Nicaragua, persecuzione senza fine: sette preti deportati in Vaticano
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La persecuzione dei cattolici in Nicaragua è inarrestabile. Dal 2018 ad oggi 400 tra religiosi, sacerdoti e vescovi sono stati espulsi dal Paese dalla moglie di Ortega, vicepresidente ed esoterista convinta. Santa Sede con le mani legate, anche dopo l'accordo di Ortega con la Cina.
Le deportazioni di sacerdoti dal Nicaragua allo Stato Vaticano proseguono: Rosario Murillo, moglie del dittatore Daniel Ortega e vicepresidente del Nicaragua, ha annunciato il 7 agosto che sette sacerdoti hanno lasciato il Paese centroamericano e sono arrivati «sani e salvi» in Vaticano.
Negli ultimi giorni, dopo gli arresti di inizio agosto, c’è stata la denuncia contro le persecuzioni del regime comunista di Daniel Ortega e della moglie Rosario Murillo nei confronti della Chiesa cattolica e dei credenti cristiani che non si piegano al silenzio. Lo scorso 14 agosto la Corte interamericana dei diritti umani (IACHR) ha protestato a fronte dell'ultima escalation portata avanti dal regime di Daniel Ortega contro l'opposizione nel paese centroamericano, esprimendo particolare preoccupazione per gli attacchi della tirannia contro i rappresentanti della Chiesa cattolica.
Negli stessi giorni diversi report di organizzazioni indipendenti rilevavano come almeno 245 religiosi - tra essi il nunzio apostolico, tre vescovi e 136 sacerdoti - sono stati espulsi dal Nicaragua dal 2018 ad oggi, secondo la ricerca elaborata da Martha Patricia Molina. Il documento chiarisce che «durante la prima metà del 2024 sono stati documentati 92 attacchi. Questa cifra è un'approssimazione perché ci sono stati attacchi che per loro natura (rapine, profanazioni, minacce di morte, spintoni, tra gli altri) non sono stati denunciati. Nel gennaio 2024 sono state documentate 46 aggressioni, a febbraio 5 attacchi, a marzo, aprile e maggio ci sono state rispettivamente 13, 10 e 6 minacce. Nel mese di giugno ne sono stati commessi 7 e nel mese di luglio, 5».
Allo stesso modo, Molina conta fino a 870 attacchi di vario tipo diretti contro la Chiesa cattolica dal 2018 a oggi. La persecuzione dei cattolici in Nicaragua ha raggiunto livelli senza precedenti nel Paese, come dimostra la misura ordinata da Ortega di mettere al bando le processioni di strada. Secondo lo studio realizzato dalla organizzazione “Nicaragua nunca más”, che analizza i fatti accaduti dal 1° aprile al 15 luglio 2024, «queste aggressioni sono evidenti contro sacerdoti, vescovi, suore, fedeli, ma non solo della Chiesa cattolica ma anche contro la Chiesa evangelica. Ci sono 420 organizzazioni cristiane che sono state cancellate, tra cui la Caritas de Matagalpa. Almeno 22 media religiosi sono stati confiscati, l'ultimo è Radio Maria, la cui ultima trasmissione è stata il 9 luglio 2024», ha commentato una delle responsabili della ricerca Wendy Quintero.
Da parte sua, l'avvocato Salvador Marenco, membro della stessa organizzazione, ha denunciato che «uno dei punti in cui si sta concentrando la repressione è Matagalpa», luogo simbolo per la presenza, l’arresto, la resistenza in carcere e la successiva espulsione di monsignor Rolando Álvarez, a conferma della testimonianza indelebile del pastore nicaraguense a cui Papa Francesco ordinò di lasciare il carcere ed il paese. Un sacerdote in esilio ha dichiarato lo scorso 17 agosto al quotidiano “Mosaico CSI” che «l'odio e la furia» della dittatura di Daniel Ortega e della sua consorte e vicepresidente Rosario Murillo in Nicaragua, contro il vescovo Rolando Álvarez, anche lui in esilio, è la causa della drastica riduzione da 62 a 28 sacerdoti attivi nella diocesi di Matagalpa. Sarebbe stato molto più saggio ed opportuno, per i fedeli nicaraguensi e la stessa Chiesa, assecondare il desiderio di mons. Alvarez di rimanere in carcere e non imporgli l’esilio papale in Vaticano.
Negli ultimi 6 anni il regime di Ortega ha proibito e vietato almeno 9.688 processioni e cerimonie religiose pubbliche, nel tentativo di fiaccare la fede e le tradizioni popolari.
All’interno del potere tirannico nicaraguense è in atto una vera e propria epurazione da parte di Rosario Murillo, nei confronti di tutti gli uomini e collaboratori di fiducia del despota Daniel Ortega, nel tentativo di isolare il marito e assumersi il ruolo di unico successore legittimo dal potere assoluto. Così la pensano molti osservatori latinoamericani secondo i quali il regime sta attraversando una fase di transizione chiara e terribile: «Dalla dittatura di Daniel Ortega a quella della sua sposa Rosario Murillo». Una notizia pessima per i cristiani e i cattolici del paese, visto che non sono pochi coloro che imputano a Murillo e alle sue credenze e pratiche esoteriche la crescente persecuzione in atto nel paese, dopo le accuse ai sacerdoti e religiosi di essere «terroristi spirituali» e «malvagi» ingannatori del popolo.
È dunque il momento per la comunità internazionale e le formazioni politiche di tutto lo schieramento, inclusi i social comunisti occidentali, di denunciare e sanzionare il Nicaragua, a partire dalla Cina che nelle scorse settimane ha invece siglato con Laureano Ortega, figlio dei due dittatori, un patto di libero scambio e di sviluppo cooperativo sino al 2027. Purtroppo però non potremo contare sulla Santa Sede, vista la sudditanza del Vaticano verso Pechino e la identica persecuzione verso i sacerdoti e credenti cattolici, recentemente descritta su queste pagine.
A conferma di ciò, ieri 19 agosto, nel tardo pomeriggio, la Reuters ha informato che il governo del Nicaragua ha messo fuori legge 1.500 organizzazioni non governative, con la confisca da parte dello Stato di beni appartenenti a gruppi per lo più di organizzazioni di natura religiosa cristiana e cattolica.