Monaci WiFi a San Pietro. «Uniti, nell’ascolto di Dio»
Monastero WiFi, capitolo III. L’appuntamento è il 2 ottobre alla Basilica di San Pietro, per una giornata di preghiera e di catechesi a tema. «C’è il bisogno di incontrarsi», tanto più dopo le difficoltà legate al Covid, per ascoltare parole di Salvezza e pregare «in unità con le voci di tante anime della Chiesa». La Bussola intervista Costanza Miriano.
Anno 1221 dopo Cristo, siamo nei giorni di Pentecoste: un ‘esercito’ di tremila francescani si riunisce ad Assisi per il capitolo generale convocato da san Francesco e che passerà alla storia come il “Capitolo delle stuoie”, per via dei religiosi - tra cui un giovane portoghese ancora sconosciuto (sant’Antonio di Padova) - accampati in capanne fatte appunto di stuoie. Città del Vaticano, otto secoli più tardi: tremila laici (o forse di più?), novelli ‘monaci’ nel mondo, si riuniscono per il terzo capitolo del Monastero WiFi. Cambiano i tempi, i modi e le persone, ma rimane un desiderio comune: riunirsi, in ascolto di Dio, e fare la Sua volontà nella vita quotidiana.
La data dell’incontro è il 2 ottobre (memoria dei Santi Angeli Custodi), ideale perché cade di sabato e «perché speravamo che fosse una data ancora senza chiusure per il Covid». Il luogo: la Basilica di San Pietro. «Tutti penseranno che abbiamo chissà quali conoscenze in alto… ma io ho scritto semplicemente un’email all’indirizzo di una segreteria dove non conoscevo nessuno. Quindi per noi è evidente che il Signore benedice quest’opera». A parlare è Costanza Miriano, nota giornalista e scrittrice, che con le sue infaticabili amiche sta curando ancora una volta la macchina organizzativa del Monastero Wi-Fi.
Sarà una giornata di preghiera, con catechesi a tema (vedi locandina in fondo per il programma completo e il blog della Miriano per tutti gli ulteriori dettagli). Si inizierà con le Lodi, a seguire le catechesi - tra la mattina e il pomeriggio - di cinque diversi sacerdoti (monsignor Antonio Grappone, padre Maurizio Botta, mons. Pierangelo Pedretti, don Massimo Vacchetti, don Luigi Maria Epicoco), alle 12.30 la Santa Messa celebrata da don Fabio Rosini, e in chiusura l’adorazione eucaristica (dalle 15.15), con don Vincent Nagle.
La Bussola ha intervistato Costanza Miriano.
È il terzo capitolo del Monastero Wi-Fi, come procedono i preparativi?
In modo frenetico. Perché la Basilica di San Pietro è un’occasione meravigliosa, ma ovviamente ci sono tante autorità da avvisare, e questa è la parte gravosa. Questo incontro è un segno importante di unità, per molti. Non possiamo nasconderci che è in generale un periodo complicato, e in particolare per le difficoltà legate al virus. Il Monastero è un messaggio molto rincuorante per tante persone, e cioè che comunque la Chiesa è unita, presente.
Quanti sono gli iscritti finora?
Al momento sono tremila, poi c’è sempre qualcuno che rinuncia, ma anche tanti che si iscrivono all’ultimo minuto.
È un record per voi del Monastero WiFi, giusto? Come ve lo spiegate?
Sì, è un record, e proprio per i numeri di quest’anno abbiamo dovuto ‘bussare’ a San Pietro. Tante persone hanno già il loro cammino, la loro appartenenza e hanno meno bisogno della realtà del Monastero; però ce ne sono anche tante altre che sono sole, il nostro cuore materno si preoccupa soprattutto di loro. Ci hanno chiesto molte volte di definirci, ma noi non sappiamo farlo, perché non siamo un movimento, non vogliamo inventare niente di nuovo, vorremmo essere quelle che accolgono e accompagnano le pecore che si sentono un po’ smarrite. Poi, noi siamo molto convinte di questa distinzione dei ruoli - maschile e femminile - anche dentro la Chiesa. L’uomo, dal Santo Padre in giù, ha il munus petrino, il compito della guida, della catechesi, di custodire e trasmettere la dottrina; noi donne, diciamo dietro le quinte, ci adoperiamo per invitare le persone che hanno bisogno. La facciamo, tanta fatica, con Monica e tutte le altre persone che stanno lavorando nell’ombra, perché vogliamo aiutare la gente a trovare un posto dove stare, a chi affidare i figli, dove mangiare, dove parcheggiare. Perciò il Monastero ha questo stile un po’ materno, accogliente.
La Chiesa oggi fa fatica a non essere sballottata dalle onde del mondo, però voi ricordate che senza la Chiesa non si va da nessuna parte.
Certo. Però, non so se fa fatica o se piuttosto è il mondo che cerca di tirarla a sé, perché a me pare che sui punti fondanti non ci siamo mossi troppo. Sì, ci sono singoli sacerdoti che prendono le loro cantonate, ma quelli ci sono sempre stati. Comunque mi pare che la Chiesa sia salda, continuo a sentirmi figlia della Chiesa, e continuo a trovare lì le parole eterne che mi servono, mi aiutano, mi accompagnano.
Prima parlavi di un bisogno per tanti…
C’è il bisogno di rivedersi, perché è un popolo sparso per tutta l’Italia, che nella propria realtà locale si sente forse un po’ solo. C’è sicuramente questa necessità di amicizia, di compagnia e c’è il bisogno di ascoltare parole buone sui fondamenti della fede. Quindi non c’è politica, neanche ecclesiale, non ci sono polemiche, non si parlerà di vaccini. Si parlerà di preghiera, di adorazione, ci saranno le Lodi, il Rosario, la Messa, che è il fondamento di tutto.
Quindi, il senso è mettersi in ascolto di Dio e capire, nella preghiera, come fare la Sua volontà?
Esatto, tutto parte dalla preghiera, come insegnava anche santa Teresa di Calcutta, il resto viene di conseguenza. Io dico sempre che il gesto più “ecologico” che possiamo fare è pregare. Nel senso che quando uno mette le sue radici nel Signore, poi, tutti gli altri gesti sono responsabili, di carità, di attenzione agli altri. Ma il primo lavoro è sul cuore, facendo attenzione che non si tratti solo di qualcosa dal vago gusto spirituale, perché poi ci devono essere i frutti. Attraverso il Monastero, in tutto quest’ultimo anno e mezzo di convivenza con il virus, abbiamo sperimentato molti frutti di carità: tante persone che hanno comprato i libri di scuola, le scarpe, hanno pagato le bollette di famiglie in difficoltà, eccetera. C’è stato veramente un fiume di solidarietà che quasi non riuscivamo a gestire.
Mancano solo due settimane, vuoi fare un appello agli indecisi?
L’appello è di non perdere l’occasione di questa preghiera sulla tomba di San Pietro, in unità con le voci di tante anime della Chiesa. Chi può venga e chi ha bisogno di aiuto per venire ci scriva, perché questo incontro è un segno molto prezioso.