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OMOSESSUALISMO

Ok della Camera al ddl Zan, si prepara uno scenario da incubo

È stato approvato ieri dalla Camera il ddl Zan sull'omofobia, che ora dovrà passare al vaglio del Senato. Qui la maggioranza è più risicata. Intanto si avvicina l'approvazione di una legge che non solo è liberticida, ma soprattutto obbligherà all'indottrinamento dei bambini fin dalla più tenera età attraverso la scuola. Al Senato è perciò necessario un fuoco di sbarramento da parte dell'opposizione. Ma sarà il centrodestra disponibile a giocare il tutto per tutto contro questa proposta di legge? E nel caso venisse comunque approvata, il centrodestra sarebbe disposto a inserire nel prossimo programma elettorale l'abrogazione di questa legge?
- GENDER CODE, ROMANZO O REALTA'?, di Tommaso Scandroglio

Libertà religiosa 05_11_2020

Come, purtroppo, ampiamente previsto, è stata approvata alla Camera la sciagurata proposta di legge Zan in tema di “omolesbotransfobia”. Via libera alla Camera dei Deputati con 265 voti favorevoli, 193 voti contrari e un astenuto. L’esito del voto è stato accolto da un lungo applauso della maggioranza.
Così, con un colpo solo si sono ottenuti tre effetti devastanti.

1) Il primo riguarda la libertà di opinione, di religione, di associazione, di riunione, di stampa, di educazione. L’estensione del reato di cui all’art. 604 bis del Codice Penale (propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica religiosa) ai cosiddetti “omofobi” darà la stura ad una pericolosissima creatività giurisprudenziale, vista la mancanza di definizione di concetti come “discriminazione”e “odio”. Una picconata a libertà fondamentali riconosciute dalla Costituzione. La mascherina anti-Covid si trasformerà in un vero e proprio bavaglio arcobaleno.

2) Il secondo effetto riguarda il riconoscimento, per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico, dell’ideologia gender, attraverso l’introduzione del concetto di «identità di genere». Neppure la ferma opposizione della potente lobby femminista è riuscita a fermare i sostenitori del gender.

Francesca Izzo, fondatrice del movimento femminista “Se non ora quando?, era stata chiara nell’intervista da lei rilasciata a “Repubblica” il 1° luglio 2020: «Il problema è il gender, ovvero l’espressione “identità di genere” che è una questione molto controversa. Le donne in tutto il loro processo di liberazione e di uscita da una condizione di oppressione sociale hanno messo in discussione il genere che veniva loro assegnato e che le poneva in condizione di subalternità. Con questa espressione si sostituisce l’identità basata sul sesso con un’identità basata sul genere dichiarato. Attraverso l’“identità di genere” la realtà dei corpi – in particolare quella dei corpi femminili – viene dissolta. Il sesso non si cancella». La proposta di legge Zan approvata alla Camera, a quanto pare, è invece riuscita a cancellarlo.

3) Il terzo effetto è relativo all’indottrinamento soprattutto scolastico. È infatti prevista la «Giornata Nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia», con il relativo obbligo di «organizzare cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, e nelle scuole».

A ciò occorre aggiungere che l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale) sarà chiamato ad elaborare «con cadenza triennale una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per obiettivi e l’individuazione di misure relative all’educazione e istruzione, al lavoro, alla sicurezza, anche con riferimento alla situazione carceraria, alla comunicazione e ai media».
Ciò significa dare valore legale ad un documento dello stesso UNAR già elaborato nel 2013 – e fortunatamente bloccato – proprio con il titolo di Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni, che si articola proprio secondo quattro “assi”: (I) Educazione e Istruzione, (II) Lavoro, (III) Sicurezza e Carcere, (IV) Comunicazione e Media.

Giusto per avere un’idea di cosa potrà succedere nelle scuole, a cominciare da quelle primarie, la Strategia Nazionale dell’UNAR prevedeva espressamente, tra l’altro, l’obiettivo strategico di «ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT», di «garantire un ambiente scolastico sicuro e gay friendly», di «favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni», nonché di «contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali», anche attraverso: (a) la «valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT in merito alla formazione e sensibilizzazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie, per potersi avvalere delle loro conoscenze»; (b) il «coinvolgimento degli Uffici scolastici regionali e provinciali sul diversity management per i docenti»; (c) la «predisposizione della modulistica scolastica amministrativa e didattica in chiave di inclusione sociale, rispettosa delle nuove realtà familiari, costituite anche da genitori omosessuali» (genitore 1 e genitore 2); (d) l’«accreditamento delle associazioni LGBT, presso il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, in qualità di enti di formazione»; (e) l’«arricchimento delle offerte di formazione con la predisposizione di bibliografie sulle tematiche LGBT e sulle nuove realtà familiari, di laboratori di lettura e di un glossario dei termini LGBT che consenta un uso appropriato del linguaggio».

In pratica Arcigay e Circolo Omosessuale Mario Mieli, per esempio, potranno salire in cattedra per fare “lezione” durante l’orario curriculare, in qualità di enti di formazione accreditati presso il Ministero dell’Istruzione.

Scenario da incubo, in parte sottovalutato dall’opinione pubblica oggi giustamente preoccupata dalla vera emergenza sanitaria ed economica del nostro Paese legata alla pandemia. I sostenitori della proposta di Legge Zan hanno spregiudicatamente approfittato anche di questa drammatica circostanza.

Non tutto ancora è perduto. La proposta di legge dovrà essere approvata anche al Senato e lì la battaglia per i suoi sostenitori non sarà così facile. I numeri sono più risicati e le condizioni politiche nei prossimi mesi potrebbero cambiare. Resta ancora un po’ di tempo per cercare di far comprendere agli italiani che oltre ai DPCM dell’avvocato Conte dovrebbero occuparsi anche di altro. Soprattutto se questo altro riguarda le loro libertà fondamentali e il futuro dei loro figli e dei loro nipoti.

P.S. Nella peggiore delle ipotesi, ossia quella dell’approvazione della legge Zan anche al Senato, resta come ultima possibilità la sua abrogazione da parte di un futuro governo di centro-destra. Sarebbe interessante sapere se già oggi l’opposizione se la sente di assumersi pubblicamente un tale impegno, ponendo come esplicito punto del futuro programma di governo la cancellazione di una simile vergogna normativa.