Nasce la Casa di Chiara, un aiuto per le gravidanze difficili
Ascolta la versione audio dell'articolo
Inaugurata nella capitale, su iniziativa di Pro Vita e della fondazione Il Cuore in una Goccia, “La Casa di Chiara”, un appartamento per accogliere fino a tre famiglie con gravidanze complicate. Un’idea ispirata dall’esempio della Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo.
«È come se la vita avesse bisogno di un’enorme sala parto, un enorme luogo, non fisico, dove dare e ricevere amore. In piccolo tutto ciò accade con questa struttura, la cui realizzazione ha sicuramente richiesto quella che io chiamo la “testardaggine dell’amore”». Con queste parole monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, ha presentato “La Casa di Chiara”, un’opera voluta fortemente da Pro Vita & Famiglia e dalla fondazione “Il Cuore in una Goccia” e appena inaugurata nella capitale, nel solco del carisma spirituale della Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo (1984-2012).
Morta in odore di santità nel 2012, a soli 28 anni, Chiara ha accompagnato serenamente tra le braccia del Padre eterno i primi due figli, morti poco dopo la nascita a causa di gravi patologie. Durante la sua terza gravidanza, scopre di avere un carcinoma alla lingua, ma sceglie di rimandare le cure chemioterapiche per non nuocere alla salute del suo terzogenito, Francesco, nato sano il 30 maggio 2011. Il tumore quindi si estenderà, portandola alla morte. «Conoscevo molto bene Chiara, la sua famiglia, oggi qui presente, e ho vissuto con estrema vicinanza e dolore quando ci ha lasciati il 13 giugno 2012 – racconta Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia – e fu proprio da quel momento che nacque il nostro impegno per la vita e fu fondata Pro Vita, ispirata dalle virtù di amore e perseveranza di Chiara». Ancora una volta, aggiunge Brandi, la Serva di Dio «ci ha ispirato nel dedicare a lei questa Casa, che vuole dare una risposta assistenziale, psicologica, medica e anche spirituale, quindi un’alternativa concreta all’aborto ricercata da tante famiglie che desiderano accogliere i propri bambini nonostante la patologia».
La Casa di Chiara è un appartamento a Roma, pensato per ospitare e assistere gratuitamente famiglie e soprattutto madri che, affrontando gravidanze con patologie prenatali che compromettono la salute del nascituro o anche la propria, sono costrette a trasferirsi nella capitale anche per lunghi periodi per affrontare terapie specialistiche e operazioni chirurgiche intrauterine particolarmente delicate. «L’idea è arrivata dalla necessità di dover usufruire di questi servizi, avendo noi come famiglia vissuto un’esperienza di gravidanza patologica, accompagnando nostro figlio nei difficili momenti postparto, fino alla sua salita in cielo», testimonia Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, il quale aggiunge nello specifico che tale Casa potrà ospitare fino a tre nuclei familiari per periodi variabili, a seconda delle necessità. Il fabbisogno in materia è piuttosto elevato se si pensa che «solo nell’ultimo anno oltre il 79% delle richieste di assistenza giunte su Roma proveniva da famiglie residenti fuori dalla regione Lazio, per trattare patologie prenatali molto serie come: malformazioni strutturali, sindromi polimalformative, cromosomopatie (Trisomia 18, 21 e 13), linfangiomatosi e cardiopatie», osserva ancora Coghe, evidenziando il coinvolgimento concreto di Pro Vita & Famiglia «nella gestione quotidiana dell’appartamento e nell’assistenza quotidiana alle famiglie con le spese delle utenze, telefonia, per le necessità giornaliere, l’accesso ai servizi pubblici e proposte di intrattenimento educativo e ludico per eventuali altri figli».
Presente all’inaugurazione anche Giuseppe Noia, professore associato di Medicina prenatale all’Università Cattolica: «Come fondazione “Il Cuore in una Goccia” – ha detto Noia, presidente della fondazione stessa – abbiamo accolto con gratitudine l’iniziativa di fornire sostegno e aiuto alle famiglie con gravi patologie fetali che da tutta Italia si rivolgono a noi per essere affiancate e accompagnate. I nostri servizi sociosanitari non si fermano alla sola risposta medico-clinica-scientifica, ma abbracciano la coppia, la famiglia con tutta un’altra serie di supporti solidali: consulenze ed assistenza medico-scientifica insieme a una rete familiare e testimoniale e a un’assistenza spirituale che viene completata dal supporto psicologico e quando necessario anche economico. Una medicina, dunque, fatta di aiuti concreti che serve la vita fragile e produce tracciati di speranza».
Nel corso della presentazione del progetto, sono intervenuti tra gli altri Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; Massimiliano Maselli, assessore all’Inclusione Sociale e delegato personale del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca; Simona Baldassarre, assessore alla Cultura, Pari Opportunità, Politiche giovanili e della Famiglia e Servizio civile della Regione Lazio; Enrico Petrillo, il marito di Chiara, e Maria Anselma e Roberto Corbella, genitori della Serva di Dio.
Nel messaggio inviato agli organizzatori, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, parla di «un modello da seguire e valorizzare». «Proteggere la vita è un dovere di tutti», ha sottolineato il viceministro Bellucci, che ha espresso anche la vicinanza e gratitudine del Governo e della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, osservando come «questa iniziativa sia la concretizzazione del diritto di ciascuna vita ad essere protetta, con attenzione, soprattutto quando è in uno stato di fragilità».