Non si può più attendere: tutti "A scuola!"
“I giovani sono il nostro futuro, un Paese che non si interessa dei giovani e della loro istruzione è un Paese destinato a morire”, Anna Boatti portavoce del comitato "A Scuola!" ci spiega perché riaprire la scuola dovrebbe essere la prima preoccupazione delle forze politiche e istituzionali. Ce lo spiega come insegnante, come madre e come attivista: "Gli effetti della Dad sui giovani sono drammatici: dal 9 dicembre tutte le scuole aperte".
Si chiamano “A scuola!” e si ritrovano tutti i giorni, alle 13:30 ai piedi di Palazzo Marino, in una delle piazze simbolo della Milano attiva, per cercare di risvegliare non solo l’opinione pubblica, ma anche le coscienze, su quello che è il tema più dimenticato, e forse più grave, di questa crisi da pandemia: la scuola, ovvero l’educazione dei nostri giovani.
La manifestazione di questo gruppo di genitori e insegnanti, che va allargando sempre più le sue fila, ha uno scopo talmente semplice da apparire quasi banale: riaprire subito le scuole. Eppure tanto è banale che nessuno, a partire dal governo, ha pensato di adoperarsi seriamente per realizzarlo, nonostante il diritto all’istruzione debba essere obbligatoriamente garantito per Costituzione. Pensare che, persino il Comitato Tecnico Scientifico, è arrivato ad ammettere che le scuole chiuse hanno “conseguenze devastanti” per la salute psico-fisica dei giovani.
“I giovani sono il nostro futuro, un Paese che non si interessa dei giovani e della loro istruzione è un Paese destinato a morire”, lo sa bene Anna Boatti, portavoce del Comitato A Scuola!, che oltre ad essere professoressa di latino in un istituto milanese, è madre di un ragazzino “in Dad”, per usare il linguaggio pandemico. La Nuova Bussola Quotidiana l'ha intervistata per conoscere le ragioni che muovono questo attivismo pacifico, ma più urgente che mai.
Professoressa Boatti dove parte la vostra iniziativa?
Ferme restando le preoccupazioni sanitarie, noi sentiamo il dovere di esprimerci su ciò che ci sta fortemente a cuore: l’educazione dei nostri ragazzi. Oggi questa educazione, ovvero quel diritto allo studio che dovrebbe essere costituzionalmente garantito, è invece globalmente dimenticato. Ci domandiamo: è giusto? E’ giusto che i nostri giovani vengano completamente abbandonati proprio nel momento della difficoltà? Chiaramente non è giusto, ma l’impressione è esattamente questa: scuole chiuse, scuole dimenticate. Così i danni sui giovani sono devastanti.
Lei è professoressa e madre: quali danni vede sui ragazzi?
Dal punto di vista prettamente didattico la cosiddetta Dad crea lacune nel metodo e quindi nel percorso scolastico complessivo. La Dad, infatti, tra i vari svantaggi, presenta una difficoltà intrinseca: non consente in alcun modo la verifica. E con questo non intendo la verifica come assegnazione di un voto, ma come metodo di lavoro quotidiano, cioè la domanda, l’invito alla lavagna, l’esercizio svolto insieme… è tutto un mondo che viene tagliato fuori da uno schermo. Mi creda, noi docenti in questo frangente ci stiamo adoperando in ogni modo al fine di colmare queste lacune, ma non esiste alcuna “esperienza virtuale” che possa sostituire il rapporto con la realtà. Lo stesso discorso vale per l’attenzione dei ragazzi: noi adulti ci siamo spesso lamentati di questa generazione come di una generazione incapace di attenzione e ora, d’improvviso, pretendiamo che i nostri giovani siano capaci di seguire uno schermo come delle macchinette. Ma non è solo questo...
Cos’altro?
La scuola non è un puro trasferimento di nozioni, fosse così l’avremmo appaltata a YouTube ormai da tempo. C’è tutta una relazionalità, anche un’affettività, che sono parte integrante della scuola come luogo di educazione. Per esempio, c’è un'esperienza di fisicità attraverso cui passa l’educazione: lo stare al banco, il venire alla cattedra, il muoversi per andare all’intervallo… sembrano banalità, invece per i ragazzi, specialmente per gli adolescenti, sono passaggi importantissimi per imparare a gestire il proprio corpo e la relazione con il mondo.
E come madre cosa vede?
Vedo che la scuola, che è il primo dei problemi, si somma al fatto che i giovani oggi non hanno veramente più niente nella loro giornata: che sia lo sport, la musica o una qualsiasi altra passione, oggi è tutto interrotto, sospeso. Hanno delle giornate che sono immensamente vuote di tutto e piene di pochissimo di veramente edificante.
Ebbene, tutto questo come vi ha messo in moto?
Innanzitutto riteniamo necessario riportare la scuola al centro dell’attenzione. Dal 26 ottobre, giorno in cui in Lombardia hanno sospeso le lezioni in presenza, ad oggi, la scuola è sparita da ogni tavolo di discussione e questo è gravissimo per tutte le ragioni dette. Stiamo parlando, tra scuole medie e superiori, di milioni di studenti dimenticati. Occorre che il governo e l’opinione pubblica inizino a sentire davvero l’urgenza di risolvere questa situazione drammatica. Nei prossimi giorni uscirà il documento ufficiale di A scuola! che riassume il nostro programma e le proposte concrete su cui chiediamo alle forze politiche di intervenire immediatamente.
Qualche anticipazione?
Chiediamo la riapertura immediata, cioè il 9 dicembre, per le scuole medie in presenza al 100% e per le scuole superiori in presenza al 50%. Questa quota di Dad sulle scuole superiori, è momentaneamente giustificata dal problema dei mezzi pubblici, ma chiediamo che sia eliminata il prima possibile.
C’è chi dice che così i contagi aumenterebbero e il sistema sanitario collasserebbe…
A questo noi rispondiamo in due modi. Primo, l’apertura delle scuole deve essere obbligatoriamente subordinata ad una reale messa in sicurezza, che esponiamo in dettaglio nel nostro documento: tamponi rapidi per davvero, attivazione di sistemi di tracciamento, controllo delle forze dell’ordine in entrata e in uscita degli istituti per evitare assembramenti etc… insomma chiediamo di avere dei protocolli igineico-sanitari seri che consentano la riapertura permanente delle scuole.
E secondo?
Con questo sistema si capirebbe se e in quale misura la scuola è realmente responsabile dei contagi. Tacciare la scuola come causa di focolai è un'ipotesi tutta da verificare e chiuderla è una soluzione di comodo. Ma sulle ipotesi e sulle comodità non si può sacrificare un’intera generazione.
Chi vuole contattarvi e unirsi a voi come può fare?
Attraverso i nostri social, (Facebook e Instagram), chi lo desidera potrà entrare nella nostra rete fatta di persone e di anime anche molto diverse tra loro, ma tutte unite da un unico obiettivo: credere che la scuola e i giovani siano veramente il punto da cui partire per ricostruire il nostro Paese. Ci troviamo tutti i giorni per un’ora sola, dalle 13:30 alle 14.30, a manifestare sotto Palazzo Marino che, oltre ad essere una zona strategica per la visibilità, è per noi il simbolo di una Milano duramente colpita dalla crisi, ma che vuole ripartire dal punto più virtuoso di tutti: la scuola, cioè l’educazione dei suoi giovani, per un futuro veramente migliore.