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AFGHANISTAN

Oppio record, ecco il tesoro dei talebani

Incremento dell'87% nella produzione di oppio in Afghanistan, effetto del consolidamento dei territori conquistati dai taleban. Ma è anche il segno del fallimento della politica di aiuti economici e militari al governo di Kabul.

Esteri 21_11_2017
Afghanistan, produzione record di oppio

Le forze di Kabul, appoggiate in modo insufficiente dalle ridotte forze Usa e Nato, negli ultimi tre anni hanno perso il controllo di circa la metà del territorio nazionale. Il successo dei talebani sui campi di battaglia si è consolidato in seguito al ritiro delle forze da combattimento alleate e trova oggi conferme nel nuovo boom nella produzione di oppio che ha registrato quest’anno un incremento dell'87%. Un dato considerato "profondamente allarmante" dal rapporto annuale preparato dall'Ufficio dell'Onu contro il traffico di droga e la criminalità organizzata (Undoc) presentato il 15 novembre a Kabul.

I rilevamenti hanno mostrato che dal livello stimato annuo del 2016 di 4.800 tonnellate, quest’anno la produzione ha raggiunto circa 9.000 tonnellate. E questo, sottolinea l'Undoc, "potrebbe trasformarsi in un aumento delle sfide per l'Afghanistan". 

Il Rapporto 2017, ha insistito l'organizzazione dell'Onu, "ha fatto risaltare un deludente rovescio rispetto ai risultati registrati 12 mesi prima mettendo in evidenza un trend profondamente allarmante nella coltivazione e produzione dell'oppio nel Paese".

Il Rapporto dell'Undoc ha anche confermato che l'area coltivata a papavero da oppio è cresciuta del 63%, passando da 201.000 (2016) a 328.000 ettari in 24 diverse provincie afgane: solo dieci provincie sono considerate libere dalla coltivazione.

La provincia meridionale dello Helmand (tornata quasi interamente in mano ai talebani) è quella che ha fatto registrare l'aumento maggiore (+79%) e rappresenta da sola quasi la metà della produzione, seguita da Kandahar, Badghis, Faryab, Uruzgan e Nangarhar, quest’ultima divenuta negli ultimi tempi la base delle milizie dello Stato Islamico. Forze nemiche del governo di Kabul e dei talebani che sembrano però finanziarsi anch’esse con i proventi del papavero da oppio.

Il direttore esecutivo dell'agenzia Onu, il diplomatico russo Yuri Fedotov, ha sottolineato che "i nuovi record produttivi di oppio cancellano quelli precedenti" mentre le 9.000 tonnellate del 2017, "rappresentano una produzione perfino in eccesso rispetto alla domanda globale di droghe derivate dall'oppio".

Gli sforzi militari per distruggere le piantagioni di oppio e quelli economici dei Paesi donatori effettuati nell'ultimo decennio per incentivare gli agricoltori a passare ad altre coltivazioni ad elevato rendimento economico non hanno dato grandi risultati. Sono inoltre aumentati notevolmente anche i livelli di dipendenza della popolazione afghana dalla droga.

Il rapporto attribuisce poi l'espansione della coltivazione dell'oppio al ridotto sostegno della comunità internazionale alle economie rurali, mentre i progressi nella tecnica agricola possono invece aver giocato un ruolo nel promuovere la coltivazione anche in aree desertiche ritenute in precedenza sfavorevoli e ad aumentare la resa dei raccolti.

Non nascondendo pessimismo e delusione, Fedotov prevede che “questa tendenza porterà l’Afghanistan e i Paesi vicini a dover fronteggiare una maggiore instabilità e insicurezza poichè i gruppi terroristici disporranno di maggiori finanziamenti". Anche il prezzo dell'oppio è infatti aumentato del 55% e il valore totale della droga prodotta nelle zone controllate dalle milizie talebane ha raggiunto gli 1,45 miliardi di dollari: un importante sostegno al jihad.

In questo contesto l’annunciato incrementi dei consiglieri militari e delle forze USA/NATO di meno di 4mila uomini porterà il totale delle truppe alleate in Afghanistan ad appena 17 mila unità delle quali meno di 3mila con compiti di combattimenti mentre gli altri continueranno a occuparsi di addestramento e supporto.

Forze che restano drammaticamente inadeguate ad aiutare efficacemente le forze di Kabul.