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POLONIA

Popieluszko, un ricordo del martire dei comunisti

Avrebbe compiuto oggi 75 anni, don Jerzy Popieluszko, se non fosse stato assassinato dalla polizia segreta polacca, ai tempi del comunismo. Il "cappellano di Solidarnosc" predicava agli operai, invitandoli a combattere il male con il bene. Beatificato nel 2010, oggi è ricordato in un Congresso a Czestochowa. 

Libertà religiosa 14_09_2022
La tomba del beato Jerzy Popieluszko a Varsavia

Se non fosse stato rapito e ucciso dagli aguzzini del regime comunista, oggi, 14 settembre, don Jerzy Popieluszko avrebbe compiuto 75 anni. Purtroppo, il regime comunista, nella sua guerra alla Chiesa polacca non esitava ad eliminare fisicamente i sacerdoti. Nel settembre 1984 i capi dei servizi segreti polacchi presero la decisione di risolvere definitivamente il “caso” del cappellano del sindacato Solidarnosc. Il 19 ottobre, quando don Jerzy tornava dalla città di Torun fu rapito, torturato con inaudita brutalità e buttato nella Vistola con un sacco di pietre legato al corpo. Gli assassini - Piotrowski, Chmielewski, Pękala - facevano parte dei reparti speciali del Ministero degli Interni. Il suo corpo martirizzato fu ritrovato il 30 ottobre.

Il futuro beato Jerzy Popieluszko è nato il 14 settembre 1947, 75 anni fa, nel villaggio di Okopy, nel nord-est della Polonia, non lontano dalla frontiera con la Bielorussia, in una zona rurale e periferica del Paese. Alek, così veniva chiamato in famiglia, era un ragazzo delicato, taciturno e obbediente. La profonda fede dei genitori l’aveva plasmato profondamente e proprio nella famiglia maturò la sua vocazione sacerdotale. Per servire la Messa si svegliava un’ora prima e faceva quasi 5 chilometri a piedi per andare alla chiesa parrocchiale di Suchowola. Da ragazzo meditava di diventare francescano, affascinato dalla figura di san Massimiliano Kolbe, ma alla fine decise di entrare nel seminario maggiore di Varsavia. Purtroppo, nel periodo comunista, i seminaristi dovevano prestare servizio militare obbligatorio di due anni: Jerzy Popieluszko lo fece dal 1966 al 1968. Questo servizio consisteva in dure esercitazioni e continuo indottrinamento politico per costringere i seminaristi a rinunciare al sacerdozio. Siccome l’alunno Popieluszko non si faceva piegare dalle vessazioni dei militari, spesso veniva punito.

Dopo il ritorno al seminario Popieluszko continuò gli studi e fu ordinato sacerdote nel 1972. Cominciò il ministero pastorale in alcune parrocchie nei pressi di Varsavia. Successivamente, negli anni 1979 e 1980 si occupò della pastorale per gli studenti della capitale polacca nella chiesa universitaria di Sant'Anna. Purtroppo, le sue condizioni di salute diventavano sempre più precarie: nel 1980 fu accettato come residente nella parrocchia di San Stanislao Kostka di Varsavia da don Teofil Bogucki. In Polonia erano i tempi segnati dalla nascita del sindacato Solidarnosc, il primo sindacato libero nel blocco comunista. La parrocchia si trovava non lontano dalle grandi acciaierie “Huta Warszawa” dove gli operai cominciarono lo sciopero e chiesero un sacerdote per assisterli e celebrare la Messa. Ad essere mandato con il permesso del vescovo fu proprio Popieluszko.

Il 13 dicembre del 1981 il generale Jaruzelski proclamò lo “stato di guerra” in Polonia, con l’introduzione della legge marziale, e cominciarono le persecuzioni e gli arresti degli attivisti di Solidarnosc. In quel periodo don Jerzy organizzò nella parrocchia le celebrazioni eucaristiche chiamate "Messe per la Patria" che attiravano decine di migliaia di persone che venivano non soltanto da Varsavia ma da tutta la Polonia. Ma bisogna sottolineare che egli però non era un attivista sociale o politico, ma un sacerdote cattolico fedele al Vangelo. Quanto proclamava era contenuto nella Dottrina Sociale della Chiesa, negli insegnamenti di Giovanni Paolo II e del defunto primate polacco cardinale Stefan Wyszynski. Nei tempi del regime comunista don Popieluszko indicava ai cristiani come affrontare il totalitarismo: “Combatti il male con il bene”. E padre Jerzy combatteva il male proclamando la verità, facendo del bene, amando i nemici. Fino a quel fatidico 19 ottobre 1984 quando fu rapito e ucciso.

A partire dal giorno del ritrovamento del corpo di don Popieluszko cominciò a diffondersi la fama di santità del martire e con essa anche le richieste di aprire la causa canonica di beatificazione. Tale processo cominciò l'8 febbraio del 1997 nell’Arcidiocesi di Varsavia e si concluse con la solenne Messa di beatificazione sulla piazza centrale della capitale polacca celebrata il 6 giugno 2010 dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

La data del compleanno del sacerdote-martire è diventata ispirazione per organizzare il I Congresso del beato don Popieluszko. Scopo del Congresso, che si svolgerà nel monastero di Jasna Góra a Czestochowa, è quello di divulgare l'insegnamento del beato Jerzy, principalmente tra i giovani e le persone che per i motivi anagrafici non potevano conoscerlo. Durante due giorni di incontri congressuali si terranno due dibattiti principali e dodici panel tematici. Al congresso parteciperanno oltre 70 relatori: tra loro ci saranno sacerdoti che collaboravano con il sindacato Solidarnosc, testimoni della vita e dell'attività pastorale di don Jerzy, storici e giornalisti.

L'arcivescovo Wacław Depo, metropolita di Częstochowa, e don Janusz Sok, redentorista, presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori degli Ordini Maschili in Polonia, hanno assunto il patrocinio onorario del Congresso. Invece il patrocinio mediatico è del settimanale cattolico Niedziela. Il Congresso sarà l'evento di apertura del 40° Pellegrinaggio dei Lavoratori al monastero di Jasna Gora. Va ricordato che proprio don Popieluszko fu l’ispiratore dei pellegrinaggi degli operai a Czestochowa, dalla Madonna Nera: nel 1983 organizzò il primo pellegrinaggio per i lavoratori delle acciaierie Huta Warszawa. L’anno successivo il pellegrinaggio è stato guidato anche da don Jerzy, che un mese dopo, in ottobre, subì il martirio.