Poveri, ma armati. Il mistero dei fondi di Hamas a Gaza
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Poveri, privi di cibo e medicinali, senza acqua e corrente elettrica, senza carburante e senza un tetto sotto cui dormire. Però sono pieni di armi. È il mistero di Hamas, che destina al suo esercito dai 100 ai 350 milioni di dollari all'anno. Da dove arrivano tutti quei soldi?
Poveri, privi di cibo e medicinali, senza acqua e corrente elettrica, senza carburante e senza un tetto sotto cui dormire. Però sono pieni di armi. È il mistero di Hamas, che dal 7 ottobre riesce a bombardare tutti i giorni le città di Israele, dimostrando di avere una scorta immensa di razzi e di carburante per lanciarli. Gli uomini del partito islamista palestinese governano una città in cui manca tutto: su due milioni di abitanti, l’80% vive sotto la soglia della povertà. Però destinano ogni anno dai 100 ai 350 milioni di dollari al loro budget militare, secondo un’inchiesta pubblicata sulla Cbs, basata su fonti locali e internazionali.
Da dove arrivano tutti questi soldi? Su queste colonne ci eravamo già occupati, nelle settimane scorse, dei fondi europei destinati alla Palestina, una parte dei quali finisce probabilmente anche nelle mani di Hamas (si veda qui e qui). L’Ue comunque considera il partito armato islamista un’organizzazione terrorista e vieta un finanziamento diretto. Se finisce per finanziarlo, lo fa per mancanza di controllo sui destinatari dei fondi. E Hamas, inoltre ha dimostrato una grande creatività nell’usare aiuti umanitari destinati alla popolazione per trasformarli in equipaggiamento militare (come ha fatto con i tubi dell’acqua, donati dall’Ue, poi convertiti in razzi).
Gran parte del flusso di denaro che giunge nelle casse del movimento terrorista è paradossalmente pubblico e legale, comprese grandi somme di aiuti finanziari dal Qatar attraverso le Nazioni Unite, sulla base di un accordo che risale a più di dieci anni fa e che a suo tempo venne incoraggiato persino da Israele (che voleva evitare lo scoppio di una crisi umanitaria alle porte di casa). Gli aiuti del Qatar hanno pagato gli stipendi dei dipendenti pubblici, acquistato carburante per la rete elettrica e fornito denaro alle famiglie più bisognose. I funzionari del Qatar hanno iniziato a trasportare milioni di dollari in contanti in valigie attraverso il valico di frontiera israeliano di Erez fino a Gaza, con il permesso del governo israeliano. Tra il 2012 e il 2021, il Qatar ha fornito 1,49 miliardi di dollari.
Hamas provvede anche all’auto-finanziamento, in vari modi. Prima di tutto, imponendo tasse su ogni scambio, anche sulle merci di contrabbando e su altre attività legali e illegali, per un reddito complessivo che raggiunge i 450 milioni di dollari all'anno. Ma il partito islamista ha anche acquistato proprietà immobiliari ed effettuato altri investimenti multi-milionari all’estero, soprattutto nel mondo arabo e islamico, aggirando le sanzioni. Hamas «non è stato effettivamente tagliato fuori dal sistema finanziario internazionale – come ha spiegato alla Cbs Hans-Jakob Schindler, direttore del Counter Extremism Project - Sono effettivamente in grado di investire fondi in aziende e nel settore immobiliare». Non si parla di piccole cifre. La leadership di Hamas ha investito le sue entrate in un portafoglio internazionale del valore di 500 milioni di dollari in immobili e altri beni di società in Algeria, Arabia Saudita, Sudan, Turchia ed Emirati Arabi Uniti, che utilizza per nascondere e riciclare il suo denaro, secondo il Dipartimento del Tesoro degli Usa.
L’Iran è l’ultimo (in ordine di tempo) padrino del partito armato palestinese. Inizialmente si è trattato di un sostegno solo militare e i finanziamenti erano di circa 6 milioni al mese, gradualmente aumentati e ora ammontano a circa 100 milioni di dollari all'anno, per il Dipartimento di Stato americano. Secondo fonti israeliane, tuttavia, dal 2019 Teheran pagherebbe quasi quattro volte tanto: 30 milioni al mese dunque 360 milioni all’anno.
Hamas riceve fondi provenienti da altri donatori per motivi religiosi e ideologici, tra cui singoli sostenitori e associazioni islamiche in Turchia, Kuwait e Malesia, in base a quanto riferiscono fonti dell'antiterrorismo statunitense. Ma il movimento terrorista usa canali di finanziamento molto meno convenzionali e anche parecchio lontani dalla rete di sostegno islamica. È infatti presente nell’area tri-frontaliera del Sud America (come anche Hezbollah, da decenni), fra Brasile, Paraguay e Argentina nota come rifugio di terroristi e organizzazioni criminali transnazionali. Sebbene gli esperti sostengano che l’attività in questa regione costituisca probabilmente una piccola parte del più ampio apparato finanziario di Hamas, quest’ultimo partecipa al traffico di droga, armi e persone, al contrabbando e alle operazioni di riciclaggio di denaro.