Oltre 700.000 Rohingya si preparano a trascorrere un lungo periodo lontano da casa
Caritas Bangladesh e altre organizzazioni umanitarie provvedono ai bisogni dei rifugiati Rohingya con progetti di assistenza e riqualificazione degli insediamenti
È ormai certo che non potranno tornare in patria in tempi brevi gli oltre 700.000 Rohingya rifugiati in Bangladesh da quasi un anno, né lo vorrebbero per timore di ritrovare la stessa situazione ostile che li ha indotti a fuggire. Da allora vivono ammassati in insediamenti spontanei creati in prossimità del confine con il Myanmar, sprovvisti di tutto e del tutto dipendenti dall’assistenza internazionale. Tra le organizzazioni che li soccorrono c’è Caritas Bangladesh che, insieme a Caritas Internationalis e ad altri partner, tenta di fornire sostegno e solidarietà completa a 265.000 persone. In una corsa contro il tempo, prima dell’inizio della stagione delle piogge, Caritas ha costruito, con l’aiuto di artigiani locali, 7.540 ripari sicuri e ne ha consolidati altri 5.800. Per contenere il rischio di inondazioni, smottamenti e frane, sta lavorando a rendere più sicuri gli insediamenti grazie alla costruzione di muri di contenimento, barriere fatte di sacchetti di sabbia e ponti di bambù. Anche i progetti sanitari continuano. È in corso la costruzione di 2.397 bagni e di 2.419 pozzi attrezzati con pompe a energia solare. Prosegue inoltre la fornitura di supporti aggiunti a famiglie con esigenze particolari. Nei mesi scorsi è stato possibile addestrare dei volontari per condurre campagne di educazione intese a proteggere donne e bambini dalla tratta e dalla violenza. Per i minori è stato possibile costruire sei aree a misura di bambino dove i piccoli rifugiati possono giocare e seguire le lezioni scolastiche.