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Sanità al rovescio

Quanti soldi per l’aborto, l’Oms tratta i nascituri come una malattia

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L’Organizzazione mondiale della sanità usa una cospicua fetta del suo budget destinato alla natalità… per uccidere i nascituri. Una contraddizione, che si spiega con l’involuzione del concetto di salute voluto dalla stessa Oms.

Editoriali 15_09_2023

Come già riferito sulla Bussola, è stato pubblicato il Bilancio consuntivo 2022-2023 del Programma di riproduzione umana stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Se andiamo alla pagina 57 di tale documento, scopriamo che l’8% del budget è stato impiegato per la pianificazione familiare e la contraccezione. L’11% per l’aborto cosiddetto sicuro. Quindi il 19% dei soldi che l’OMS riceve per incentivare o tutelare la natalità – ben 13,6 milioni di dollari – servono per lo scopo opposto: impedire il concepimento o uccidere il nascituro.

Se andiamo a leggere le altre voci scopriamo che nessun’altra, in termini percentuali, comporta simili spese. Nemmeno la voce “Salute materna e perinatale”, ferma al 15%. Ma i fondi usati dall’OMS per contraccezione e aborto molto probabilmente sono ancor maggiori. Infatti esistono voci, abbastanza generiche, che riguardano la “Leadership scientifica” e la formazione, che potrebbero interessare, seppur indirettamente, contraccezione e aborto.

L’OMS ci informa che sono 56 milioni gli aborti all’anno da essa censiti; aborti procurati anche grazie ai finanziamenti ricevuti dalla stessa OMS, per tacere degli aborti clandestini e dei criptoaborti derivati dall’assunzione di pilloline varie e dai mezzi contraccettivi. Una montagna di soldi usati per uccidere una montagna di bambini.

La contraddizione di avere un organismo internazionale deputato alla tutela della salute delle persone che spende soldi per ucciderle si spiega agevolmente se poniamo mente all’involuzione del concetto di salute voluto dalla stessa OMS, che ruota intorno a due argomentazioni.

La prima: la salute, da condizione oggettiva di assenza di patologie, è diventata condizione soggettiva di completo benessere psico-fisico della persona. Questa è la nuova definizione decisa dall’OMS. Inficia tale completo benessere psicologico una volontà non soddisfatta. Dunque si esige che si soddisfino tutti i desiderata delle persone, pena il loro malessere esistenziale. Ne consegue che, se la donna vuole l’eliminazione del bambino, la soddisfazione di questo desiderio si configura come vera e propria cura. Dalla medicina della beneficenza, dove il paradigma di riferimento era l’oggettivo stato di assenza di patologia, siamo passati alla medicina del desiderio, alla medicina dell’autonomia soggettiva.

Passiamo alla seconda argomentazione. Se la salute è un perfetto stato di benessere psicofisico, va da sé che la gravidanza, di per sé, intacca questo benessere e dunque la gravidanza non è salutare, è antitetica allo stato di salute. Nausee e conati di vomito, dolori ai capezzoli, salivazione abbondante, bruciori e dolori allo stomaco, stitichezza, mutamenti del gusto e dell’appetito, mal di schiena, per non parlare delle innumerevoli modificazioni, spesso disagevoli, dell’intero organismo della madre (pensiamo solo all’aumento dei livelli di estrogeni e progesterone), mal si conciliano con un perfetto stato di benessere. Avere un bambino ti stravolge il fisico e quindi è una patologia. Ecco allora che è bene prevenire simile patologia con la contraccezione oppure, se ormai contratta, debellarla con l’aborto.

Dunque, tutto torna nel Bilancio dell’OMS: un bambino nel ventre – in questa ottica perversa – è una malattia e quindi è giusto spendere soldi, tanti soldi, per curare simile disturbo.



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