"Piccolo uovo", il problema è nei cattolici
Lo spettacolo "Piccolo Uovo" ha trovato i cattolici impreparati ed accondiscendenti. Il commento di una pedagogista.
- Uno spettacolo per educare i bambini alla cultura gay
– "Piccolo Uovo", intrattenimento bello e subdolo
Vorrei partecipare al dibattito creato dalla scelta del Sindaco di Milano di proporre alle scuole dei più piccoli lo spettacolo teatrale Piccolo Uovo, ma lo farò come voce un po’ fuori dal coro.
Per professione devo seguire l’editoria per bambini: una cosa affascinante e in alcuni casi, per ora minoritari, disperante. Nel luglio scorso ero così triste e avevo talmente bisogno di essere consolata, che ho scritto al mio Pastore, il cardinale Angelo Scola. Gli ho inviato alcune mie recensioni di libri per bambini in cui si afferma che essere gay è bello, ed è una fortuna avere un padre che vive con un amico. Oppure si afferma che in Olanda esistono signori gentili che offrono il loro semino a donne che voglio avere un figlio con un’amica, senza un papà. O ancora che esistono mamme talmente “in gamba” che, privata la figlia del padre naturale, la aiutano a cercare un padre a misura delle sue esigenze. In particolare, su Piccolo Uovo una suora ebbe a dire che in fondo è un bel libro perché trova il positivo dappertutto, con tanti complimenti al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che ha invitato gli asili e le scuole elementari a vederlo.
Ed è di questo che vorrei parlare. «Errare è umano – riprende in Pendragon Marco Bettini, citando un anonimo – dare la colpa agli altri lo è ancora di più». Vorrei che ci osservassimo a casa nostra e ci interrogassimo con quanta coscienza, responsabilità e attenzione guardiamo ai libri per i nostri bambini. Un mio amico ebbe a dire con ironia che le sue figlie, se un giorno avessero dovuto recarsi in tribunale per una lite sull’eredità, lo avrebbero fatto per la suddivisione dei libri che possedevano da piccole.
Oggi, invece, i libri per bambini trasmettono la cultura agli adulti, ai molti analfabeti di ritorno che non leggono i testi a loro destinati – siamo tra i paesi i cui cittadini leggono di meno – ma un libretto per bimbi lo sanno ancora leggere. Il libro destinato alla ricerca del papà su misura, caratterizzato da immagini a dir poco squallide, l’ho trovato su un banchetto di una associazione cattolica, confezionato da una libreria cattolica. Forse non è la libertà che manca. Mancano uomini e donne liberi che non agiscano per reazione, ma che gridino il loro desiderio di bellezza, di verità, di bene, di accoglienza, di socialità e di cittadinanza vera per i propri figli. Di socialità vera, cioè dialogante tra diversi che si riconoscono tali, ma si parlano, si confrontano e non impongono nulla a nessuno.
Al contrario, a me sembra di percepire nettamente ciò che Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina, sottolineava già nel 1912: «La nostra è un’epoca di ideologie, nella quale invece che imparare dalla realtà in tutti i suoi dati, costruendo su di essa, si cerca di manipolare la realtà secondo le coerenze di uno schema fabbricato dall’intelletto: così il trionfo delle ideologie consacra la rovina della civiltà».Ma dove sono i cattolici? Si svegliano solo quando il sindaco Pisapia usa il denaro pubblico per presentare ciò che palesemente è una manipolazione della natura e della realtà? Non è anche questa ideologia?
Come corollario, mi piacerebbe che si ponesse attenzione, oltre che al contenuto, anche alla bellezza delle immagini dei libri per bambini. Do la parola a un aneddoto riferito a Marc Chagall. Un giorno il pittore si recò in libreria con la figlia per scegliere un libro con immagini di animali per il nipotino. Chagall scelse un bellissimo libro con alcune incisioni di Albrecht Dürer. Tuttavia, la figlia sbottò: «Ma no! Io intendevo quei libri da colorare! È solo un bambino!». Allora Chagall acquistò il titolo indicato dalla figlia. Tornati a casa, a tavola, alla fine del pranzo venne servita della frutta. Chagall prese la mela più brutta e un po’ segnata, tolse le tracce di muffa e la porse al nipotino. La figlia, inviperita, gli chiedse: «Tra tutte le mele mature, perché gli dai proprio quella bacata?”. Lui rispose di rimando: «Perché no? È solo un bambino».
Post scriptum: Non chiedetemi da quale testo ho tratto tutto ciò e le altre citazioni. Se dovessi in ogni occasione precisare ciò che mi colpisce durante i miei “incontri letterari”, non mi rimarrebbe più tempo per lasciarmi affascinare dalla lettura.
* Pedagogista, responsabile dello Studio F.C.P. – Formazione e consulenze Pedagogiche