Quando nella Chiesa "tutto è politica"
Le dimissioni del cardinale Marx rientrano in una tendenza ormai radicata di tatticismo politico dei pastori. E la questione degli abusi sessuali è chiaramente strumentalizzata per favorire un Great Reset della Chiesa, dopo che il sinodo tedesco è finito in un vicolo cieco. Grande delusione per i semplici fedeli cattolici.
Tocca sempre più spesso constatare il tatticismo politico dei pastori, soprattutto ai vertici della Chiesa, sicché anche ora, davanti alla lettera di dimissioni del cardinale Marx da vescovo della diocesi di Monaco e Frisinga, siamo portati a questo tipo di analisi. Ad una prima lettura potrebbe sembrare una crisi di coscienza personale, un tirarsi fuori perché altri possano condurre la Chiesa oltre il “punto morto”, l’affidarsi con fiducia alla guida del papa e al metodo della sinodalità.
Però poi ci si chiede cosa c’entri la questione degli abusi sessuali con la sinodalità. Il rapporto tra le due può essere stabilito solo se si accetta la versione del “clericalismo”, o meglio degli abusi di potere clericali, come causa del triste fenomeno degli abusi sessuali. Questa è, come noto, la tesi di papa Francesco e da lui fatta ribadire – con un’altra famosa mossa politica e teatrale di primordine – dai presidenti delle Conferenze episcopali continentali nel febbraio 2019. Nonostante sia la tesi del papa, però, essa non è affidabile, perché all’origine dell’eventuale abuso clericale sta l’immoralità personale e la debolezza di fede, di cui eventualmente il potere clericale sarebbe solo uno strumento. Se, invece di questa tesi politicamente strumentale, si assume quella proposta da Benedetto XVI, ossia il crollo della teologia morale cattolica e dell’insegnamento della morale nei seminari, ecco che il rapporto stabilito da Marx tra abusi sessuali e sinodalità viene meno. La sinodalità non ne sarà mai il rimedio perché il clericalismo non ne è mai stato la causa.
Allora ci si chiede quale sia il ruolo del riferimento agli abusi sessuali nella lettera di dimissioni di Marx. Credo che il primo sia di fare riferimento ad un tema di grande appeal per usarlo come esigenza di un Great Reset nella Chiesa tedesca che secondo lui, proprio per questo sarebbe giunta ad un “punto morto” e avrebbe “fallito”. Ci può essere poi anche un secondo motivo, vale a dire rimettere sul tavolo un tema ancora molto efficace per colpire eventuali avversari nell’episcopato tedesco e che attualmente si oppongono al nuovo corso sinodale, come è il caso del vescovo Woelki, la cui diocesi di Colonia è stata sottoposta dal papa a visita apostolica.
Questo tema degli abusi sessuali nella Chiesa – risulta facile ricordarlo – è già stato ampiamente utilizzato per mosse e strategie politiche sia a Santa Marta che in Vaticano che nelle varie conferenze episcopali. Anche il concetto di responsabilità “istituzionali”, che ora viene ripreso dal cardinale Marx per motivare la sua scelta, è stato strumentalizzato per colpire avversari, per non fare distinzione tra buoni e cattivi, per mettere tutto nelle mani del papa indipendentemente da accertamenti della verità delle cose. Ricordiamo per esempio le dimissioni in massa disposte per i vescovi cileni, senza parlare ovviamente delle mosse e contromosse politiche nel caso McCarrick e nelle nomine in vaticano di personaggi compromessi. Nulla vieta, in altre parole, che con la lettera del cardinale siamo ancora davanti ad un uso interessato in senso politico dell’argomento abusi.
Ho adoperato sopra l’espressione Great Reset. Questo può essere il vero scopo politico delle dimissioni. Il sinodo tedesco si è come incagliato, le situazioni si sono fatte complesse, c’è come una ragnatela di implicanze da cui è difficile uscire senza rischi. Troppi si sono compromessi, dal papa al presidente dei vescovi tedeschi. Il papa per aver lasciato fare, anzi per aver promosso il percorso; il vescovo Bätzing per la mossa politicamente scorretta – e così torniamo anche per questa via alle mosse politiche - di aver ritirato l’appoggio alla iniziativa del 10 giugno scorso di benedizione delle coppie omosessuali in 2500 chiese tedesche, dopo aver fortemente promosso il nuovo percorso sinodale su questi e su altri temi scabrosi, ossia per aver ritirato la mano dopo aver lanciato il sasso. Great Reset vuol dire fermare le bocce, ridare il boccino in mano al papa, garantire così il nuovo corso improntato alla sinodalità, eliminare gli oppositori, fornire di ciò una motivazione di grande impatto come quella degli abusi.
Le dimissioni dall’ordinariato della diocesi di Monaco non indebolisce Marx, anzi lo rafforza. Egli si tira fuori ma per stare ancora di più dentro. Rimane cardinale e come tale giocherà ancora un ruolo influente sulle vicende tedesche, soprattutto se dovesse ricevere qualche altro grosso incarico a Roma, per esempio se fosse nominato alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La lettera di dimissioni di Marx non nasce solo da Marx.
A proposito di Congregazione per la Dottrina della Fede. Di recente ci sono stati nel palazzo del Sant’Uffizio due altri casi chiaramente politici. Il primo è stata la presa di distanza del papa dal Responsum che negava la benedizione alle coppie di persone dello stesso sesso, la quale deve essere quindi nata da un braccio di ferro politico piuttosto agitato. Il secondo è stata la lettera del cardinale Prefetto al presidente dei vescovi americani sulla questione dell’ammissione all’Eucarestia dei politici cattolici pro aborto, talmente evasiva da potersi ritenere frutto di pressioni e compromessi politici di alto e di altissimo livello.
Il buon fedele cattolico, però, è profondamente deluso da questa politicante politica ecclesiastica, in cui sembra rientrare anche la mossa del cardinale Marx.