Natale, la quinta candela: si accenda la luce della nostra fede
La fede è la luce che più di ogni altra si deve accendere a Natale. È la fede di Maria che inginocchiata prega senza guardare il figlio. Guarda oltre. Forse pensa a noi che lontani dalla Parola e dalla Carne di questo Bimbo, vaghiamo nel buio dei monti di Basan e non ci accorgiamo che sul monte di Dio splende l’argento vivo di una vita che non muore. Nell'opera di Lucas Cranach il vecchio c'è l'augurio per tutti noi.
Sarà perché i bambini sono così vilipesi, presi di mira per abusi, vittime del ballottaggio tra madri e padri con relativi nuovi partner, così smodatamente ed egoisticamente cercati, e insieme così aborriti da essere soppressi dentro e fuori dal grembo materno; sarà per tutto questo e forse per altro ancora che questa natività mi ha colpito.
Lucas Cranach il vecchio, simpatizzò per la riforma luterana, eppure le sue Madonne sono indimenticabili e alcune Natività piene di calore. Come questa.
In quel giorno rialzerò la capanna di Davide: la citazione di Amos è chiara. Le rovine della casa davidica fanno da cornice alla Sacra Famiglia che, tuttavia, proprio tra esse ha trovato riparo. Sulle rovine è cresciuto un albero segno di speranza per una vita che trionferà sopra quei ruderi, ma segno anche di quel legno sul quale verrà, di lì a breve, appeso il Redentore. Tutto come avevano detto i profeti eppure tutto da scoprire, da intuire, da credere.
Il Redentore è lì, paffuto e roseo come milioni di bambini che vengono al mondo, i suoi genitori hanno visi e posture tanto familiari, da sembrare proprio due comuni bavaresi.
Tutto il resto però dice altro. Dice che qualcosa di grande è accaduto. Come canta con una precisione inaudita il salmo 67:
Non restate a dormire nei recinti!
Splendono d'argento le ali della colomba, di riflessi d'oro le sue piume.
Sì, non hanno potuto dormire nei recinti, né le pecore, che all’orizzonte non si vedono più ma è rimasto solo un cane con l’ultimo pastore; né i pastori che si sono affrettati qui tra i monti di Betlemme. E hanno visto ciò che era cantato:
Quando disperdeva i re l’Onnipotente, nevicava sul Salmon.
Montagna eccelsa è il monte di Basan, montagna dalle alte cime è il monte di Basan.
Perché invidiate, montagne dalle alte cime, la montagna che Dio ha desiderato per sua dimora?
Il Signore l’abiterà per sempre.
Nevica, è vero, sulle alte cime e in quel silenzio notturno che avvolge tutte le cose (cfr Sap. 18, 14), i potenti sono sconfitti e già tremano per la visita di un nuovo Re. Tre pastori, invece, sono accorsi, si affacciano oltre le rovine e vedono un tripudio di angeli sulle cui ali splende l’argento. Sono angeli piccoli e festosi e sembrano essi la neve che scende dall’alto, su questi Monti Santi.
Da par suo il bambino giace su una mangiatoia di pietra che pare un altare, anzi forse a ben vedere è un altare. Un altare di pietra per dire che ora la Roccia è qui, in mezzo a noi nella fragilità della carne. Ma è ancora il salmo 67 a rivelare il nome del Redentore:
Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appartengono le porte della morte.
Sì, lui è Jeshua: il Salvatore. San Giuseppe sta per rifornire quella culla sacrificale di paglia, ma si arresta quasi sorpreso dai segni: sopra la culla-altare ecco un telo, un telo sindonico di lino bianco come il telo che avvolgerà il corpo di Gesù nell’ora della morte. Nel deporre a terra la paglia Giuseppe ci permette di vedere una lampada. Con i suoi quattro scomparti anch’essa getta a terra e sull’altare quattro coni d’ombra che formano una croce.
Mi piace paragonare questa lampada alla quinta candela, quella della notte di Natale, quella che reca la fiamma della fede. Senza fede non si può leggere un’opera così, resta muta. Senza fede però non si può leggere neppure la nostra vita e tanto meno la nostra anima.
Insomma, la fede è la luce che più di ogni altra si deve accendere a Natale. È la fede di Maria che inginocchiata prega senza guardare il figlio. Guarda oltre. Forse pensa a noi che lontani dalla Parola e dalla Carne di questo Bimbo, vaghiamo nel buio dei monti di Basan e non ci accorgiamo che sul monte di Dio splende l’argento vivo di una vita che non muore.
Che si possa salire anche noi su questo monte e accendere nel cuore la quinta candela della fede cosicché liberati dal buio e stretti a una Presenza ci sia dato di vedere.