Princìpi, l’appello di Pro Vita e Family Day ai partiti
Presentata ieri a Roma la “Carta dei princìpi” elaborata da Pro Vita e Family Day. Il documento richiama i partiti a promuovere la vita, la famiglia e la libertà educativa, non solo difendendo lo status quo ma migliorando le norme vigenti. Nella conferenza stampa anche un forte appello contro l’astensione.
Nel Parlamento italiano, un “partito dei principi non negoziabili” non è mai esistito. Abbiamo avuto, semmai, negli ultimi 15-20 anni, una pluralità di deputati e senatori che, con alterna fortuna, hanno portato avanti le battaglie per la vita, la famiglia e la libertà educativa. Nell’intento di fare da cinghia di trasmissione tra la società civile e la sfera politica, il Family Day e Pro Vita & Famiglia onlus hanno elaborato una Carta dei princìpi, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022.
Il documento è stato inviato a tutti candidati alle elezioni, invitati a firmarlo, ed è stato presentato ieri a Roma, all’Hotel Nazionale, a due passi da Montecitorio. Come ricordato dal vicepresidente di Pro Vita, Jacopo Coghe, la sfida marcia lungo due binari. Da un lato, vanno ostacolate le leggi inique e, da questo punto di vista, lo scioglimento anticipato delle Camere ha posto fine alla discussione di tre disegni di legge particolarmente dannosi: il Ddl Zan contro l’omotransfobia, il Ddl Bazoli sul suicidio assistito, il Ddl Magi-Licatini per la coltivazione legale domiciliare della cannabis.
Al tempo stesso, non ci si può limitare a difendere lo status quo; occorre un impegno più vigoroso anche a livello propositivo per un miglioramento dell’ordine sociale esistente. In che modo? Discutendo sul “fine vita” ma anche su “come alleviare la sofferenza”, ha spiegato Jacopo Coghe. Non basta dire di no alla cannabis, bisogna “tutelare i giovani dalle dipendenze”. Non è sufficiente deplorare l’aborto, serve “sostenere e incentivare la maternità e la conciliazione tra famiglia e lavoro”. L’identità di genere, infine, è da bocciare senza riserve ma, al tempo stesso, va protetto “il diritto dei bambini a ricevere un’educazione che non metta in discussione la loro identità biologica”. Il tutto all’insegna di una “rivoluzione culturale che amo definire rivoluzione della normalità”, ha commentato il vicepresidente di Pro Vita.
Secondo Massimo Gandolfini, il presupposto di partenza è andare a votare candidati affidabili sul fronte dell’impegno per i principi non negoziabili. “A nessuno sfugge quanto la situazione sia delicata. La responsabilità è personale e non è lecito sottrarvisi. L’astensione è un cancro che va estirpato”, ha detto Gandolfini senza mezzi termini. Chi si astiene si assume “una vergognosa responsabilità che, di fatto, dà una delega in bianco al potente di turno”. Posto che “non esiste un partito che rappresenta in toto i nostri principi”, Gandolfini prende atto che “ce ne sono alcuni che accolgono molte nostre istanze e altri che propongono esattamente l’opposto, ovvero morte di Stato, droga libera e mercificazione del corpo delle donne e dei bambini”. Alla luce di ciò, il presidente del Family Day considera l’astensione un “crimine contro il bene comune”.
L’appello scritto ai leader di partito formalizzato da Pro Vita & Famiglia e dal Family Day si articola in tre punti, dedicati ciascuno a tre principi non negoziabili. In tema di “promuovere la vita”, il primo obiettivo è “intervenire sulle condizioni sociali, economiche, fiscali e culturali che hanno condotto l’Italia sulla via di un drammatico declino demografico”. Ne conseguono una serie di impegni che vanno dall’aumento del congedo parentale all’investimento sulle cure palliative. La Carta ritiene “urgente” l’eliminazione di “qualsiasi condizione sociale, economica o personale che oggi obbliga o induce a ricorrere all’aborto per interrompere una gravidanza”. Altri principi promossi: l’obiezione di coscienza per il personale sanitario e il “contrasto alla diffusione di qualsiasi droga”, assieme al mantenimento della “normativa penale e amministrativa relativa alla coltivazione, al possesso, al consumo e allo spaccio”.
Per “promuovere la famiglia” serve “favorire le condizioni sociali, economiche, fiscali e culturali che possano agevolare la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio”. Le associazioni familiari sostengono anche il “principio del quoziente familiare nel sistema fiscale” e la promozione di “campagne attive di prevenzione contro qualsiasi forma di dipendenza”, specie “da social network, gaming e pornografia”.
Quanto, infine, al “promuovere la libertà educativa”, vengono ribaditi gli obiettivi della “pari dignità sociale e culturale tra scuole pubbliche statali e scuole pubbliche parificate”, assieme al rispetto dei “diritti della componente genitori” nel processo educativo. Ne consegue, come prevedibile, il contrasto alla “propaganda ideologica di qualsiasi natura”, a partire dai progetti che “promuovano la fluidità di genere o dell’identità sessuale, oppure che insegnino a dissociare l’identità sessuale dal sesso biologico come, ad esempio, con la cosiddetta carriera alias”.
All’appello delle associazioni familiari, rivolto indistintamente a tutti i partiti, soltanto nell’ambito del centrodestra si sono avuti riscontri favorevoli. Sono pochi, però, i parlamentari uscenti di quest’area politica che, nella passata legislatura, si sono spesi in prima persona per la difesa dei principi non negoziabili. All’interno del Parlamento, dunque, queste posizioni, ancorché decisive nella neutralizzazione dei progetti di legge iniqui, rimangono una minoranza di blocco, utile sul piano elettorale ma ancora troppo esigua per riuscire a determinare un cambiamento che renda una volta per tutte la dottrina sociale cattolica il vero motore del Paese, andando a scompaginare i piani della società radicale di massa.