Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
GIOVEDÌ SANTO

Piangiamo le lacrime che Giuda non volle piangere

In ogni Eucaristia ritorna questo interrogativo e Dio aspetta la nostra risposta: una risposta di fatti, di gesti, di scelte. Riconosciamo sinceramente che è l’orgoglio il veleno della storia umana. Per Gesù, Giuda resta sempre l’amico atteso e il figlio perduto che manca nel cuore del Padre.
- IL DONO DELL'EUCARESTIA E DEL SACERDOZIO, di Fabio Piemonte 
- UBI CARITAS... IL CANTO DELLA VERITÀ, di Aurelio Porfiri 

Ecclesia 01_04_2021 English Español

Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: ‘Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione…’ ” (Lc 22, 14-15).

Oggi Gesù dice a noi le stesse parole: è Lui che ora ci chiama e ci raccoglie insieme; è Lui che ora celebra la Messa; è Lui che ora guida questo incontro e ci attira verso una vita nuova: la vita della Carità, la vita di Dio, la vita che tutti cerchiamo!

Ma come dobbiamo celebrare la Messa perché sia un incontro con Cristo? Come si partecipa ad una Eucaristia? Ce lo può insegnare soltanto Cristo, perché è Lui il maestro: guardiamolo, ascoltiamolo!

Gesù ci rivela che Dio è umile. Nel cenacolo, tra lo stupore di tutti, prima di celebrare la Prima Messa della storia, Gesù si alza da tavola e, prendendo il ruolo di uno schiavo, comincia a lavare i piedi agli apostoli.

Pietro si fa voce dello scandalo di tutti i secoli e gli dice: “Tu non mi laverai i piedi in eterno!” (Gv 13,8). Pietro dice ciò che tutti pensiamo: noi non vogliamo un Dio umile, ma Dio è umile!; noi non vogliamo un Dio che si mette all’ultimo posto, ma Dio si mette all’ultimo posto!; non vogliamo un Dio senza orgoglio, ma Dio è senza orgoglio!

Saremo capaci di convertirci a questo Dio? Saremo capaci di distruggere l’idolo costruito dalle nostre mani per mettere al centro del cuore il Dio vero, il Dio umile, il Dio che si fa servo di tutti gli uomini?

In ogni Eucaristia ritorna questo interrogativo e Dio aspetta la nostra risposta: una risposta di fatti, di gesti, di scelte. Riconosciamo sinceramente che è l’orgoglio il veleno della storia umana: dall’inizio fino ad oggi; è l’orgoglio che ha spaccato la famiglia umana; è l’orgoglio che ha scatenato le guerre; è l’orgoglio che ha fatto piangere tanta gente e ha spento la gioia che Dio aveva regalato all’uomo il giorno della Creazione!

Allora facciamoci umili, scendiamo dai piedistalli, guardiamoci con benevolenza e con mitezza: la Messa esige questa conversione per essere una Messa celebrata con Cristo.

Gesù ci rivela che Dio è misericordioso all’infinito. Nell’ultima cena Gesù toglie il velo che nasconde il tradimento di Giuda: e anche oggi Egli toglie il velo d’ipocrisia con cui nascondiamo i nostri tradimenti. Infatti, Giuda ce l’abbiamo tutti nel cuore: siamo suoi fratelli!

E come si comporta Gesù?

Dette queste cose [gli insegnamenti sull’umiltà dopo la lavanda dei piedi], Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: ‘In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà’. I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: ‘Signore, chi è?’. Rispose Gesù: ‘È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò’. E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui” (Gv 13,21-27).

Gesù rivela il tradimento… con la speranza di poterlo perdonare. Egli getta un fascio di luce nelle tenebre di Giuda, perché Giuda possa vederle e sentirne l’orrore. E il gesto del boccone offerto è un gesto di delicata attenzione: è un segnale, è un invito, è una mano tesa con l’offerta sincera di una completa misericordia.

Giuda, purtroppo, non volle essere perdonato: conosciamo bene questa triste storia! L’orgoglio fu la tragedia di Giuda. Però, per Gesù, Giuda resta sempre l’amico atteso e il figlio perduto che manca nel cuore del Padre. Infatti, la cattiveria dell’uomo, di qualsiasi uomo… non potrà mai scoraggiare la voglia che Dio ha di perdonare.

E noi? Noi nella Messa facciamo comunione con Dio che perdona? Noi siamo una comunità dal perdono facile, pronto, quotidiano, generoso? Chi non perdona, non conosce Dio; chi non perdona, è senza Dio: perché l’ha rifiutato rifiutando il perdono.

Si verifichi oggi anche per noi quanto l’evangelista Giovanni scrive nella sua prima lettera: “Noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi!”. Con questa fede ripetiamo il gesto divino della lavanda dei piedi.

Gesù ci rivela che Dio è povero. Gesù, Figlio del Dio vivente, ha scelto una stalla di Betlemme per venire in mezzo a noi. Egli ha detto di se stesso: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9,58).

Egli, nell’ultima cena, sceglie il pane e il vino, segni di povertà, e li trasforma in una sua prodigiosa Presenza!

Dio si trova a suo agio soltanto nella povertà, perché Dio non può possedere: Dio, infatti, è talmente dono di sé, che tutto ciò che ha, lo dona; e così Egli è il povero, l’infinitamente povero, il vero povero. La povertà di Dio è conseguenza inevitabile del suo Amore: l’amore vero è dono di sé; e chi dona, non possiede.

E noi? Sentiamo l’invito alla povertà, che viene dall’Eucaristia? Sappiamo leggere il segno, che Gesù ha messo nelle nostre mani?

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6,27). È questo il momento benedetto per ascoltare la Parola di Gesù!

La Messa di oggi sia davvero, per tutti noi, una comunione con il Dio che Cristo ci ha fatto conoscere: Dio umile, Dio misericordioso, Dio povero!

Senza conversione, questo Dio non lo incontreremo mai.

1/DOMENICA DELLE PALME

*Cardinale