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USA E CANADA

Punito chi si oppone ai trattamenti sanitari sui figli

Un disegno di legge voluto da Trudeau prevede il carcere per chi si oppone al trattamento ormonale ricevuto dai figli per sembrare del sesso opposto. Lo Stato di Washington istituisce cliniche nelle scuole con servizi di consulenza, abortivi, psicologici, vaccinali a cui si potrà accedere all'insaputa dei genitori dai 13 anni in su. Le famiglie lanciano l'allarme: "Così lo Stato decide per i nostri bambini".

Vita e bioetica 12_12_2020

Se il Bill C-6 sarà approvato dal Parlamento canadese “i genitori rimarranno in carcere per cinque anni per aver insegnato ai loro figli ad accettare il loro sesso biologico o a rigettare ciò che è sessualmente immorale”. Questo il grido dell’associazione Campaign Life Coalition.

A volere questa norma è stato il premier progressista Justine Trudeau e il suo partito, al fine di punire chiunque si opponga ai trattamenti che tendono a rafforzare la disforia di genere nei minorenni. In sintesi, chiunque ritenga che di fronte alla confusione legata al proprio sesso di origine occorra indagare le cause profonde che hanno generato il disagio, non solo si vedrà impedito nel decidere per il proprio figlio (come già accade in certi casi per sentenza), ma verrà addirittura punito da una norma statale.

Coloro che si oppongono alla norma ritengono che questa sia interamente inaccettabile e che minacci la libertà non solo delle famiglie ma anche dei bambini che a quell’età sono fortemente condizionabili dagli estranei. Ovviamente con una legge simile anche la libertà di espressione e religiosa verrebbe fortemente erosa dato che la conseguenza di una sua approvazione sarà che “anche libri, video, siti web, programmi televisivi e forse la Bibbia stessa saranno censurati e banditi per aver sposato la visione tradizionale della sessualità”.

Lo stesso sta accadendo nello Stato di Washington dove il disegno di legge H.B. 2288 mira a istituire dei centri sanitari scolastici a cui dovranno avere accesso anche i minori dai 13 anni in su senza il consenso dei genitori. Ovviamente la norma è stata introdotta con la scusa dell’epidemia da coronavirus anche se molti hanno sollevato obiezioni circa la possibilità che i ragazzini siano vaccinati all’insaputa delle famiglie. In realtà, l’attivista Cyrus Krohn, autore di diversi libri legati alla restrizione della libertà in nome della sicurezza, intervistato da Fox News, ha chiarito che il consenso per i trattamenti medici dai 13 anni era già stato tolto (lo scorso gennaio).

La novità di questa legge sarebbe quindi l’istituzione di cliniche sanitarie nelle scuole e nei campus, in cui potrebbero operare persone che, secondo Jennifer Heine-Withee, membro del Washington Parents Rights in Education, “parlino ai bambini di trattamenti medici pericolosi e irreversibili come quelli che bloccano la pubertà e come la somministrazioni di ormoni...Questo disegno di legge consentirebbe poi ad un bambino di fissare un appuntamento durante la giornata scolastica e mamma e papà non lo saprebbero mai". Ovviamente si teme anche il facile accesso all’aborto, alla prescrizione di psicofarmaci pesanti e all’educazione sessuale precoce, dato che a marzo il parlamento statale ha apporvato una legge sull’educazione sessuale nelle scuole che stabilisce che fin dalla prima elementare si parli agli alunni della masturbazione come normale e che definisce le famiglie “cattoliche devote” come “conservatrici”.

Eppure, proprio all’inizio del mese, la laicissima Alta Corte di Londra ha chiesto che nel caso di terapie confermative della disforia di genere, come il trattamento per il blocco della pubertà e di somministrazione di ormoni sui minori, i medici non possano procedere senza il consenso del tribunale, poiché si è visto che bambini e adolescenti non riescono a comprendere il peso delle conseguenze di trattamenti di cui non si conoscono ancora i rischi reali. La corte ha spiegato poi che “esistono prove sufficienti che per una percentuale significativa di giovani che si presentano con disforia di genere, la condizione si risolve attraverso l’adolescenza senza trattamento” e che “tale trattamento serve ad aumentare la probabilità di disforia di genere”. In sintesi, il trattamento affermativo “può causare la persistenza della disforia di genere in circostanze in cui è almeno possibile che senza il trattamento la disforia si risolva da sola”.

Ma a sostenerlo da anni è anche uno dei pionieri di queste sperimentazione che furono avviate alla Johns Hopkins University. Paul Mchugh, lanciò un monito nel 2014 sul Wall Street Journal, parlando degli studi che hanno monitorato la crescita dei bambini con disforia di genere: “La Vanderbilt University e la Portman Clinic di Londra hanno riportato che il 70-80 per cento di loro (bambini con disforia di genere, ndr) ha perso spontaneamente i sentimenti (di voler essere del sesso opposto a quello di nascita, ndr”)”. Solo il 25 per aveva sentimenti persistenti, ma “noi della Johns Hopkins University, che negli anni '60 fu il primo centro di medicina americano pioniere nella "chirurgia di riassegnazione del sesso" - avviammo uno studio negli anni '70 confrontando i risultati delle persone transgender che avevano subito l'intervento chirurgico con il risultati di coloro che non lo avevano subito. La maggior parte dei pazienti trattati chirurgicamente descrivevano se stessi come "soddisfatti" dei risultati, ma i loro successivi adattamenti psicosociali non erano migliori di quelli che non si erano sottoposti all'intervento. E così alla Hopkins ci siamo fermati”. Non solo, il medico citò nell’articolo uno studio del 2011 dell’Istituto Karolinska svedese: “Ha prodotto i risultati più illuminanti finora per quanto riguarda la questione transgender...Lo studio a lungo termine - per 30 anni ha seguito 324 persone che hanno subìto un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso - ha rivelato che a partire da circa 10 anni dopo l'intervento, i transgender iniziavano a sperimentare crescenti difficoltà mentali. La cosa più scioccante è che la loro mortalità per suicidio è aumentata quasi 20 volte di più rispetto alla popolazione non transgender”.

Per Mchugh la soluzione sta nell’aiutare queste persone a fare pace con il proprio sesso di nascita e a conoscere i motivi che li ha portati a rifiutarlo: “I disturbi della coscienza, dopotutto, sono al centro della psichiatria”. Infatti, “i soggetti transgender sono più simili ai pazienti affetti da anoressia nervosa: si convincono che la ricerca di un drastico cambiamento fisico bandirà i loro problemi psicosociali”. Curarli incoraggiandoli a fare la dieta e a pensare che sono grassi sarebbe folle.

Inoltre, il medico, non mancò di segnalare le scuole, dove psicologi e consiglieri “possono incoraggiare questi giovani a prendere le distanze dalle loro famiglie ed offrire consigli su come confutare le argomentazioni contro la chirurgia transgender. La terapia qui deve iniziare con la rimozione del giovane dall'ambiente suggestivo e che offre un contro-messaggio rispetto alla famiglia”. Perché “questi interventi medici si avvicinano agli abusi sui minori”. Peccato solo che oggi, con disegni di legge simili, combattere potrà significare essere puniti perfino con il carcere.