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LA QUESTIONE

Oms, monta la protesta contro le linee guida transessualiste

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Annunciata la composizione del gruppo che dovrà scrivere le linee guida per i transgender: oltre tre quarti dei 21 membri sono attivisti transgender. La denuncia in una petizione. Protesta anche un’associazione di medici.

Attualità 10_01_2024

Il 18 dicembre 2023, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato la composizione finale del Gruppo di sviluppo delle linee guida, incaricato di tracciare linee guida relative alla salute dei transgender nel 2024. Le linee guida si concentrano su cinque aree: fornitura di “cure” di affermazione di genere, formazione medica, politiche sanitarie di affermazione di genere, fornitura di assistenza sanitaria e di assistenza legale.

Il gruppo di cosiddetti esperti si incontrerà presso la sede dell’Oms a Ginevra, dal 19 al 21 febbraio 2024, per valutare le evidenze scientifiche, formulare raccomandazioni sulle linee guida e suggerire strategie di implementazione che possano essere poi attuate dagli Stati membri. Ci sono diverse preoccupazioni legate a questo secondo annuncio dell’Oms, che fa seguito a quanto emerso già l’estate scorsa e da noi commentato sulla Bussola. Nello specifico, le preoccupazioni sono cresciute in relazione non solo alla composizione del panel di esperti che stanno elaborando le linee guida, ma anche al periodo di “commento pubblico” gestito in modo inappropriato (dal 18 dicembre 2023 all’8 gennaio 2024) e al processo di sviluppo, non trasparente e affrettato, delle linee guida.

Inoltre, la comunicazione della notizia da parte dell’Oms non sembra essere per nulla neutrale, laddove si afferma che l'obiettivo delle nuove linee guida è quello di «aumentare l'accesso e l'utilizzo» di interventi di affermazione di genere da parte di «persone trans e di genere diverso» e dichiara l'obiettivo strategico del riconoscimento legale dell'«identità di genere autodeterminata». Ciò suggerisce che la decisione di promuovere la transizione di genere in ambito medico, politico e legale, sia già stata presa prima ancora che il gruppo si incontri per rivedere e interpretare studi, ricerche ed evidenze scientifiche.

I Paesi con forti autorità sanitarie nazionali che hanno dimostrato capacità di ravvedersi in tema di trattamenti per trans (ad esempio, Svezia e Finlandia) probabilmente ignoreranno le linee guida ideologiche e politicizzate dell’Oms. Ma nei Paesi con minori risorse o in cui le autorità sanitarie pubbliche sono deboli, si dovrà invece lottare contro le linee guida dell’Oms che potrebbero provocare danni irreparabili per i giovani con disforia di genere. In merito al panel di esperti, è fondamentale garantirne una composizione corretta e di alto livello senza alcun conflitto di interessi. Invece, un certo numero di membri del gruppo ha significativi conflitti d’interessi sia per aver pubblicato scritti favorevoli all’impostazione ideologica del gender e della “transizione” giovanile, sia per la loro affiliazione a organizzazioni legate all'oggetto delle linee guida.

Più di 1/3 sono membri e dirigenti della World professional association for transgender health (Wpath), l’organizzazione mondiale che promuove approcci medici affermativi di genere. Inoltre, molti hanno espresso l’opinione (in ambito di ricerca e legale) che l'identità transgender abbia addirittura una base biologica immutabile; hanno affermato che gli interventi di affermazione di genere sono sempre sicuri ed efficaci e stigmatizzato come dannosissime e discriminatorie le terapie non invasive note come “terapie di conversione” e basate sulla psicoterapia esplorativa. Inoltre, la composizione del gruppo è sbilanciata, essendoci una chiara assenza di esperti che credano che il rapporto danni-benefici della transizione di genere sia sfavorevole per molti dei giovani che attualmente desiderano intraprendere la transizione, un punto di vista condiviso invece dalle autorità sanitarie pubbliche e dai professionisti di diversi Paesi.

Il manuale dell’Oms per lo sviluppo delle linee guida dedica un intero capitolo alla questione della gestione dei conflitti di interessi, in cui si afferma che «la gestione dei conflitti di interessi è essenziale per lo sviluppo di raccomandazioni imparziali e credibili». Per queste ragioni evidenti, le eventuali raccomandazioni delle linee guida sono ad alto rischio di parzialità e diminuiscono seriamente la credibilità delle raccomandazioni stesse. Appaiono ridicole, poi, la tempistica e la pubblicità fatta alla consultazione pubblica, iniziata il 18 dicembre, a ridosso del Natale, con una scadenza per commentare fissata all'8 gennaio.

Il fatto che l’Oms abbia già annunciato invece la data del 19-21 febbraio 2024 per la riunione del gruppo a Ginevra, per formulare le sue raccomandazioni, suggerisce che la stessa Oms non prevede alcun cambiamento significativo nella composizione del panel, a seguito della pantomima della consultazione pubblica. Per queste ragioni migliaia di personalità, esperti, associazioni di lesbiche e gay ma anche cittadini comuni hanno sottoscritto negli scorsi giorni una petizione per chiedere all’Oms di interrompere il processo in corso apertamente ideologico che è destinato a danneggiare innumerevoli giovani, eliminare i conflitti di interessi e nominare esperti con competenze comprovate, lasciare tempo utile per commenti e valutazioni pubbliche e garantire un resoconto trasparente del processo di sviluppo delle linee guida. La petizione sottolinea che oltre tre quarti dei 21 membri del panel sono attivisti transgender.

Sulla stessa linea anche la Society for evidence based gender medicine (Segm), l’associazione internazionale di medici ed esperti che si fondano sull’evidenza del sesso biologico dei pazienti. Oltre che sottoscrivere la petizione internazionale per chiedere all’Oms un approccio scientifico e trasparente, che riconosca i danni per la salute in cui incorrono quanti intraprendono l’ingannevole “cambio” di sesso, è sempre possibile inviare una email al ministro della Salute italiano Orazio Schillaci. L’Italia non può tacere e deve anzi agire con tutta la sua autorevolezza, per evitare l’ennesima decisione deleteria dell’Oms.



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