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EMIRATI/PAPA E ISLAM

«Né barriere né sincretismo, ma fraternità nella diversità»

«Siamo fratelli pur essendo differenti». Davanti a 700 leader di diverse fedi presenti all'Incontro Interreligioso organizzato per l'Anno della Tolleranza, Papa Bergoglio ha indicato come «punto di partenza» il «riconoscere che Dio è all’origine dell’unica famiglia umana». Il giusto atteggiamento - ha detto - «non è né l’uniformità forzata, né il sincretismo conciliante». La via da percorrere, dunque, è quella della «composizione dei contrasti e della fraternità nella diversità». 
- SFIDA PER L'UOMO, NON PER LE RELIGIONI di Stefano Fontana

Libertà religiosa 05_02_2019

"Siamo fratelli pur essendo differenti". Queste parole, pronunciate nel videomessaggio registrato pochi giorni prima della partenza, sembrano assurgere a manifesto programmatico della Visita Apostolica negli Emirati Arabi Uniti. Da questo concetto, infatti, papa Francesco si è mosso per il discorso tenuto al Founder’s Memorial di ieri pomeriggio.

Parlando al cospetto di 700 leader di diverse fedi nel corso dell’Incontro Interreligioso organizzato per l'Anno della Tolleranza, il Pontefice ha indicato come "punto di partenza" il "riconoscere che Dio è all’origine dell’unica famiglia umana". "Egli - ha continuato Bergoglio - che è il Creatore di tutto e di tutti, vuole che viviamo da fratelli e sorelle, abitando la casa comune del creato che Egli ci ha donato". Questa è la base della fratellanza come "vocazione contenuta nel disegno creatore di Dio" che "ci dice che tutti abbiamo uguale dignità e che nessuno può essere padrone o schiavo degli altri".

La difesa della vita umana ha trovato spazio nel discorso papale che, facendo ricorso a questo argomento, ha voluto puntare l'indice contro i fondamentalismi religiosi: "Va senza esitazione condannata ogni forma di violenza - ha osservato - perché è una grave profanazione del Nome di Dio utilizzarlo per giustificare l’odio e la violenza contro il fratello. Non esiste violenza che possa essere religiosamente giustificata". Secondo Francesco, è l'individualismo a costituire il germe del fondamentalismo con la sua volontà di prevaricazione di uomini su altri uomini, abusando del nome del Creatore in spregio alla sacralità della vita. Da qui, l'invito affinché la "condotta religiosa" sia "continuamente purificata dalla ricorrente tentazione di giudicare gli altri nemici e avversari".

Il papa chiede che sia superato "il divario tra amici e nemici" al fine di assumere la prospettiva del Cielo. La pluralità religiosa, ha osservato Francesco, non può che essere considerata espressione della fratellanza a cui tutti siamo chiamati, ma occorre essere vigili e non cadere nella tentazione di realizzare una mescolanza di fedi: "Il giusto atteggiamento - ha detto senza fraintendimenti il Papa - non è né l’uniformità forzata, né il sincretismo conciliante". La via da percorrere, dunque, è quella della "composizione dei contrasti e (del)la fraternità nella diversità". Per rendere le religioni "canali di fratellanza" anziché "barriere di separazione", bisogna puntare su un dialogo che deve essere fondato - ha avvertito Bergoglio - "sulla sincerità delle intenzioni" perché la finzione "accresce la distanza ed il sospetto" e, quindi, rischia di comprometterlo. 

Nel discorso pronunciato al Founder's Memorial non sono mancate parole di apprezzamento per il lavoro fatto finora da Abu Dhabi sul terreno della libertà religiosa e del contrasto al fondamentalismo: secondo il Papa, impegnandosi a sostegno della tolleranza tra fedeli di credo diverso, gli Emirati Arabi Uniti stanno riuscendo nell'intento di promuovere "la libertà fondamentale di professare il proprio credo, esigenza intrinseca alla realizzazione stessa dell’uomo" e, al tempo stesso, di vigilare affinché "la religione non venga strumentalizzata e rischi, ammettendo violenza e terrorismo, di negare sé stessa".

E a tale scopo, Francesco ha anche indicato la sua ricetta per perseguire con maggiore efficacia questo obiettivo: l'investimento nella cultura che, ha detto il papa, "favorisce una decrescita dell’odio e una crescita della civiltà e della prosperità" dal momento che "educazione e violenza sono inversamente proporzionali". In questo senso, un ruolo importante lo svolgono gli istituti cattolici che sono presenti anche sul territorio emiratino.

Il Pontefice è poi passato ad analizzare i risvolti della crescita economica che sta vivendo il Paese del Golfo, sintetizzata nella suggestiva immagine del "deserto che fiorisce". Il Pontefice ha messo in guardia dagli effetti collaterali dello sviluppo e che l'Occidente ha conosciuto bene nell'ultimo secolo: "Se nemico della fratellanza era l’individualismo, vorrei additare quale ostacolo allo sviluppo l’indifferenza, che finisce per convertire le realtà fiorenti in lande deserte", ha detto. Il papa ha poi aggiunto: "Lo sviluppo puramente utilitaristico non dà progresso reale e duraturo" perché "l'indifferenza impedisce di vedere la comunità umana oltre i guadagni e il fratello al di là del lavoro che svolge".

