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VIOLENZA

Mutilazioni genitali femminili anche in Europa (e in Italia)

Il 6 febbraio è la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Diffuse soprattutto in Africa, sono atti di violenza tradizionali che lasciano spesso danni permanenti alle decine di milioni di donne che le subiscono. Qualche passo avanti si è fatto per limitare la pratica. Ma si stanno diffondendo anche in Europa, compresa l'Italia, al seguito dell'immigrazione.

Vita e bioetica 05_02_2022
La Giornata internazionale contro le MGF

Il 6 febbraio, ogni anno, ricorre la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf tolleranza zero), istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2012 allo scopo di intensificare e organizzare gli sforzi per eliminare questa pratica. Quattro anni prima due agenzie Onu, il Fondo per la popolazione (Unfpa) e il Fondo per l’infanzia (Unicef) avevano avviato il più grande progetto internazionale mai tentato contro le Mgf, con il coinvolgimento di 17 Paesi, e nel 2015 la loro totale eliminazione è stata inserita negli Obiettivi di sviluppo sostenibile, un ambizioso programma di interventi in ambito sociale, ambientale ed economico articolato in 17 obiettivi e 169 traguardi che le Nazioni Unite si prefiggono di realizzare entro il 2030.

Dei passi avanti sono stati fatti. Secondo l’Unfpa, nei 30 Paesi in cui si praticano Mgf, le bambine che le subiscono sono passate da una su due nel 2000 a una su tre nel 2017. Tuttavia nei 25 Paesi in cui le Mgf sono più diffuse dal 2015 al 2030 si calcola che verranno inflitte a circa 68 milioni di bambine, a meno che non si mettano in atto interventi rapidi e coordinati. Nel solo 2022 si stima che le bambine a rischio saranno in tutto 4,2 milioni. Ormai mancano solo otto anni al 2030 ed è chiaro che l’eliminazione totale non sarà raggiunta per quella data, forse neanche lontanamente.  Quei 30 Stati presentano tassi di crescita demografica elevati e questo porta a un aumento del numero di bambine che saranno mutilate. L’Unfpa inoltre ha considerato le conseguenze negative della pandemia di Covid-19 che ha costretto a ridurre e in certi casi interrompere i programmi di prevenzione e le campagne di sensibilizzazione e a chiudere per periodi anche lunghi le scuole che svolgono una utile azione di monitoraggio, almeno dove ci sono insegnanti contrari alla pratica e disposti a intervenire per proteggere le allieve. Per questo, da adesso al 2030, potrebbero essere due milioni in più le bambine sottoposte a Mgf.

Si ricordi che per mutilazioni genitali femminili si intendono tutti gli interventi che provocano alterazioni e lesioni dell’organo genitale femminile per motivi non medici. Le tre più diffuse – clitoridectomia, escissione e infibulazione – hanno la funzione istituzionalizzata di controllare la vita sessuale delle donne allo scopo di garantire che generino figli solo per l’uomo e per la famiglia a cui apparterranno per matrimonio. Spesso sono associate a due altre istituzioni: il matrimonio combinato, che affida alle famiglie il compito di decidere con chi i figli si possono e devono sposare; e il prezzo della sposa, che comporta per gli uomini e per le loro famiglie l’onere di corrispondere beni in natura e denaro alla famiglia della donna chiesta in moglie, a risarcimento delle risorse impiegate per crescerla e a compenso per la risorsa produttiva e riproduttiva che la famiglia cede. Nelle società che praticano le Mgf nessuno è disposto a sposare una ragazza non mutilata e tanto meno a pagare il prezzo della sposa.

Le Mgf sono diffuse in numerosi Stati africani e in alcuni mediorientali. Ma da tempo, alla trentina di Paesi in cui sono presenti da secoli e in cui sono considerate tradizioni inviolabili, vanno aggiunti quelli, in altri continenti, in cui sono state importate da persone emigrate che non intendono rinunciare a praticarle. Complessivamente si ritiene che oggi nel mondo ci siano circa 200 milioni di donne che hanno subito Mgf. In Europa sono presenti almeno in 13 Stati, inclusa l’Italia. Secondo dati forniti dal Parlamento europeo, si ritiene che nel nostro continente vivano circa 600mila donne vittime di Mgf e 180mila a rischio di subirle. In Italia, secondo una ricerca condotta nel 2019 dall’Università Milano Bicocca e dal Dipartimento pari opportunità, le donne mutilate sono 87.600, 7.600 delle quali minorenni. Più di metà sono originarie di tre Paesi africani: Nigeria, Egitto e Senegal. Le bambine più a rischio di subirle sono quelle somale e sudanesi. La ricerca comprendeva anche interviste a un campione di donne immigrate per conoscere la loro opinione. Si sono dichiarate a favore delle Mgf il 9,4% delle donne intervistate (il 97% delle quali mutilate). Il 24,7%  ha dichiarato di non contrastare la pratica, pur credendo in essa, in quanto libera scelta personale. Il 17,6% si è detto indifferente, né la contrasta né la sostiene.

La legge italiana sanziona le Mgf in quanto atti di violenza grave con aggravanti e ciononostante a partire dagli anni Novanta del secolo scorso sono state inflitte a migliaia di bambine, in Italia oppure nei Paesi di origine. Per questo si è avvertita la necessità di una legge ad hoc e nel dicembre del 2005 il Parlamento ha approvato una legge composta da nove articoli contenti misure per prevenire, contrastare e reprimere le Mgf, le cui disposizioni si applicano anche quando il fatto è commesso all’estero. 

Eseguite, come succede nella maggior parte dei casi, da persone senza una preparazione medica, senza anestesia, in ambienti settici, con strumenti inappropriati e non sterili, le Mgf comportano nell’immediato il rischio di morte per setticemia e dissanguamento e, per chi sopravvive, danni permanenti spesso maggiori delle lesioni inflitte intenzionalmente. Le donne mutilate di frequente soffrono di infezioni e per tutta la vita ne risentono la loro vita sessuale, la loro salute riproduttiva e non di rado anche quella mentale. Far eseguire gli interventi da personale sanitario in condizioni sicure riduce, ma non elimina certo le conseguenze negative. Si guarda pertanto con preoccupazione alla recente tendenza a medicalizzarle. Le Mgf restano gravi, inaccettabili violazioni dei diritti umani.