Nota su Medjugorje, contraddizioni e voglia di controllo
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Il nihil obstat del Vaticano all'«esperienza spirituale» di Medjugorje cambia ben poco per i pellegrini, ma da ora i messaggi passeranno al vaglio dell'inviato del Papa. C'è forse preoccupazione per gli annunciati segreti? E come si concilia il rifiuto di stabilire la soprannaturalità con la stabilita autenticità delle prime sette apparizioni?
- Per Fernandez la parrocchia viene prima della Madonna, di Tommaso Scandroglio
Passato il primo momento di soddisfazione tra i devoti mariani per la Nota “La Regina della pace” che concede il nihil obstat all’«esperienza spirituale» di Medjugorje, ripassando la presentazione in conferenza stampa del prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, cardinale Victor Manuel Fernandez, e i passaggi della Nota emergono diverse contraddizioni e anche alcune perplessità.
Più che di soddisfazione, in effetti si dovrebbe parlare di sospiro di sollievo perché si potevano temere giudizi meno positivi sull’insieme del fenomeno e quindi un grado più basso di approvazione secondo le nuove “Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali”, emanate lo scorso 17 maggio.
A questo punto però ci si può legittimamente chiedere che senso abbia avuto una Nota così articolata con tanto di conferenza stampa di presentazione, privilegio che normalmente si riserva a questioni davvero importanti, visto che dal punto di vista pratico per i pellegrini non cambia praticamente nulla. Perché tanta fretta, visto che la Chiesa non si è mai pronunciata su fenomeni in corso e quindi nessuno poteva rimproverarla per non dire una parola definitiva su Medjugorje? Si poteva tranquillamente continuare a praticare la prudenza e l’osservazione del fenomeno.
In effetti i pellegrinaggi organizzati da parrocchie e diocesi erano già stati concessi nel 2019 da papa Francesco e sui messaggi non c’erano mai stati divieti. In fondo le uniche novità di questa Nota sono l’invito a non incontrare i “presunti” veggenti e l’annunciato controllo sui messaggi da qui in avanti, che quindi richiederanno di volta in volta l’avallo del visitatore apostolico monsignor Aldo Cavalli. Proprio quest’ultimo punto ha creato preoccupazione in diversi fedeli: scatterà la censura o la correzione su messaggi poco graditi? In effetti sarebbe un’eventualità imbarazzante, soprattutto per la Santa Sede. Più facile pensare – e qui potrebbe trovarsi il senso della Nota - che si tratterà di una sorta di “vigile attesa”, visto che sono diversi gli osservatori di Medjugorje a ritenere che sia prossimo il tempo dello svelamento dei famosi segreti, dieci eventi che dovrebbero dimostrare inequivocabilmente la veridicità delle apparizioni.
Questione delicata visto che il Papa in persona – lo ha riferito il cardinal Fernandez in conferenza stampa – non vuole minimamente pronunciarsi sulla soprannaturalità e ritiene definitivamente chiusa la vicenda. Anche questo un atteggiamento strano: escludere la categoria della possibilità davanti a un fenomeno in corso, che oltretutto promette clamorosi sviluppi, lascia quantomeno perplessi.
Da questo punto di vista è rilevante che nella lunga e dettagliata Nota non si faccia alcun riferimento alla faccenda dei segreti, argomento che parlando dei messaggi è difficile evitare. E infatti il cardinale Fernandez proprio in chiusura di conferenza stampa, facendo finta di aver dimenticato l'argomento e mostrando con una espressione eloquente del viso che non gli dà alcun credito, li ha inseriti tra i messaggi futuri che dovranno passare al vaglio del visitatore apostolico.
Ma la questione che lascia sicuramente più perplessi è il rifiuto di voler considerare la eventuale soprannaturalità del fenomeno. Il problema in realtà nasce con le nuove Norme del 17 maggio scorso, che abbiamo già analizzato su questo giornale (qui e qui) e che non prevedono nulla più del nihil obstat a meno che il Papa in persona voglia lui intervenire per stabilire la soprannaturalità di un evento. Ma entrando in un’analisi dettagliata di Medjugorje questo approccio vaticano mostra tutte le sue contraddizioni.
Ad esempio il cardinale Fernandez in conferenza stampa si è soffermato a lungo sui risultati della Commissione internazionale creata da Benedetto XVI e presieduta dal cardinale Camillo Ruini. Ha sottolineato come questi risultati siano stati molto apprezzati da papa Francesco, che praticamente li ha fatti propri. Fernandez ha anche voluto citare la conclusione del rapporto, che divide il fenomeno Medjugorje in due fasi: le prime sette apparizioni, tra il 24 giugno e il 3 luglio del 1981, e tutto quello che è avvenuto dopo. A proposito delle prime sette apparizioni, la Commissione Ruini ha stabilito – e Fernandez lo ha sottolineato – che «la devozione sorta a Medjugorje ha un’origine soprannaturale, è autentica».
Allora la domanda sorge spontanea: come è possibile adottare un rapporto che stabilisce inequivocabilmente che a Medjugorje la Madonna è apparsa e allo stesso tempo sostenere che è impossibile stabilirne la soprannaturalità? La contraddizione è evidente.
Così come è incomprensibile la pretesa di separare per principio i frutti dall’albero, riconoscendo la positività e bontà dei primi ma ignorando volutamente la loro origine. Il cardinale Fernandez si è appoggiato su un pensiero espresso dall’allora cardinale Joseph Ratzinger nel famoso libro-intervista con Vittorio Messori “Rapporto sulla fede”. Una delle domande di Messori riguardava proprio Medjugorje e Ratzinger afferma effettivamente che, «oltre alla pazienza e alla prudenza» un terzo criterio di giudizio sulle presunte apparizioni – non solo Medjugorje – è «separare l'aspetto della vera o presunta "soprannaturalità" dell'apparizione da quello dei suoi frutti spirituali».
Ma quello che Fernandez afferma come criterio assoluto e definitivo, dal contesto dell’intervista si capisce che per Ratzinger invece riguarda l’indagine su fenomeni nuovi e ancora sotto indagine, per i quali non è ancora possibile un giudizio conclusivo. Ma i frutti spirituali possono essere decisivi per giudicare la veridicità di una apparizione, come è avvenuto tante volte. Ricordiamo anche che il colloquio Ratzinger-Messori avviene nell’agosto 1984, tre anni dopo l’inizio delle apparizioni: è ben diverso parlarne oggi a 40 anni di distanza.
Inoltre sostenere l’impossibilità di pronunciarsi sulla soprannaturalità di un evento («ci vorrebbe la bacchetta magica», ha detto Fernandez due volte, citando papa Francesco) significa separare la fede dalla ragione, ridurla a sentimento o forma di auto-suggestione. Eppure Gesù è molto chiaro: «Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. (…) Li riconoscerete dunque dai loro frutti» (Matteo 7,16-20).
La prudenza davanti a eventi di questo genere dunque è più che giustificata, ma rinunciare per principio a stabilirne la soprannaturalità lascia pensare che ci sia una certa incredulità di fondo davanti alla possibilità che Dio intervenga in questo modo; e che il nihil obstat sia allora un provvedimento più “politico” che evangelico.
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