Net neutrality, il mito messo in discussione
La Net Neutrality è il principio secondo cui il Web deve continuare ad essere aperto e competitivo, dunque non deve discriminare impedendo l'accesso a chi ha meno risorse politiche ed economiche. La Federal Communication Commission, negli Usa, ha appena abrogato questo principio. Attirando le ire del Web.
La neutralità della rete è messa in pericolo da Ajit Pai, a capo della FCC (Federal Communication Commission), che la scorsa settimana ha votato per l’abrogazione completa del principio di “neutralità” di Internet. Quello stesso principio che nel 2015 è stato preservato dall’ex presidente USA Barack Obama, quando esponenti repubblicani dell’FCC miravano proprio ad abbandonare la neutralità a favore di un sistema di leggi più snello e meno assistenziale (in pratica, più liberale).
L’obiettivo è quello di passare da una regolamentazione “ex ante” poco garantista a un’introduzione di controlli “ex post” che alleggerirebbero il quadro regolatorio. Ripristinando, in pratica, ciò che da sempre vigeva negli Stati Uniti ben prima che Obama facesse della net neutrality una legge. Un approccio, secondo la nota ufficiale della FCC, light-touch (leggero) e bipartisan, e non pesantemente regolatorio come quello precedente, ripristinando un clima favorevole agli investimenti in rete.
Tre dei cinque esponenti dell’FCC hanno votato per l’abrogazione di questo principio, seguendo la guida di Ajit Poi, che da quel momento è stato subissato di insulti praticamente da chiunque passasse per strada o su Twitter. A dire il vero, persino la famosa pornostar Mia Khalifa si sarebbe indignata, mostrando alla rete uno screenshot che testimonierebbe come il famoso avvocato a capo dell’FCC l’avrebbe invitata a passare insieme una “serata”. Insomma, la classica bomba a orologeria della gogna pubblica (#metoo insegna).
Ma cos’è la net neutrality? Con “neutralità della rete” si definisce la regola secondo cui tutti i provider di servizi online devono rendere accessibili tutti i contenuti e le applicazioni web a tutti, senza nessun privilegio o corsia preferenziale. In parole povere: tutti devono avere la stessa “forza” sul mercato online, quindi la stessa possibilità di banda e di connessione.
La net neutrality, infatti, è il principio secondo il quale a vincere, sulla rete, è il più meritevole, non quello che acquista maggiore connessione a scapito di un competitor meno ricco. Un esempio pratico della mancanza di questo principio è il seguente: pensate a due operatori che vendono lo stesso prodotto, e sono quindi competitor. Ecco, la mancanza del principio di net neutrality evita che il competitor con maggior denaro possa “acquistare” velocità e traffico, rallentando o bloccando (di fatto) il sito competitor.
La situazione è sicuramente più complessa di quella evidenziata nell’esempio, ma non così lontana dalla verità. Secondo le migliaia di americani che si sono riversati sulle strade del paese per manifestare contro l’abrogazione di questo principio, la net neutrality è ciò che garantisce parità di diritti tra chi ha soldi e chi non ne ha, portando alla luce automaticamente il servizio migliore a discapito di quello peggiore.
Gli ambiti non sono poi soltanto quelli commerciali o di marketing, ma anche il diritto a un’informazione corretta (sempre paura delle fake news e degli algoritmi, e dei bot di Trump che avrebbero spedito il biondo Donald a vestire i panni dell’ex Obama), o alla protesta sociale (c’è il timore che le autorità governative - abbandonato il principio di autorità - possano bloccare l’accesso a internet a siti e personalità particolarmente scomodi, come successo recentemente in Turchia e in Cina).
È questa la ragione che nel 2016 ha infatti spinto l’ONU ad approvare una risoluzione di condanna non vincolante a quegli stati che avrebbero impedito una fruizione della rete omogenea ed accessibile. Ma ad oggi, tuttavia, non sappiamo come la situazione si evolverà negli States. Per quel che riguarda l’Italia - come sottolineato dalla paladina dell’eguaglianza e presidenta (non è un errore) della Camera dei Deputati Laura Boldrini in un tweet - non ci saranno problemi di sorta, essendo la net neutrality garantita dalla Carta dei Diritti di Internet.