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ABORTO/USA

Nuovi attacchi alle chiese, ma gli Stati cambiano

Chiese nel mirino e colpevoli a piede libero. Fa discutere il furto sacrilego del tabernacolo a New York e la profanazione delle Ostie da parte dei pro choice. In attesa della decisione finale della Corte Suprema, ogni singolo Stato repubblicano predispone norme per introdurre ulteriori tutele alla vita. 

Vita e bioetica 03_06_2022

Chiese nel mirino e colpevoli a piede libero, gli effetti maligni scaturiti dalla pubblicazione della bozza di sentenza contro l’aborto si ampliano. In attesa della decisione finale della Corte Suprema, ogni singolo Stato degli USA, predispone norme per introdurre ulteriori tutele alla vita o, all’opposto, legalizzare forme di infanticidio.

L’ultimo caso eclatante nella chiesa  di St. Agustine a New York dove, il 27 maggio, era stato rubato il tabernacolo con Ostie consacrate del Santissimo profanate. La chiesa cattolica romana, conosciuta come la "Notre Dame" del quartiere Park Slope di Brooklyn, era chiusa per lavori di ristrutturazione. Il sabato precedente, nella stessa chiesa, erano avvenuti atti vandalici e blasfemi, culminati con la decapitazione di statue di angeli e l’abbandono di una parte delle Ostie nei pressi dell’altare. 

Frank Tumino, sacerdote che guida la parrocchia, ha mostrato tutta la sua amarezza parlando con la CBSnews: «Mai avrei pensato che lo spazio sacro potesse esser violato. Il Tabernacolo è il fulcro della nostra chiesa, in quanto contiene il Corpo di Cristo, l'Eucaristia...è un atroce atto di mancanza di rispetto». Il tabernacolo è un capolavoro costruito nel 1895. Non sugli atti vandalici e sugli atti blasfemi verso il Corpo vivo di Cristo, ma sul valore del tabernacolo in sé (si stima 2 milioni di dollari), si è concentrata la gran parte dei mass media liberal USA ed internazionali, suonando un’ignobile grancassa, nel tentativo di giustificare il furto di un oggetto così prezioso, in uno quartiere dei quartieri più poveri di New York.

La ‘Catholic News Agency’ e la Conferenza Episcopale USA hanno tracciato un primo bilancio, provvisorio, degli atti vandalici occorsi alle chiese dal giorno della pubblicazione della sentenza su Politico e l’appello successivo degli abortisti di Ruth Sent Us di assaltare le chiese. Emerge uno scenario da incubo: dei 134 ‘incidenti’ occorsi ad edifici e celebrazioni dal maggio 2020, solo nell’ultimo mese 12.

Nonostante l’allarme lanciato 10 giorni orsono dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, che aveva pubblicato un rapporto, presentato su La Bussola, in cui avvertiva delle omicide ed incendiarie intenzioni degli abortisti radicali e l’abuso di parole violente che i leaders di gruppi pro-aborto e stampa liberal stanno usando, nessuna reale decisione per prevenire o reprimere la violenza di questi gruppi è stata presa dalla Amministrazione Biden.

Nel frattempo, qualche buona notizia sulle indagini, relative alla trafugazione della ‘bozza di sentenza’, gli investigatori stanno chiedendo ai cancellieri e funzionari della Corte Suprema di consegnare i tabulati telefonici e firmare dichiarazioni giurate, pare che il ‘cerchio’ si stia chiudendo intorno al o ai colpevoli.

Nel frattempo, moltissimi stati degli Usa stanno adeguando o modificando le proprie leggi sull’aborto e la protezione di maternità e nascituro, nell’ipotesi che la prossima Sentenza Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, riporti l’esclusivo potere legislativo in capo ad ogni singolo stato. Dall’analisi seria fatta da Heritage Foundation sul quotidiano ‘The Daily Signal’ emerge che “più di una dozzina di Stati ha approvato già una legge chiamata "trigger" (che vieterebbe del tutto o quasi l’aborto) che entrerebbe in vigore dopo la Roe. 

Sebbene alcuni Stati permettano l'aborto fino al momento della nascita, molti Stati favorevoli all'aborto non lo permetteranno una volta che il bambino non ancora nato sia "vitale", cioè alla 24a settimana. In sintesi: 23 Stati vieterebbero ogni forma o la maggior parte degli aborti, 13 Stati vieterebbero l’aborto dopo la 24 settimana e inasprirebbero le proprie leggi, mentre almeno 15 Stati manterrebbero o amplierebbero la libertà all’aborto. La nostra preghiera e commozione va a tutti i bambini morti innocenti, le decine che muoiono sotto le bombe in guerra, nelle sparatorie insensate ed le migliaia che ogni giorno finiscono sotto la scure dei macellai abortisti.