Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Francesco Saverio a cura di Ermes Dovico
doppiopesismo religioso

Mostra Carpi e Amica chips: la differenza la fa il vescovo

Ascolta la versione audio dell'articolo

I casi blasfemi di Amica chips e mostra Gratia plena hanno molti elementi in comune. Ma una differenza sostanziale: il ruolo giocato dal vescovo di Carpi che ha influenzato media e istituzioni. 

Editoriali 13_04_2024

Differenze e analogie tra il caso Amica chips e quello della mostra blasfema di Carpi. La prima grande differenza è che lo spot che ritraeva una blasfema parodia dell’Eucarestia per invogliare a comprare le patatine è stato fermato dal Comitato di controllo dell'Istituto di autodisciplina pubblicitaria (IAP) e ora è stata cancellata la sua programmazione sulle tv nazionali; la mostra Gratia Plena del pittore Andrea Saltini, invece, non è stata sospesa neppure dopo la denuncia presentata da alcuni fedeli indignati per le immagini esposte che ritraggono Gesù Cristo, la Maddalena e la Madonna in contesti a dir poco sacrileghi.

Eppure, le analogie tra i due casi sono evidenti.

Entrambi hanno guadagnato la notorietà mediatica grazie alle proteste via social dei fedeli. Nulla di organizzato né premeditato, una spontanea manifestazione social a cui poi si sono uniti anche tentativi concreti e pubblici di riparare l’offesa, con preghiere nel caso di Carpi e rimostranze legali (vedi l’azione di Simone Pillon) nel caso di Amica chips.

In entrambi, poi, c’è un interesse particolare che utilizza il divino, il sacro, come pretesto per comunicare: uno con un linguaggio commerciale finalizzato a vendere, l’altro è un linguaggio artistico che non si sa bene a che cosa sia finalizzato, dato che i curatori hanno spiegato in tutte le salse che non si tratta di arte sacra, ma arte contemporanea a soggetto religioso, definizione quanto mai astrusa e nebulosa per dire tutto e il contrario di tutto, ma comunque finalizzata ad un interesse: vendere le opere e fare discutere.

In tutte e due le iniziative c’è un disperato tentativo di giustificare oltre ogni evidenza una lettura arbitraria di ciò che, ontologicamente, sono l’Eucarestia e la Crocifissione: Saltini ripete di non voler offendere, ma rivendica il suo diritto alla libertà di espressione che lo porta anche a stravolgere di significato e iconografia le verità della fede cristiana; mentre i vertici della diocesi modenese, pur confermando la mostra, ammettono imprudenze e equivocità di lettura; i creatori dello spot Amica chips, hanno ribadito nel loro comunicato di non aver voluto offendere la fede: «Non era – e non è – nostra intenzione, come contestato dallo IAP, offendere le convinzioni morali, civili e religiose» per poi ammettere che «effettivamente è stato fonte di dissacrazione, utilizzando proprio il cuore identificativo più profondo del cattolicesimo». Insomma: in tutti e due i casi l’intento provocatorio è adombrato come possibilità o come ricaduta, in ogni caso viene comunque ammesso, ma giustificato.

Sempre per tutti e due i casi lo stesso intento provocatorio è scusato dalla buona fede, dalle buone intenzioni, diciamo. «Chi? Noi blasfemi?», sembrano dire tanto la diocesi di Carpi quanti i creatori di Amica chips -. «Ma no, dovete guardare con occhi limpidi», oppure «sappiate che non abbiamo mai voluto irridere il profondo senso dell’Eucarestia, il messaggio dello spot è di purezza», ha detto il creativo della pubblicità.

In entrambi i casi, poi, sono stati i fedeli a sollevare critiche e a dire di essersi sentiti feriti nei loro sentimenti, cosa che poi l’autorità nel caso di Amica chips ha provveduto a riconoscere mentre nel caso di Carpi, invece, non ha prodotto nulla di concreto.

