Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
1 AGOSTO

Polonia, identità è amore per la libertà

Ogni anno, il Primo agosto alle 17 al suono della sirena Varsavia si ferma per commemorare e pregare per le vittime dell'insurrezione del 1944, che costò migliaia di morti e la distruzione della capitale. Una carneficina compiuta materialmente dai nazisti ma con la complicità di sovietici e alleati.

Editoriali 31_07_2018
Varsavia, 1 agosto, ore 17

I media occidentali parlano spesso di Varsavia, molto più spesso di quanto parlino di Cracovia. Gli aggettivi che vengono usati spesso sono «moderna» ed «europea»; le immagini mostrano «i grattacieli del distretto finanziario» o la «movida» dei giovani e cosmopoliti abitanti della città.
Difficilmente, però, i media raccontano cosa succede ogni anno a Varsavia alle cinque del pomeriggio del primo agosto.

Facciamo un passo indietro. Nel 1944 la Polonia era divisa tra tedeschi e russi, in guerra tra loro. Varsavia era occupata dai tedeschi, ma alla fine di luglio le truppe sovietiche giunsero fino alla Vistola, alle porte della città. L’Armia Krajowa (Esercito Nazionale), sperando in un intervento russo, decise di dare il via all’insurrezione a lungo preparata. Erano le 17.00 del primo agosto.

Si scatenò una guerriglia urbana ferocissima, combattuta casa per casa da uomini, donne, bambini. Gli insorgenti usarono le fogne per spostarsi da una parte all’altra della città. I tedeschi furono più volte in difficoltà, ma i sovietici non si mossero.

L’insurrezione durò sessantatrè giorni. Il 2 ottobre 1944 l’Armia Krajowa firmò la resa: militari e civili sfilarono per la città prima di consegnarsi ai tedeschi; il resto della popolazione civile fu deportata. Per ordine di Himmler «Ogni abitante deve essere ucciso, senza fare prigionieri. Che la città sia rasa al suolo e resti come terribile esempio per l'intera Europa». Infatti la città, ormai deserta, fu completamente distrutta e data alle fiamme.

Gli insorti avevano chiesto più volte un aiuto agli alleati, ma non ne ebbero. Nove mesi prima, nel corso della conferenza di Teheran, Churchill e Roosewelt avevano già deciso di consegnare la Polonia a Stalin. Le truppe sovietiche dovettero solo aspettare che i tedeschi abbandonassero la città devastata per occuparla nel gennaio del 1945.

L’insurrezione di Varsavia è stata raccontata in diversi film: I dannati di Varsavia (1957), di Wajda; Il pianista (2002) di Polański; Miasto 44 (2015) di Komasa.

Ogni anno, il primo agosto, alle 17.00, risuona una sirena; e tutta la città si ferma. Si fermano i ciclisti, le auto, i tram, le persone; chi è seduto si alza in piedi. Per un minuto, lunghissimo ed emozionante, gli abitanti di Varsavia onorano i propri eroi: uomini, donne e bambini che preferirono morire con le armi in pugno piuttosto che accettare passivamente la violenza nazionalsocialista (Clicca qui, qui e qui).

In quel minuto tutta la nazione ricorda la propria storia, la tramanda alle nuove generazioni, ne fa dono ai turisti stupiti. La Polonia riafferma la sua identità.