Narni, città di devozione francescana
Nel febbraio 1213 San Francesco giunse a Narni, dove si stabilì per predicare e operare miracoli e dove fondò un eremo. Qui sono rimasti il Sacro Speco, il Santuario e la chiesa intitolata a Francesco dopo la sua morte.
Era, presumibilmente, il febbraio 1213 quando San Francesco giunse a Narni, nella bassa Umbria, su invito del vescovo Ugolino fortemente preoccupato del diffondersi dell’eresia catara. Vi si fermò parecchi giorni, il tempo necessario per predicare con entusiasmante fervore, operare miracoli e fondare un eremo nel punto in cui, attorno all’anno Mille, si era già insediata una piccola comunità di Benedettini.
All’epoca questo luogo era noto come Eremo di S. Urbano e comprendeva alcune grotte e l’Oratorio di San Silvestro. Il Santo di Assisi amava ritirarsi in preghiera in una fenditura nella roccia che scende verticalmente verso la vallata per circa sessanta metri. Qui, al Sacro Speco, uno dei più mistici luoghi francescani e il più antico della Valnerina, i frati costruirono per lui una celletta, dove in una teca di vetro ancora si conservano i legni da lui utilizzati come giaciglio e un piccolo oratorio.
Percorrendo il Viale del Perdono si arriva al Santuario, sviluppatosi successivamente grazie a San Bernardino da Siena, il cui ingresso è presidiato da una piccola chiesa tardo cinquecentesca ad un solo ambiente con un coevo crocifisso ligneo e un semplice tabernacolo. Dal chiostro quattrocentesco si accede all’antica cappella benedettina di San Silvestro dove recenti restauri hanno riportato alla luce gli affreschi del Cristo in Croce con Maria e figure di Santi (XIV sec.) Dietro l’abside sorge il pozzo da cui fu attinta l’acqua che Francesco trasformò in vino, come raccontano i Fioretti e Tommaso da Celano, autore di due biografie del Santo.
Dopo la morte di Francesco, nel 1226, i cittadini di Narni, per la profonda devozione nutrita nei suoi confronti e in memoria del suo soggiorno, vollero costruire nel centro del paese una chiesa a lui intitolata. Un ricco portale ad archi concentrici consente l’accesso all’interno a tre navate divise da pilastri cilindrici affrescati e aperto, su ciascun lato, in cinque cappelle. Tra queste la Cappella degli Eroli si caratterizza per l’architettura quattrocentesca e la ricchezza della decorazione a fresco. Quest’ultima venne eseguita, probabilmente dopo il 1461, dal pittore folignate Pier Antonio Mezzastris, come sembra confermare la firma che compare nella scena de "Il Sogno di Innocenzo III". Il maestro, allievo del più celebre Benozzo Gozzoli, realizzò l’intero ciclo francescano con episodi della vita di Francesco, da una parte, e della vita di San Bernardino dall’altra. Anche in Sacrestia si possono ammirare pareti e volte affrescate da Alessandro Torresani con le scene dell’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, le Nozze di Cana e il Redentore (XVI sec.) .