Nuovi arresti di cristiani in India
Come molti altri sono ingiustamente accusati di convertire al cristianesimo con espedienti e con l’inganno, violando una legge che lo proibisce
In India gli integralisti indù osteggiano le conversioni al cristianesimo perché vogliono che il paese sia fedele alla religione e alle tradizioni indù. Per questo perseguitano i cristiani e cercano di metterli in cattiva luce. Sostengono che i cristiani inducono la gente a convertirsi con la forza e con l’inganno e hanno già ottenuto che 11 dei 28 stati del paese adottassero una legge “anticonversione”, che dovrebbe appunto impedire che degli sprovveduti “cadano nella rete” dei cristiani. In pratica invece la legge è un modo per controllare e ostacolare le attività delle comunità cristiane, irrompere nelle case in cui i cristiani si riuniscono per pregare e denunciarli sostenendo che attirano i dalit e i tribali per convincerli a convertirsi con false promesse. Succede sempre più spesso soprattutto da quando dieci anni fa il governo è passato nelle mani del Bjp, il partito nazionalista indù e del suo leader, il primo ministro Narendra Modi. Le più recenti vittime della persecuzione indù sono quattro cristiani evangelici che sono stati arrestati a Sultanpur, nell’Uttar Pradesh, domenica 15 settembre. Una sessantina di persone stavano partecipando a una funzione domenicale in una casa privata, quando la polizia ha fatto irruzione, chiamata da un gruppo locale di nazionalisti indù che ne hanno chiesto l’intervento sostenendo che i cristiani avevano adescato dei poveri dalit e, promettendo di curare le loro malattie, intendevano convertirli. Ache Lal, Rajiv Kumar, Mukesh e Subhash Kumar sono stati arrestati insieme a sei donne. Queste ultime sono state poi rilasciate, mentre loro sono stati portati in tribunale e quindi messi in custodia cautelare. Come loro almeno altre venti persone, per lo più Pastori, sono attualmente in carcere nell’Uttar Pradesh a causa della loro fede.