Ecco, dunque, la grande differenza che segna i due episodi di cronaca: in uno abbiamo avuto una sospensione dettata da un intervento diciamo “laico” come appunto è lo IAP, a Carpi invece stiamo assistendo ad una vera e propria resistenza della Diocesi che, nonostante il caso creatosi, resiste arroccata nel difendere la mostra con tentativi ormai al limite del ridicolo.

Solo che nel caso Amica chips abbiamo avuto una retromarcia, nel caso di Carpi invece abbiamo avuto in più la stigmatizzazione dei fedeli che ancora oggi vengono definiti dai giornali «ultracattolici» e «violenti», le loro preghiere «aggressive» e non solo perché uno sconosciuto ad un certo punto ha preso un coltello e ha tagliato la tela e aggredito il pittore, dato che questo sminuire la protesta da parte dei media e delle istituzioni avveniva anche prima dell’aggressione.

C’è una cosa che a Carpi è successa e non è successa nel caso di Amica Chips: il coinvolgimento dell’autorità ecclesiastica. É bastato che il vescovo o chi per lui dicessero che l’intento della mostra non fosse blasfemo per anestetizzare tutti, ricacciare il sospetto nel cassetto delle polemiche da ultracattolici di serie B.

La ferma intenzione del vescovo Erio Castellucci di non cedere un solo millimetro di terreno di fronte alle critiche, si è riflessa ovviamente anche su Avvenire che ha ricoperto la mostra di lodi sperticate e proseguito nella caccia all'"ultracattolico". Più per ordini di scuderia visto che Castellucci è il numero due della Cei, che per convizione. Infatti, quando è scoppiato il caso Amica chips, il quotidiano dei vescovi, pur non spingendo troppo l'acceleratore, si è schierato senza esitazioni dalla parte dei fedeli feriti. Una distonia questa che porta il peso esercitato dall'autorità ecclesiastica secondo un clericalismo ormai consueto. 

Il peso dell’autorità ecclesiastica, committente della mostra e dunque coinvolta direttamente, ha esercitato un deterrente formidabile per i giornali e l’autorità inquirente. Eppure, il cosiddetto popolo che protestava era lo stesso che ha reagito per Amica chips. Ma i giornali si sono accontentati di accettare il fatto che se per la Diocesi quei quadri non sono blasfemi, allora la blasfemia non c’è, con buona pace dei fedeli, del popolo e del sentimento religioso effettivamente ferito.

Il fatto è che non è la Diocesi che decide che cosa sia blasfemo o no, diversamente nel caso di Amica chips non sarebbe successo nulla dato che nessun vescovo si è mosso pubblicamente contro lo spot. Non è l’autorità ecclesiale che asserisce l’effettivo ferimento del sentimento popolare, il quale è riconosciuto dal legislatore come autonomo dall’autorità ecclesiale. Così come non serve il vescovo per dire che una cosa è blasfema. Basta il popolo, bastano i fedeli organizzati, basta quello che viene definito comunemente il sensus fidei popolare, che, piaccia o no, esiste ancora e ha una sua legittimità che il legislatore riconosce.

Non riconoscendo che a Carpi, qualcosa nel sensus fidei si è rotto e anzi, addossando tutta la colpa ai fedeli, il vescovo si è messo così da ostacolo all’effettiva affermazione dei diritti dei fedeli, riducendo la portata dalla loro protesta e adombrando la sincerità di una manifestazione genuina l’ha trasformata in un atto eversivo.



vilipendio

Amica Chips, uno spot sulla libertà di offendere i cattolici

Dileggiare l'Eucaristia per vendere patatine: una parodia della fede cattolica che mai riserverebbero ad altre religioni. Verso le quali prevalgono invece tolleranza... e vigliaccheria.

carpi

Riapre la mostra, la Diocesi ammette: «Imprudenze e quadro equivoco»

08_04_2024 Andrea Zambrano

Riapre dopo il danneggiamento la mostra blasfema di Carpi. Esposto il quadro tagliato e imbrattato, ma del vandalo non c'è traccia. Ai Rosari di riparazione ha risposto un sit-in per l'artista. La Diocesi non sa come uscire dall'impasse: «Ammettiamo che il San Longino sia equivoco, ci sono state imprudenze».