Infine, Francesco ha voluto incoraggiare gli Emirati Arabi Uniti ad andare avanti nel cammino di tolleranza intrapreso e si è auspicato un simile percorso anche "in tutta l’amata e nevralgica regione mediorientale". Ai 700 leader presenti, infine, il Pontefice ha ricordato la responsabilità che spetta alle religioni, quella di "contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore dell’uomo". Come farlo? Per Bergoglio, in nome della fratellanza umana, i rappresentanti religiosi sono chiamati a "bandire ogni sfumatura di approvazione dalla parola guerra".

Un appello raccolto e rilanciato anche nel discorso del grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayeb. Quest'ultimo ha accompagnato il papa in tutte le tappe previste nella giornata di ieri,  ricevendolo nella moschea dedicata a Zayed e presentandogli poi i membri del Muslim Council of Elders. Anche lo sceicco egiziano, considerato da molti la massima autorità religiosa per i sunniti, al Founder's Memorial ha pronunciato parole di pace, invitando i musulmani del Medio Oriente ad "abbracciare i cittadini cristiani ovunque".

Rivolgendosi ai seguaci di Cristo, invece, il grande imam siete cittadini ha detto: "Voi non siete minoranza. Siete cittadini con pieni diritti e responsabilità". Al-Tayeb ha anche invitato gli immigrati di fede islamica nelle nazioni occidentali ad integrarsi nelle società che li hanno accolti. Queste linee guida condivise hanno contraddistinto anche il contenuto del documento “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune” firmato dai due leader religiosi in occasione dell'Incontro. Nel testo viene espressa la convinzione che "tra le più importanti cause della crisi del mondo moderno vi siano una coscienza umana anestetizzata e l’allontanamento dai valori religiosi, nonché il predominio dell’individualismo e delle filosofie materialistiche che divinizzano l’uomo e mettono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti".

Inoltre, viene denunciato quel "deterioramento dell’etica" di cui è portatore il progresso in mezzo a diversi aspetti positivi e che "condiziona l’agire internazionale" comportando "un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità". Questa situazione è spesso all'origine di quel senso di frustrazione che può far cadere, viene scritto nel documento, "nel vortice dell’estremismo ateo e agnostico, oppure nell’integralismo religioso, nell’estremismo e nel fondamentalismo cieco, portando così altre persone ad arrendersi a forme di dipendenza e di autodistruzione individuale e collettiva". 

Dunque, un richiamo comune di fronte ai pericoli derivanti dalla marginalizzazione della religione nelle società, non di rado fonte di estremismi anche opposti ma comunque deleteri.

Un argine contro certe derive è rappresentato dall'istituto della famiglia che però sta subendo nell'età contemporanea un attacco senza precedenti. La dichiarazione ne parla in questi termini: "E' evidente a questo proposito quanto sia essenziale la famiglia, quale nucleo fondamentale della società e dell’umanità, per dare alla luce dei figli, allevarli, educarli, fornire loro una solida morale e la protezione familiare. Attaccare l’istituzione familiare, disprezzandola o dubitando dell’importanza del suo ruolo, rappresenta uno dei mali più pericolosi della nostra epoca".

Parole, dunque, che segnalano una sensibilità comune su questo tema sia nel mondo cattolico che in quello musulmano. Nel documento firmato dal papa e dal grande imam si riscontra anche per una presa di posizione netta sul terrorismo, che non lascia spazio ad ambiguità: "La protezione dei luoghi di culto – templi, chiese e moschee – è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali. Ogni tentativo di attaccare i luoghi di culto o di minacciarli attraverso attentati o esplosioni o demolizioni è una deviazione dagli insegnamenti delle religioni, nonché una chiara violazione del diritto internazionale".

Un paragrafo particolarmente importante se si tiene conto del fatto che la strategia bellica di gruppi come l'Isis e Al Qaeda in questi anni ha puntato molto sulla distruzione sistematica di luoghi di culto cristiani, ma anche sciiti e buddisti. Poi, nel testo si ribadisce la necessità di distinguere tra chi professa un credo religioso e chi se ne serve per spargere odio e morte: "Il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone (...) non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale".

Non viene dimenticato neppure un passaggio sui diritti delle donne, affermando che è "un’indispensabile necessità riconoscere" loro il pieno accesso "all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici". Occorre, inoltre, lavorare "per liberarla dalle pressioni storiche e sociali contrarie ai principi della propria fede e della propria dignità", proteggendola "dallo sfruttamento sessuale e dal trattarla come merce o mezzo di piacere o di guadagno economico".

Con la firma in calce a questo documento, papa Francesco e il grande imam Ahmed al-Tayeb prendono l'impegno di portare i punti ivi contenuti al cospetto delle autorità internazionali e regionali al fine di promuoverne la traduzione in testi legislativi. Questa dichiarazione, segno di una cooperazione destinata a continuare, viene presentata, dunque, come simbolo "dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci e per vivere come fratelli che si amano".