse pubblico. Ci sono infatti anche risvolti deontologici che i consigli di disciplina dell’Ordine dei giornalisti farebbero bene ad attenzionare.
Se a colpi di dossier alcuni poteri occulti vogliono sovvertire la volontà popolare e acquisire informazioni riservate da dare in pasto all’opinione pubblica per raggiungere scopi subdoli e illeciti, il buon giornalismo non dovrebbe trasformarsi in alcun modo in complice, anzi in braccio armato di tali azioni eversive.

La storia del nostro Paese ciclicamente ci propone notizie del genere. Non a caso si è spesso detto che la nostra Repubblica sembra fondata sul ricatto. Era stato il Ministro Guido Crosetto, proprio dopo un articolo del Domani, a sollevare il caso Striano-Laudati. La vicenda potrebbe riservare sviluppi al momento imprevedibili. La vita democratica è dunque appesa al filo di queste manovre occulte e nessuno, a quanto pare, vuole o può fare nulla per impedirlo.