Quanti delitti ci si sarebbe risparmiati espellendo i migranti condannati
Ascolta la versione audio dell'articolo
Un delitto a Parigi riaccende la polemica: l'uccisione di una donna da parte di un immigrato irregolare marocchino che avrebbe dovuto già essere espulso. Pochi gli ordini di espulsione eseguiti.
Il caso politico dell’omicidio di Philippine, diciannovenne francese, seviziata e uccisa da un immigrato irregolare su cui pendeva un obbligo di espulsione, ha rimesso al centro dell’agone il tema eterno dei rimpatri.
Philippine è stata trovata morta sabato 21 settembre al Bois de Boulogne di Parigi, uno dei parchi più vasti e frequentati, a ovest della capitale. Per la Francia, che ancora non s’è ripresa da un’elezione in cui le questioni circa sicurezza, immigrazione e razzismo sono state cruciali per dare a Bardella l’onere di guidare il partito più votato, l’ultimo caso di mala gestione dell’immigrazione è più di uno choc. Il ministro degli Interni, Bruno Retailleau, che lunedì 23 settembre, al primo Consiglio dei ministri del nuovo governo Barnier, ha promesso lo «stop agli ingressi illegali», sull’onda della rabbia per l’omicidio di Philippine ha appena ribadito la volontà di cambiare le leggi sull’immigrazione.
Philippine, d’altronde, è già il simbolo dell’impotenza dello Stato di Macron: solo uno su dieci degli obblighi di abbandono del territorio francese, OQTF - Obligation de quitter le territoire français, viene eseguito. L’omicidio della diciannovenne è, infatti, l’ultimo caso drammatico di una lunghissima serie, basti pensare che i più recenti attentati in Francia, e nel resto d’Europa, sono stati commessi da immigrati con obbligo di lasciare il Paese ospitante.
Era giugno 2019, quanto il marocchino che ha ucciso Philippine, che oggi ha 22 anni, entrava da 17enne in Francia, con un visto turistico. Ad agosto stuprava una ventenne per essere condannato, il settembre successivo, a sette anni di carcere. Ma a giugno 2024 era già libero: il magistrato lo aveva rimesso in libertà insistendo come non risultasse «alcun comportamento dell’interessato che avrebbe costituito una minaccia o un turbamento per l’ordine pubblico».
L’uomo sarebbe dovuto essere in una struttura di detenzione amministrativa, una sorta di Cpr - centri di permanenza per rimpatri - francese, ma è subito scappato. Lo scorso 4 settembre, il Marocco ha inviato l’autorizzazione all’espulsione alle autorità francesi, che avrebbero dovuto immediatamente prelevarlo per ricondurlo nel suo Paese d’origine, ma la Francia non sapeva più dove fosse.
È per tale ragione che in Francia si parla di “omicidio di Stato”: se fosse stato fatto ciò che necessario, a quest’ora l’uomo sarebbe in Marocco e Philippine sarebbe ancora viva.
Nel 2022, i 134.000 OQTF emessi hanno prodotto 9.160 effettive espulsioni, ovvero un tasso di esecuzione del 6,9%. Dato che non è cambiato nel 2023, sebbene sia anche cresciuto il numero di obblighi di rimpatri complessivi. L’ex ospite di place Beauvau, Gérald Darmanin, aveva chiesto di dare la priorità per gli ordini di espulsione ai profili più pericolosi, delinquenti registrati e coloro che escono dal carcere. Le prime resistenze, però, le ha trovate nei Paese d’origine degli immigrati da espellere: l’Algeria, ad esempio, irritata dalla posizione della Francia sul Sahara Occidentale, sta attualmente bloccando qualsiasi espulsione, anche se fornisce a Parigi il più alto contingente di delinquenti.
Alla controparte che non collabora e ai magistrati che dimezzano le condanne, va anche aggiunta la galassia di associazioni che corrono in aiuto degli immigrati quando ad uno di questi tocca salire sul volo di espulsione: in tanti casi riescono a bloccare il rimpatrio.
