Nigeria, processo agli jihadisti dell'attentato alla chiesa di Owo
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Era la Pentecoste del 2022, quando i fedeli della chiesa di San Francesco Saverio, di Owo, nella Nigeria meridionale, vennero massacrati dai jihadisti. Il 19 agosto inizierà il processo ai terroristi. Rimarranno impuniti come spesso avviene?

Inizierà il 19 agosto in Nigeria il processo a carico di cinque terroristi islamici accusati dell’attentato a una chiesa cattolica messo a segno nel 2022. Era il 5 giugno, una domenica, e la chiesa di San Francesco Saverio di Owo, una città dello stato sudoccidentale di Ondo, era gremita di fedeli che stavano celebrando la Pentecoste quando degli uomini armati vi hanno fatto irruzione sparando a raffica e facendo detonare degli ordigni esplosivi. Il bilancio delle vittime, colpite dentro la chiesa e all’esterno, sul sagrato, è stato tra i più gravi registrati nel paese: 50 morti e più di cento feriti, tra cui diversi bambini.
Ogni giorno il jihad compisce in Africa, spesso in Nigeria. Ma i responsabili fuggono prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, di loro si perdono le tracce. Quasi mai vengono arrestati e processati. Attentati e attacchi restano per lo più impuniti. Questo contribuisce ad alimentare la sfiducia della popolazione nelle autorità: per l’inefficacia dei loro interventi, per la scarsa motivazione con cui perseguono i jihadisti, nel caso della Nigeria in generale le bande armate che agiscono altrettanto incontrastate, e per il sospetto fondato che almeno una parte delle forze dell’ordine ne siano complici. Capita persino che, alle proteste per l’insicurezza crescente, le autorità rispondano dicendo alla gente di armarsi e difendersi. «Dimostrate coraggio e affrontateli, non state ad aspettare che arrivi il governo a salvarvi» fu la risposta del segretario dello Stato nigeriano del Katsina, Alhaji Muntari Lawal, ai disperati superstiti di una serie di attacchi verificatisi nel 2023 che costarono la vita a oltre 100 persone.
L’impunità incoraggia inoltre i giovani africani ad arruolarsi nei gruppi jihadisti. Non tutti lo fanno convinti della missione di sottomettere l’umanità all’islam di cui Allah ha incaricato i suoi fedeli. Molti decidono di farlo per lo stipendio che ricevono, per le razzie e i bottini che si ricavano dagli attacchi alle comunità e per il potere che conferisce il fatto di essere armati, il timore che incute.
Il processo che sta per iniziare è quindi un evento al quale si guarda, in Nigeria e non solo, con molta attenzione, e apprensione, una prova per il governo nigeriano della sua determinazione e capacità di perseguire i jihadisti. Il paese assiste negli ultimi mesi all’intensificarsi, e in un raggio d’azione più vasto, degli attentati compiuti da Boko Haram, il primo gruppo jihadista nigeriano affiliato ad al Qaeda, costituitosi nel 2002 a Maiduguri, la capitale dello stato nord orientale del Borno. È il gruppo che nel 2016 il governo dichiarò di aver “tecnicamente sconfitto”. Non era vero, evidentemente, e anzi, qualche mese prima da Boko Haram si erano staccati centinaia di combattenti e avevano formato un nuovo gruppo che aveva giurato fedeltà all’Isis, lo Stato Islamico. Si chiama Iswap, Stato islamico della provincia dell’Africa Occidentale. Conta adesso su almeno 3mila combattenti e controlla una vasta enclave di territori attorno al lago Chad, che governa e amministra imponendo il rispetto della shari’a, la legge islamica, nella sua forma più rigorosa.
Ma ad attaccare la chiesa di Owo nel 2022 sembra che non siano stati Boko Haram o l’Iswap, e neanche i Fulani, i pastori transumanti in prevalenza musulmani che nella fascia centrale del paese sono diventati una minaccia sempre più letale per le popolazioni agricole di fede cristiana e animiste al punto da superare Boko Haram e Iswap per numero di attacchi e vittime. L’attentato a Owo non è mai stato rivendicato, e si sa che l’Isis rivendica sempre le proprie azioni, per dimostrare quanto è potente e feroce, quanto più dei jihadisti affiliati ad al Qaeda.
In effetti era da oltre dieci anni che il jihad non colpiva una chiesa così a sud, molto lontano dalle basi di entrambi i gruppi. Ad attaccare la chiesa di Owo, secondo il Dipartimento dei Servizi Statali che ha presentato formalmente le accuse, è stata una cellula jihadista di origine straniera. I cinque imputati che furono arrestati quasi subito – Idris Abdulmalik Omeiza, Al Qasim Idris, Jamiu Abdulmalik, Abdulhaleem Idris e Momoh Otuho Abubakar – sarebbero parte di una cellula di al Shabaab, il potentissimo gruppo jihadista somalo costituitosi nel 2006, affiliato ad al Qaeda, che controlla estesi territori del sud della Somalia e che mette continuamente a segno attentati nella stessa capitale Mogadisho. Secondo le autorità nigeriane nel 2021 la cellula di al Shabaab sarebbe riuscita a insediarsi nello stato di Kogi che si trova nel centro del paese e confina con il territorio della capitale Abuja.
Durante il processo dovrebbero emergere altri dettagli su questa cellula. La sua esistenza, se confermata, è la prova ulteriore della debolezza del governo nigeriano, delle conseguenze devastanti della corruzione che permea la società nigeriana a tutti i livelli e in tutti i settori e, forse, del peso delle forze politiche e sociali che, secondo quanto affermano voci autorevoli anche all’interno della Chiesa cattolica nigeriana, deliberatamente lasciano mano libera ai terroristi islamici perché ne condividono il progetto di estendere su tutto il paese il controllo dell’islam, attualmente limitato ai 12 stati settentrionali della federazione nigeriana a maggioranza musulmana.