No alle processioni, ma i raduni femministi si faranno
Il delegato del Governo per Madrid ha deciso di autorizzare le manifestazioni dell'8 marzo per poi bloccarle. Le femministe scenderanno comunque in piazza sostenute da ministri e partiti. Addirittura l’epidemiologo Simon afferma che "il modo di relazionarsi cambia a seconda del motivo per cui ci si riunisce… Non è la stessa cosa essere in una processione con statue e crocifissi pesanti o in una di 500 donne”.
Centinaia di marce femministe del prossimo 8 Marzo autorizzate in tutti i capoluoghi della Spagna, ma le processioni religiose rimangono vietate ovunque.
Morti e contagi da Covid 19 mordono la Spagna ma, per il Governo progressista, il contagio del virus è selettivo e colpisce solo durante le celebrazioni religiose. Il Ministro della Cultura del Governo Sanchez presenta una piattaforma laicista che ricorda il Terrore Giacobino, la Chiesa ed i credenti chiedono rispetto della libertà e uguaglianza di diritti. L'epidemia di coronavirus in un anno ha provocato in Spagna circa 3.200.000 casi e 70.000 morti, eppure, mentre sono vietate tutte le manifestazioni pubbliche, le marce femministe dell’8 Marzo sono autorizzate.
A Madrid scoppia il caos. Dapprima permesse nonostante il parere contrario del Ministro della Salute e del Sindaco, sono poi state vietate la sera del 4 Marzo. Ma le femministe madrilene saranno comunque in piazza. Nella capitale, i cortei erano stati autorizzati dal Delegato del Governo la scorsa settimana anche se il Sindaco della capitale José Luis Martínez-Almeida li aveva vietati mercoledì 24 febbraio, con l’appoggio del Ministro della Salute, Carolina Darias.
L’epidemiologo Fernando Simon, direttore del Centro di coordinamento degli allarmi e delle emergenze sanitarie del governo spagnolo, si era subito dichiarato a favore delle autorizzazioni per le manifestazioni femministe dell’8 Marzo in tutto il paese dicendo, in relazione alla Settimana Santa, che "il modo di relazionarsi cambia anche a seconda del motivo per cui ci si riunisce…Non è la stessa cosa essere in una processione pasquale con molte persone, Statue e Crocifissi pesanti ed in una manifestazione di 500 donne, dove si può mantenere la distanza”. Insomma, i credenti e fedeli cattolici sono minorati e presunti incapaci di rispettare le regole del distanziamento, mentre le femministe sono timide santarelline.
Inoltre, nonostante il successivo divieto e il dietrofront del Delegato del Governo nella capitale a motivo della grave diffusione del Covid, viste le celebrazioni femministe in tutti gli altri capoluoghi anche quelle madrilene saranno comunque in piazza sfidando il divieto con l’appoggio della Ministra alla Eguaglianza Irene Montero e del partito Podemos.
I governi regionali, mantengono la sospensione delle processioni religiose per il secondo anno consecutivo (un elenco completo delle restrizioni nelle comunità autonome nella Settimana Santa è qui) ma saranno autorizzate le manifestazioni femministe: in Anadalusia saranno 46, in Galizia 85, nella Comunità di Valencia 53 e così via in tutte le altre comunità autonome.
Le reazioni ai commenti sulla minorità delle processioni religiose rispetto alle manifestazioni femministe non si sono fatte attendere. ACI Prensa ha raccolto il disappunto di alcuni leader cattolici spagnoli: Luis Losada, di CitizenGO, si è detto scandalizzato dei permessi concessi alle femministe, delle discriminazioni verso i fedeli e dei divieti alle processioni del Triduo Santo; il sacerdote e il blogger Juan Manuel Góngora si è detto stupito per le decisioni dei governatori e Delegati di Governo ed ha invitato i cattolici ad essere più coraggiosi di fronte alle angherie che i fedeli stanno subendo.
Lo scorso anno, a seguito della grande e incontrollata manifestazione femminista dell’8 Marzo autorizzate dal Governo centrale, la città di Madrid dovette chiudere tutte le scuole nei giorni successivi e il Primo Ministro Sanchez fu costretto a dichiarare il lock-down generalizzato il seguente 13 marzo 2020.
Nonostante ciò le femministe della Commissione 8 Marzo organizzeranno molte manifestazioni e cortei in centinaia di città, compresa Madrid (violando i divieti): cortei di protesta composti da 50 a 500 persone riempiranno le strade e occuperanno le piazze di tutte le città più importanti della Spagna, con i contagi che aumenteranno visto che le misure sanitarie e di distanziamento non potranno essere rispettate. Con o senza autorizzazioni le femministe saranno in piazza, mentre le processioni (naturalmente più facilmente ordinate) non ci saranno.
Perché questo pregiudizio nei confronti delle celebrazioni pubbliche religiose? Nel pieno delle polemiche, era riunita (23-24 Febbraio) la Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola. I vescovi tacciono ma denunciano le difficoltà nel dialogo con l’esecutivo guidato da Sanchez commentando gli attacchi radicali alla Chiesa e ai credenti del Ministro della Cultura (SOC) José Manuel Uribes. Il Ministro, in un testo pubblicato nelle scorse settimane, ha svelato i princìpi della laicità socialista da applicarsi in Spagna: illuminismo, opposizione dura a chiunque professi la Verità assoluta, relativismo diffuso (ogni cittadino deve seguire la propria etica), necessità di imporre un giuramento laico. Alleanza con il femminismo e celerità nel procedere speditamente alla approvazione di eutanasia, abolizione dell’ora di religione nelle scuole e riforma educativa, limitazione della libertà di coscienza e ulteriore liberalizzazione dell’aborto.
Il coronavirus non c’entra nulla, il divieto alle processioni e le restrizioni alle celebrazioni religiose sono parte di un chiaro progetto: estirpare (con le buone o le cattive) la fede e le tradizioni cristiane.