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VIRUS-CONTRADDIZIONI

Per salvare vite blocchiamo tutto, ma non gli aborti

Tra le vittime del coronavirus non c’è solo un’economia a tutti gli effetti paralizzata, ma anche un sistema sanitario che, essendo al collasso, è costretto a rimandare non solo gli interventi chirurgici, ma addirittura le chemioterapie. E gli aborti? Per quale ragione le soppressioni prenatali possono continuare tranquillamente? Perché chi è intenzionato ad abortire vede soddisfatte le proprie istanze più di chi chiede solo cure?

Vita e bioetica 21_03_2020

Tra le vittime del coronavirus, in aggiunta ai nostri oltre 2.000 connazionali che l’hanno contratto e sono purtroppo morti nel giro di pochi giorni, non c’è solo un’economia a tutti gli effetti paralizzata, ma anche un sistema sanitario che, essendo al collasso, è costretto a rimandare tutto ciò che non è strettamente necessario; e per ciò che non è strettamente necessario s’intendono non solo gli interventi chirurgici – in molti casi proprio impossibili, data la conversione delle sale operatorie in reparti di terapia intensiva - , ma addirittura le chemioterapie.

Questo, almeno, pare di capire dai suggerimenti diramati in questi giorni dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), che consiglia di posticipare, almeno in alcuni casi, le cure anticancro programmate. «Siamo consapevoli che a causa delle difficoltà operative legate al carico di lavoro del personale sanitario», sono per la precisione state le parole di Giordano Beretta e Saverio Cinieri dell'Aiom, «potrebbe essere necessario differire parte dell'attività programmata», dunque sarà opportuno «valutare caso per caso l'eventuale rinvio della terapia, in base al rapporto tra i rischi dell'accesso in ospedale e i benefici attesi».

Anche perché, fanno notare gli esperti, oltre all’enorme carico cui è sottoposto il personale sanitario, non va dimenticato come frequentare gli ospedali in questi giorni - benché non esistano dati certi sui rischi di contrarre l’infezione da coronavirus durante la chemioterapia -potrebbe essere un rischio per i pazienti oncologici, dato che è ragionevole pensare, per analogia con quanto accade con l’influenza stagionale, che in presenza di immunosoppressione da chemioterapia ci possano essere più complicanze e che l’andamento clinico, per chi fosse contagiato, potrebbe essere peggiore. Fin qui, chiaro, nulla da obiettare.

C’è tuttavia una considerazione che, a questo punto, sorgente spontanea: e gli aborti? Per quale ragione vengono cioè rinviati visite, interventi chirurgici ed è addirittura caldeggiata la prudenza con la chemioterapia, mentre invece le soppressioni prenatali possono continuare tranquillamente? Non sono forse corsie di ospedale, infermieri e medici quelli che si rendono necessari per questo tipo di interventi? E se sì, in base a quale malsano criterio di priorità tali interventi non vengono – a quanto risulta – in nessun caso neppure rinviati? Diverse voci, nel mondo pro life italiano, hanno iniziato a porre tale quesito cui nessuno, al momento, è stato in grado di rispondere.

Ne deriva un dato antropologico prima che sanitario che sarebbe eufemistico definire catastrofico: il Covid-19 ha fermato tutto, tranne l’uccisione di esseri umani innocenti nel grembo materno. D’accordo, messa così la cosa potrà apparire semplicistica se non provocatoria. Eppure, contra factum non valet argumentum e non si può in alcun modo negare la dimensione tristemente paradossale per cui, in questa fase, chi è intenzionato ad abortire vede soddisfatte le proprie istanze più di chi chiede solo cure. Il che è un paradosso pure giuridico se pensiamo, con tutto il rispetto per l’osannata legge 194, che il diritto alla cura è fino a prova contraria di rango costituzionale dato che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo» (articolo 32 della Costituzione).

Ragion per cui, se anche il coronavirus può aver un merito, per così dire, esso è quello di aver definitivamente strappato la maschera alla nostra ipocrisia di Paese, il nostro, in ginocchio ma non ancora in grado, neppure in condizioni emergenziali – che più di qualche commentatore oggi dichiara di guerra – di rallentare gli aborti. Con il risultato che, a farne le spese , non sono "solo" vite umane e donne che avranno la loro esistenza segnata per sempre, ma è l’intera Italia, che già prima dell’emergenza sanitaria era flagellata da quella demografica e che rischia, in questo modo, di avere il proprio futuro sempre più ipotecato.