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arresti in nicaragua

Ortega "celebra" il golpe con una retata contro la Chiesa

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A due anni dalla repressione contro la Chiesa in Nicaragua che portò all'arresto del vescovo Alvarez, il presidente Ortega ha ordinato una nuova incursione contro il clero: arrestati 11 preti e un seminarista. 

Libertà religiosa 06_08_2024

Sono passati due anni da quel 4 agosto 2022, quando il vescovo della diocesi di Matagalpa, monsignor Rolando Alvarez, in mezzo agli agenti di polizia e ai quelli della Direzione delle operazioni speciali di polizia, aveva lasciato la sede episcopale della città e si era inginocchiato, alzando le mani al cielo e mostrando i Santissimo Sacramento, chiedendo la fine delle violenze e intimidazioni della polizia. Il vescovo Alvarez, di cui abbiamo diffusamente narrato le drammatiche vicissitudini in carcere, aveva accettato l’ordine del Papa Francesco di lasciare il paese ed era stato infine rilasciato il 14 gennaio 2024 e condotto in Vaticano.

Approfittando della preoccupazione di governi e diplomazie internazionali per la situazione venezuelana, ancor oggi carica delle minacce di Maduro, arresti e violenze contro i reali vincitori delle elezioni, l’altro peggior tiranno comunista latino-americano Daniel Ortega ha ordinato e fatto eseguire nei giorni scorsi l’ennesimo raid contro la chiesa cattolica. Almeno 11 sacerdoti ed un seminarista sono stati arrestati negli ultimi giorni in una nuova ondata persecutoria contro il clero della Chiesa cattolica in Nicaragua.

«Nelle ultime 48 ore c'è stata un'escalation repressiva contro i sacerdoti della Chiesa cattolica» nel dipartimento di Matagalpa, nella parte settentrionale del Paese, ha dichiarato il Colectivo Nicaragua Nunca Más in un comunicato. «Diverse parrocchie sono state assediate e almeno 11 sacerdoti e un seminarista, sono stati detenuti arbitrariamente, di alcuni di essi ora non si conosce il luogo di fermo e detenzione», precisano dalla ONG. Il chiaro intento celebrativo del regime nel ricordo delle violenze contro Mons. Alvarez di due anni orsono, si evidenzia dal fatto che i primi detenuti di questa "caccia" ai sacerdoti, iniziata giovedì 1° agosto, sono stati i monsignori Ulises Vega e Edgard Sacasa, che amministravano rispettivamente le parrocchie di San Ramón e San Isidro, entrambe chiese della diocesi di Matagalpa. I due erano a capo della diocesi di Matagalpa, dai giorni successivi all’arresto e al successivo esilio di monsignor Rolando Álvarez.

Giovedì e venerdì scorsi, la polizia nicaraguense ha effettuato operazioni nelle parrocchie delle diocesi di Matagalpa ed Estelí (nord), ha confermato Martha Patricia Molina, avvocato e ricercatrice su questioni legate alla Chiesa, attualmente in esilio negli Stati Uniti, tramite la piattaforma di social media X.  L'attivista nicaraguense per i diritti umani Haydee Castillo, fresca vincitrice del premio per la pace “Acampa por la Paz a la Defensa de los Derechos Humanos 2024”, anche egli in esilio negli Stati Uniti, aveva dichiarato venerdì su X che «la scorsa notte Matagalpa è stata assediata dalla polizia e dalle forze paramilitari».

Il governo nicaraguense non ha commentato queste notizie, come sempre ha fatto in questi anni, da quando il presidente Daniel Ortega e sua moglie, la vicepresidente Rosario Murillo, hanno iniziato una sistematica persecuzione dei cattolici e della Chiesa, accusati di aver sostenuto le proteste del 2018 contro il governo, un colpo di stato del regime che lasciò 300 morti per le strade delle città nicaraguensi, mentre migliaia di prigionieri sono ancora in carcere.

Secondo diverse ricerche, dal 2018 più di 140 sacerdoti, un nunzio apostolico, tre vescovi e tutti i sacerdoti degli ordini religiosi sono stati espulsi dal paese o vi si trovano in carcere. La retata persecutoria del scorso weekend è la più imponente dal dicembre 2023, quando un'altra dozzina  di sacerdoti erano stati arrestati, come avevamo descritto su queste pagine. I sacerdoti detenuti ora sono: monsignor Ulises René Vega, monsignor Edgar Sacasa, padre Jairo Pravia, padre Victor Godoy, padre Marlon Velasquez, il diacono Ervin Aguirre, fra Silvio José Romero della diocesi di Chontales, fra Ramón Morras di Ciudad Darío, padre Antonio López, parroco di Nuestro Señor de Veracruz a Darío, padre Raúl Francisco Villegas e padre Salvador de las Calabazas.

La comunità cattolica in Nicaragua e le organizzazioni per i diritti umani, come il gruppo spagnolo “Studenti universitari cattolici”, hanno condannato con forza questi rapimenti, definendoli un attacco diretto alla libertà religiosa e ai diritti umani. Tutti i detenuti sono noti leader religiosi, noti per il loro lavoro pastorale e il sostegno alle comunità locali, le opere di carità e la comprovata fede in Gesù Cristo. La loro colpa è vivere la propria fede ed identità sino in fondo e pubblicamente, ben altro rispetto alle melliflue ambiguità promosse da taluni cardinali e monsignori italici.



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