Retailleau, il nuovo ministro dell’interno, ha già chiesto la revisione della direttiva europea conosciuta come “direttiva rimpatri” recepita nell’ordinamento francese. La stessa prevede che uno straniero arrestato in situazione irregolare in Francia possa essere sottoposto a un OQTF, ma che gli debba, poi, essere chiesto di lasciare il territorio francese in un arco temporale che va dai 30 ai 90 giorni, vale a dire che non può essere attuarto automaticamente.
La “direttiva rimpatri” stabilisce come principio il tempo necessario perché l’immigrato lasci spontaneamente il territorio nel quale si trova da irregolare. Una direttiva che è un monumento di candore e ingenuità e che, al contempo, dispone il passaggio alla clandestinità. Nel 2022, più di 43.000 immigrati clandestini sono passati attraverso un CRA, di questi 16.000 erano detenuti e il 50% di questi è stato rilasciato in anticipo, come nel caso dello stupratore e assassino di Philippine.
«Nel 2023, nelle Alpi Marittime - dipartimento francese della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, su 337 allontanamenti effettuati, 215 erano delinquenti», ha dichiarato il prefetto Moutouh. Assicurando, inoltre, che solo lo scorso anno i suoi servizi hanno arrestato non meno di 475 trafficanti, nel suo territorio. «È un dato enorme», ha aggiunto. Dal suo punto di vista, «gran parte della criminalità pubblica nelle Alpi Marittime è causata da stranieri clandestini».
E sarebbero tra i 600.000 e i 900.000 gli immigrati clandestini sull’intero territorio francese, la stragrande maggioranza dei quali rientrerebbe nell’OQTF. Negli anni s’è registrato un aumento di richieste di espulsione, ma che non corrisponde neanche lontanamente al numero di ordini eseguiti.
Nonostante la promessa ufficiale di Emmanuel Macron nel 2019 di adempiere al 100% degli obblighi di uscita dal territorio francese (OQTF), meno del 10% sono stati eseguiti nel 2020, su 125.000 richieste presentate. Secondo un rapporto del Senato del 2022, il tasso di esecuzione degli OQTF per il 2021 è stato del 5,6%. Nel 2023, secondo l’ex ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, il bilancio annuo delle espulsioni è aumentato del 30% rispetto al 2022. In totale, nel 2023 sono stati espulsi 10.625 delinquenti stranieri su circa 140.000 ordini, rispetto ai 7.000 del 2022 su 135.640 ordini emessi. Per fare un confronto, nel 2011, secondo i dati del ministero, è stato eseguito il 16,7% degli OQTF. Una cifra che ha raggiunto il 22,3% l’anno successivo, al termine del quinquennio di Sarkozy. Da allora, il tasso di esecuzione dell’OQTF ha visto un calo quasi continuo sotto i mandati di Hollande ed Emmanuel Macron. Nei primi sei mesi del 2024, sono stati effettivamente espulsi 7325 irregolari su 65.385 ordini.
I dati Eurostat diffusi il 30 settembre raccontano che quello dei rimpatri mancati è un dramma che, però, accomuna tutti i Paesi Ue. Nel secondo trimestre del 2024, infatti, a 96.115 cittadini extracomunitari è stato intimato di lasciare un Paese dell’Ue, ma in 25.285 sono stati effettivamente rimpatriati. Un dato che conferma l’andamento del primo semestre: 103.505 ordini di rimpatrio e 30.795 rimpatri effettuati. Totale da inizio 2024: 199.620 ordini per 56.080 espulsioni compiute in tutta l’Unione. Vuol dire che tre immigrati su quattro restano in territorio europeo.
In Italia le cose non vanno meglio. Nei primi sei mesi del 2024, a fronte di 13.330 ordini di rimpatrio il Viminale ha espulso 2.035 cittadini extracomunitari. Sempre in Italia, dal 2013 al 2022 sono stati 186mila gli ordini di espulsione rimasti non eseguiti: in quasi dieci anni soltanto 44mila gli immigrati espulsi.
Una malattia cronica che moltiplica i problemi per tutta l’Europa mentre la cronaca si fa spietata.