MUSEO DIOCESANO

La mostra blasfema genera mostri: aggredito l'artista a Carpi

29_03_2024 Riccardo Cascioli

Condanna unanime e incondizionata per l'aggressione avvenuta nella sede della controversa mostra nel Museo diocesano di Carpi, dove un uomo ha vandalizzato la tela più contestata e ferito l'artista Andrea Saltini. Lo sciacallaggio di Avvenire.
DOSSIER: La mostra blasfema di Carpi

carpi

Mostra blasfema o libertà di espressione? La parola al giudice

27_03_2024 Andrea Zambrano

Dopo le denunce dei fedeli, la Procura di Modena ha già chiesto al Gip l'archiviazione perché le opere di Saltini sono frutto della «libertà di espressione». I legali annunciano battaglia: «Il punto è l'offesa dentro un luogo sacro». Pro Vita & Famiglia raccoglie 30mila firme e chiede alla Santa Sede di intervenire.

carpi

Mostra blasfema, c'è una denuncia penale. E la Diocesi elogia l'artista

15_03_2024 Andrea Zambrano

Mostra blasfema di Carpi: il Comitato Quanta Cura presenta una denuncia in Procura per violazione dell'articolo 403 (vilipendio a confessione religiosa). Lo stesso fanno alcuni fedeli romagnoli. Ma la Diocesi elogia l'artista, ateo, inserendolo dentro un percorso sinodale e accusando i fedeli feriti di violenza sfacciata e di rompere la comunione.

CARPI

Mostra blasfema, i fedeli riparano lo scandalo difeso dal loro vescovo

11_03_2024 Julio Loredo

Più di cento davanti alla chiesa di Sant'Ignazio di Carpi per pregare davanti alla mostra Gratia plena. Per la prima volta i fedeli riparano un atto blasfemo difeso dalla loro stessa diocesi e dal loro stesso vescovo. Ed è solo l'inizio: le preghiere proseguiranno ancora.  

IL CANONISTA

Mostra blasfema, Comotti: «Ascoltare il popolo, basta clericalismo elitario»

08_03_2024 Andrea Zambrano

«Basta con il clericalismo elitario: se il sensus fidei dice che è blasfema, allora quell’opera non deve stare in una chiesa». La mostra di Carpi tiene banco al convegno internazionale di diritto canonico di Venezia davanti al patriarca Moraglia. Il professor Comotti alla Bussola: «L'arte sacra deve approfondire la fede, non ferirla». 

il caso di carpi

Il vescovo difende la mostra blasfema e dà la colpa ai fedeli

05_03_2024 Andrea Zambrano

Dopo il nostro articolo sulla mostra blasfema, curia di Carpi tempestata da un mail bombing senza precedenti. La diocesi guidata dal vescovo Castellucci nega la blasfemia e difende la mostra "Gratia plena" nella chiesa del museo diocesano invitando a guardare il quadro senza pregiudizi e con «sguardo limpido». Ma che si tratti di una provocazione era già stato ammesso dalla guida. 

carpi

Una mostra blasfema nella chiesa del vescovo. E la chiamano arte

04_03_2024 Andrea Zambrano

Nella chiesa del museo diocesano di Carpi una mostra di un artista locale suscita reazioni indignate: blasfemi i quadri con Gesù, la Madonna e la Maddalena. La Bussola ha visto le opere, la guida ammette la provocazione. Ma c'è l'inganno dei curatori diocesani che spacciano per arte sacra dei sacrilegi. Il vescovo Castellucci dovrà risponderne.