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DIOCESI DI TRENTO

«Padre nostro, liberaci dalla plastica»

In occasione della Giornata del creato, lo scorso 1 settembre, la Diocesi di Trento ha ben dato l'esempio su cosa voglia dire "conversione ecologica". Un appello del vescovo e linee guida per le buone pratiche in parrocchia all'insegna di un ecologismo estremo che elimina il Creatore. 

Creato 15_09_2019

«Al centro della Giornata per la custodia del Creato di quest’anno c’è la provocazione della biodiversità che caratterizza la natura. Una provocazione forte, per sentire innanzitutto che noi siamo natura. Non siamo chiamati a contrapporci alla natura, a metterci di fronte ad essa: noi stessi apparteniamo alla natura, siamo creazione. E dentro questa creazione che ha nella diversità la sua nota caratteristica, possiamo imparare l’arte umana della valorizzazione della diversità. E la valorizzazione della diversità parla innanzitutto per il lasciar esistere la diversità. E credo che allora da questa Giornata e dall’abitare il Creato, sentendocene parte integrante, ci venga l’annuncio forte: create spazi, liberate la diversità, ingaggiate con gli altri non un confronto competitivo ma un confronto di fraternità e di valorizzazione vicendevole. La natura ci insegna che la diversità non è ostacolo, è forza, è bellezza, è futuro».

Questo, trascritto, l’appello video lanciato dall’Arcivescovo di Trento Lauro Tisi in occasione, appunto, della Giornata per la custodia del Creato lo scorso 1 settembre 2019: un appello che, tra una strizzata d’occhio all’ideologia ambientalista e un (malcelato?) invito all’accoglienza – refrain oramai abituale sulla bocca di tanti ecclesiastici –, finisce per “dimenticare” di nominare Dio e di volgere lo sguardo a Lui, che del Creato è l’artefice e che ne ha fatto dono agli uomini, cui spetta di governarlo in un’ottica di custodia.

Oltre a questo, come si legge sul sito della Diocesi trentina, «l’Area Testimonianza e Impegno sociale della Diocesi di Trento (in linea con quanto avvenuto in passato nella Diocesi di Bolzano) propone alcune buone pratiche da osservare in parrocchia, negli oratori, ma anche in famiglia: impegni concreti, legati ad esempio all’organizzazione di eventi e feste, da pensare sempre più come plastic free, rinunciando all’uso di piatti, bottiglie, bicchieri di plastica, a favore di materiali biodegradabili e riciclabili.

Si chiede poi attenzione ad evitare imballaggi non riciclabili durante gli acquisti, fatti preferibilmente con prodotti a chilometro zero. Comunicare per via elettronica, usando la carta (100% riciclata) solo in caso di vero bisogno, così come muoversi possibilmente a piedi, in bici o con mezzi pubblici. La proposta di ecologia quotidiana rilanciata dalla Chiesa trentina si arricchisce infine di una “piramide gerarchica” di priorità quando si pensa a un regalo. Al vertice: regala il tuo tempo e regala ricordi; a seguire, ricicla, fai da te, acquista al mercatino dell’usato, fai acquisti etici. E infine, ma solo come ultima spiaggia, compera».

L’apostolato verde della Chiesa trentina è servito; con buona pace di quegli illusi che vorrebbero che, quantomeno in ambienti ecclesiastici, si parlasse innanzitutto di Dio e poi, da qui, si ponesse la giusta gerarchia per trattare tutti gli altri temi secondo la giusta ottica. La domanda sorge a questo punto spontanea: a breve anche in parrocchia si arriverà – dove già non avviene – a sostenere che l’uomo è il cancro del pianeta e a predicare il contenimento demografico, magari anche sdoganando l’uso dei contraccettivi (e pace se inquinano, si può soprassedere…)?

Insomma, Genesi 1,28 appare oramai largamente superata, laddove si legge: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Una posizione che ha come primaria e gravissima conseguenza innanzitutto il fatto che si perde di vista la cura delle anime, con la conseguenza che tanti fedeli annaspano alla ricerca di guide che li indirizzino verso Dio senza trovare risposte e, ancora peggio, che tante persone finiscono per perdersi e abbandonare la vita di fede. D’altronde è chiaro: il ritornello, in linea con il pensiero di Greta&Co, «Pater noster, libera nos a plastica» può in un primo momento apparire colorato, diverso e attraente ma poi, in definitiva, risulta abbastanza inconsistente di fronte al cammino concreto e quotidiano verso la vita eterna.