Nuove norme in materia di immigrazione nei grandi centri urbani cinesi
Per ovviare allo spopolamento di molte città, un nuovo piano di urbanizzazione prevede che gli immigrati ottengano la residenza e con essa l’accesso ai servizi sociali
In Cina, per effetto della legge sul figlio unico, ci sono città che si spopolano: milioni di case restano invendute e manca forza lavoro. Pertanto la Commissione per lo sviluppo e la riforma nazionale l’8 aprile ha pubblicato un piano di urbanizzazione nel quale chiede alle amministrazioni di favorire l’immigrazione interna. Il piano prevede – spiega l’agenzia AsiaNews – che le città con meno di tre milioni di abitanti tolgano ogni restrizione all’immigrazione e quelle tra tre e cinque milioni facilitino l’acquisizione del permesso di residenza agli immigrati. Quest’ultimo provvedimento consentirà agli immigrati di accedere ai servizi sociali – pensione, scuola, sanità – da cui senza la residenza finora sono stati esclusi, questo allo scopo di evitare spese alle amministrazioni cittadine e, durante il regime di Mao Zedong, controllare l’urbanizzazione. Un piano del 2016 già annunciava che entro il 2020 sarebbero stati attribuiti i certificati di residenza permanente nelle città a circa 100 milioni di persone. Tuttavia ci sono ancora delle città reticenti a concedere la residenza agli immigrati. Pechino, ad esempio, nel novembre del 2017 ha espulso centinaia di migliaia di immigrati. Inoltre ci sono città che per ora sono disposte a concedere la residenza solo a persone qualificate. Hangzhou, capoluogo della provincia del Zhejiang, ha annunciato, ad esempio, che darà il certificato di residenza solo a immigrati con diplomi universitari, e Xian, capoluogo dello Shaanxi, accetterà laureati o studenti universitari.