Più vaccini, più varianti: la verità del fine pandemia mai
Uno studio di Nature indica nel 60% di popolazione vaccinata la soglia necessaria affinché la variante resistente prenda il sopravvento: proprio la percentuale di vaccinazioni appena raggiunta in Italia e che il Governo vuole ulteriormente aumentare, attraverso le vaccinazioni dei giovanissimi. Ciò avrà come conseguenza uno stato di guerra permanente, uno sconvolgimento della vita di milioni di persone, costrette a vivere in un clima di terrore e insicurezza che deve continuare, e certamente la parola Covid non scomparirà affatto dalla nostra vita.
Quando finirà la pandemia? Quando avremo raggiunto il 100% della popolazione vaccinata, potrebbe pensare qualcuno. Neanche in quel caso. Il Covid lo avremo sempre con noi, come i poveri. È un dato di fatto che ogni tanto fa capolino tra le notizie. Già lo scorso inverno la prestigiosa rivista Science aveva scritto che l’emergenza Covid durerà fino al 2025, e che fino a tutto il 2022 si dovranno mettere in atto provvedimenti restrittivi delle libertà. Science è un'espressione del pensiero mainstream, non un foglio semiclandestino della galassia antisistema.
E ogni tanto qualche altro esponente della medicina allineata col sistema di potere si fa scappare questa rivelazione. È il caso del virologo televisivo Fabrizio Pregliasco, che nel corso di una recente trasmissione di La 7, emittente ipervaccinista, ha dichiarato che il Covid diventerà endemico, e che dovremo accettare di avere nuovi contagi ogni anno. La pandemia, a suo giudizio, andrà avanti “con onde che via via si ripresenteranno e in questo momento siamo in una fase crescente di contagi in Italia. Siamo in una situazione nella quale qualsiasi contatto umano è a rischio, ma tutto cambia se si è vaccinati e si fa ricorso al galateo che tutti ben conosciamo”.
Pregliasco ha poi ovviamente lodato le soluzioni prese dai decisori politici, in particolare per aver introdotto la certificazione verde, definita “strumento utile ad aumentare la quota di soggetti vaccinati e, al tempo stesso, a ridurre la probabilità di contagio”.
Quest’ultima affermazione è indubbiamente la più scientificamente discutibile dal punto di vista medico nel florilegio delle dichiarazioni di Pregliasco. È stata ormai ampiamente provata la contagiosità dei soggetti vaccinati, per cui tali affermazioni fanno semplicemente parte della strategia comunicativa dello Stato secondo la quale la salvezza non solo viene dal vaccino, ma anche dai provvedimenti di restrizione della libertà. Una comunicazione apparentemente rassicurante, tant’è che la propaganda ha voluto chiamare il lasciapassare coercitivo col nome eufemistico di “Green pass”. Ciò che è “green”, si sa, è bello, è alla moda, è positivo, è cool. Green come la nuova Economia, come lo stile di vita cui ci invitano in tanti, da Greta Thunberg (non a caso diventata nei giorni scorsi testimonial del vaccino) al Vaticano. Tutto bello e rassicurante - come lo slogan del marzo 2020, “andrà tutto bene” - ma allo stesso tempo tutto ciò non basterà. “La pandemia non avrà mai una vera e propria fine”, ha detto il virologo milanese. In sostanza il virus non verrà mai eradicato. Vivremo in stato di emergenza permanente, mentre nuovi varianti si produrranno col tempo. Inoltre, ha aggiunto, “non va dimenticato che la vaccinazione decade nel tempo”.
Da un punto di vista strettamente medico, è un'affermazione quanto meno singolare. Molti vaccini hanno una durata di molti anni, e qualcuno addirittura mantiene il suo effetto tutta la vita. Perché i vaccini anti-Covid (tutti?) dovrebbero durare poco tempo, e poi decadere? Per quale motivo questo virus dovrebbe continuare a circolare imperterrito per altri anni? Non viene data alcuna spiegazione scientifica. È una mera ipotesi, che va contro l’evidenza di tutta la storia delle epidemie.
Semmai potremmo ancora una volta cercare di evidenziare che i vaccini tendono ad essere meno efficaci delle infezioni naturali nel provocare l'immunità e ci sono rischi di reazioni crociate avverse. Le persone più tranquille, nei prossimi drammatici anni che ci attendono, dovrebbero essere le persone malate e guarite, che possiedono un'immunità sviluppata in modo naturale. Non i vaccinati.
Una conferma ancora più autorevole di quello che è la prospettiva di ciò che ci attende viene nientemeno che da Nature, una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo.
Nel numero dello scorso 30 luglio è stato pubblicato uno studio scientifico sugli effetti delle vaccinazioni di massa contro il nuovo Coronavirus. Lo studio è stato realizzato da un team multidisciplinare e internazionale di ricercatori, guidato dal prof. Dermitzakis, genetista greco noto in tutto il mondo per la sua autorevolezza e direttore del Centro Genoma Health 2030 dell’Università di Ginevra, in Svizzera. Gli studiosi evidenziano come attualmente nel mondo “si ritiene che i vaccini siano la migliore soluzione disponibile per controllare la pandemia di SARS-CoV-2 in corso".
"Tuttavia – spiegano – l’emergere di ceppi resistenti ai vaccini potrebbe arrivare troppo rapidamente affinché le vaccinazioni possano alleviare le conseguenze sanitarie, economiche e sociali della pandemia. Il basso tasso di produzione e somministrazione di vaccini a livello mondiale, abbinato alla nascita e alla diffusione sempre più rapida di nuovi ceppi con un certo grado di resistenza ai vaccini, sono una potenziale causa di preoccupazione“. “In particolare – proseguono gli esperti – la preoccupazione più grande è cosa può succedere nella combinazione della vaccinazione durante alti tassi di trasmissione del virus, e se questo può provocare una selezione per favorire la diffusione nella popolazione vaccinata proprio delle varianti del virus più resistenti ai vaccini“.
Ciò significa la possibilità concreta della selezione di una variante resistente ai vaccini proprio a causa delle vaccinazioni di massa durante un periodo di alta circolazione del virus. Un allarme che è stato lanciato da tempo da diversi studiosi ma che è costantemente ignorato. Lo studio dei ricercatori arriva a queste conclusioni: “Un elevato numero di vaccinati crea un vantaggio selettivo alla variante resistente rispetto al virus originale. Così, proprio a causa dell’alto numero di vaccinati, la variante sostituisce il virus originale e si insedia nella popolazione proprio nella parte finale della campagna di vaccinazione, quando ci sono più vaccinati. Più grande è il numero di vaccinati, più alta è la probabilità che la variante resistente ai vaccini prenda il sopravvento“.
Lo studio indica nel 60% di popolazione vaccinata la soglia necessaria affinchè la variante resistente prenda il sopravvento, proprio la percentuale di vaccinazioni appena raggiunta in Italia e che il Governo vuole ulteriormente aumentare, attraverso le vaccinazioni dei giovanissimi.
Ciò avrà come conseguenza uno stato di guerra permanente, uno sconvolgimento della vita di milioni di persone, costrette a vivere in un clima di terrore e insicurezza che deve continuare, e certamente la parola Covid non scomparirà affatto dalla nostra vita. La minaccia di nuove sedicenti epidemie non venga continuamente sbandierata da chi ne ha tutto l’interesse a farlo.