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IL CODICE SALVINI

Nuove norme stradali per punire gli automobilisti e fare cassa

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Presunzione di colpevolezza e pene anche troppo severe nel nuovo codice della strada, approvato in Senato e fortemente voluto da Salvini. Per chi beve anche solo un bicchiere o usa il cellulare alla guida son dolori. Fine dell'anarchia dei monopattini.

Politica 22_11_2024
Matteo Salvini (La Presse)

C’è da stupirsi che nessuno abbia ancora parlato di “populismo stradale” dopo aver letto nei dettagli la riforma del codice della strada, approvata definitivamente in Senato e in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Una legge fortemente voluta dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, che l’ha presentata come una svolta per la sicurezza degli automobilisti ma che in realtà appare destinata a suscitare non pochi mugugni, in particolare per la contraddittorietà di molti suoi punti. Il nuovo testo di legge sembra introdurre una sorta di presunzione di colpevolezza nei confronti degli automobilisti, colpevoli fino a prova contraria, sempre e comunque, e quindi costretti a fare lo slalom tra costi di acquisto e manutenzione dell’auto, telecamere, Ztl, vincoli green e tanto altro. I comuni hanno ormai architettato lo stratagemma di fare cassa con le multe agli automobilisti e questa riforma del codice finirà per alimentare questo andazzo.

Tutti convengono sulla necessità di punire severamente chi usa il cellulare alla guida o invade l’altra corsia o usa la macchina dopo aver bevuto più del consentito o dopo aver assunto sostanze stupefacenti. Alcuni divieti appaiono invece incomprensibili ed eccessivi e talune sanzioni scoraggiano davvero l’uso dell’automobile, finendo per danneggiare un settore già fortemente in crisi. Ad esempio, sul piano delle pene, l’aumento delle sanzioni per l'omicidio stradale, quasi paragonato a un omicidio volontario ordinario, appare fuori luogo.

Per non parlare di chi esce il sabato sera a cena con la famiglia e si concede un bicchiere di vino in più. Ora rischia di vedersi togliere la patente, visto che il nuovo testo di legge abbassa la soglia di tolleranza dell’alcol, rendendo punibili anche livelli modesti di assunzione di bevande alcoliche (0,8 grammi per litro). Peraltro è tutto molto soggettivo, perché ad alcuni che non bevono mai basta concedersi un bicchiere di vino per deconcentrarsi mentre chi è abituato a bere può reggere benissimo anche due o tre bicchieri. Non bastasse questo, a chi viene condannato per un tasso alcolemico rilevato superiore a 0,8 grammi per litro sarà scritto sulla patente un codice che indica o il divieto di assumere alcol prima di guidare o l’obbligo di guidare un veicolo dotato di “alcolock”, un dispositivo che rileva il tasso alcolemico del conducente e che blocca il veicolo in caso sia maggiore di zero. L’obbligo permane per due anni, o tre se il tasso rilevato in origine era superiore a 1,5: se in questo periodo il conducente segnalato dai codici viene trovato di nuovo positivo all’alcol test, le sanzioni e le pene per ogni nuova violazione sono aumentate di un terzo.

La riforma appare divisa in due blocchi. Nel primo viene modificato l’attuale codice della strada, approvato nel 1992 e poi cambiato varie volte negli anni. Il secondo blocco prevede una legge delega che attribuisce al governo il compito di riorganizzare le norme sulla motorizzazione e la circolazione stradale.

La riforma stabilisce che chiunque abbia assunto sostanze stupefacenti e guidi stia di fatto commettendo un reato, anche nel caso in cui non si trovi in uno stato di «alterazione psico-fisica». La polizia stradale potrà fare immediatamente dei prelievi di saliva a qualsiasi persona venga fermata: finora era obbligatorio solo in caso di incidente.

Vengono poi introdotte sanzioni più severe per chi usa cellulari o altri apparecchi elettronici mentre guida: la multa andrà da 250 a 1.000 euro (finora era da 165 a 660 euro), a cui si aggiunge la sospensione della patente da 15 giorni a due mesi (il periodo varia sulla base di quanti punti ha il conducente sulla patente). Finora la sospensione era prevista solo se il conducente aveva già fatto una violazione simile nei due anni precedenti. Se nei due anni successivi viene trovato di nuovo con il cellulare alla guida, la sanzione e la durata della sospensione della patente vengono aumentate.

Magra consolazione: chi viene pizzicato dagli autovelox per più di una volta al giorno, dovrà pagare una sola volta. Questo principio viene esteso anche alla Ztl: chi la violerà più volte in un giorno, verrà multato una sola volta.

Visto, però, che gli esperti di sicurezza ritengono che la prima causa di incidenti stradali mortali sia la velocità, forse la riforma si sarebbe potuta concentrare maggiormente su quell’aspetto e introdurre dei forti deterrenti per chi preme troppo sull’acceleratore.

Tra le (poche) misure positive introdotte dalla riforma figura quella sui monopattini elettrici: i conducenti dovranno dotarsi di un contrassegno adesivo (una specie di targa), e sarà obbligatorio il casco. In più non si potranno guidare monopattini elettrici fuori dai centri abitati. Almeno questo consentirà di frenare l’anarchia dei monopattini che sfrecciano su marciapiedi e percorsi pedonali rischiando di travolgere i pedoni senza pagare dazio.

Nel complesso, però, il concetto iniziale va ribadito: con questa riforma ha vinto il “populismo stradale”, non la maggiore sicurezza di automobilisti e pedoni.