Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Elisabetta d’Ungheria a cura di Ermes Dovico
IL CASO

Miss Olanda è un trans, la rivoluzione avanza

Ascolta la versione audio dell'articolo

Stiamo assistendo a una operazione in grandissimo stile per modificare l'atteggiamento verso le «non conformità sessuali». Ma l'obiettivo finale è colpire la cultura europea tradizionale, nata dal cristianesimo.

Editoriali 11_07_2023 English Español

Il/la transgender Rikkie Valerie Kollé è Miss Olanda 2023, ecco la sua dichiarazione: «Ce l’ho fatta. È incredibile, ma ora posso definirmi Miss Netherlands 2023. È stato un viaggio educativo e bellissimo… Sono così felice che non riesco nemmeno a descriverlo. Rendere orgogliosa la mia comunità [ovviamente LGBTQ+] e mostrare che si può fare. E sì, sono trans e voglio condividere la mia storia, ma sono anche Rikkie ed è questo che conta per me. L’ho fatto da sola e ne ho amato ogni momento».
Qualche riflessione a caldo.

Primo punto: Kollè non è il/la primo/a trans a vincere un concorso di bellezza nazionale: nel 2018 Angela Maria Ponce Camacho è diventato/a Miss Spagna e ha partecipato a Miss Universo, senza arrivare in finale. Non scommetto mai, ma quest’anno Kollè potrebbe anche vincerlo, quel titolo. Perché? Perché il/la proprietario/a del concorso di Miss Universo è il/la milionario/a thailandese Jakkaphong Jakrajutatip; trans, ovviamente. Vale la pena ricordare che il proprietario che ha aperto il concorso ai trans è Donald Trump: quando – era il 2012 - si è scoperto che Miss Canada, Jenna Talackova, era geneticamente maschio, è stata esclusa dal concorso. In seguito alle rimostranze dell’escluso/a e dopo essersi consultato con la Gay and Lesbian Alliance Against Defamation, Trump l’ha riammesso/a al concorso e ha modificato il regolamento per l’edizione successiva.

Insomma: non sembra assurdo pensare che, d’ora in poi, i podi dei concorsi di bellezza principali saranno appannaggio di transgender e che le donne, per quanto belle e talentuose possano essere, debbano accontentarsi di partecipare. Né la bellezza (comunque frutto di ritocchi chirurgici e fotografici) né il talento, infatti, hanno portato Kollé all’ambita corona: la motivazione della premiazione recita: «Ha una storia forte e una missione chiara». Quale missione? Probabilmente la stessa che ha portato il cantante austriaco Conchita Wurst a vincere l’Eurovision 2014. La stessa che ha portato sullo stesso podio, due anni fa, gli ambigui Måneskin; i quali, per chissà quale strano motivo (non credo di natura musicale), hanno vinto anche il Festival di Sanremo e una serie piuttosto lunga di premi e riconoscimenti.
Insomma: la faccenda ha tutta l’aria di un’operazione in grandissimo stile per modificare l’atteggiamento, soprattutto dei più giovani, nei confronti delle «non conformità sessuali». Non stiamo dunque parlando di concorsi di bellezza o musicali, ma di puntate di un Truman Show del quale tutti noi siamo i protagonisti inconsapevoli.

Secondo punto: il pensiero va automaticamente ad altre competizioni femminili nelle quali sono entrati i trans. Sto parlando delle competizioni sportive femminili dominate in lungo e in largo da atleti transessuali: ciclismo, nuoto e persino Mixed Martial Arts (MMA), il brutale sport di combattimento nel quale è lecito ad atleti transessuali picchiare e persino spaccare le ossa a donne (e nessuno denuncia). Se i maschi devono condividere il loro mondo con le donne, queste ultime devono fare spazio ai trans. Così funziona il politicamente corretto: c’è sempre una minoranza più minoranza della tua. Cala il sipario sul femminismo, si alza sul transessualismo.

Conviene fare un ripassino sul processo rivoluzionario con il sempre utile schema di Hegel: la tesi produce il suo opposto, l’antitesi; dalla lotta tra i due opposti sorge la sintesi che, a sua volta, diventa tesi. E il processo ricomincia.  Si ha così un continuo movimento nel quale nulla è stabile, nulla è fermo, ma tutto viene continuamente superato, cancellato, contraddetto; è un eterno movimento nel quale la realtà è sempre provvisoria e destinata ad essere distrutta. Così, ogni fase del processo rivoluzionario (operaismo, femminismo eccetera) è destinato a essere superato da una nuova fase, da un nuovo -ismo: immigrazionismo, omosessualismo, transessualismo… Chi pensa di aver ricevuto giustizia o il dovuto riconoscimento dal processo rivoluzionario è destinato a essere ben presto dimenticato e accusato a sua volta.

Terzo e ultimo punto: qual è l’obiettivo finale di questi fenomeni? Qual è la logica di tutto questo complesso fenomeno? Si potrebbe pensare che sia la sessualità tradizionale, la «cisessualità», per usare il linguaggio woke. Non è così semplice. Ricordo, ad esempio, il caso di Sephora Ikalaba, la ragazza nigeriana diventata, nel 2017, Miss Helsinki. Con tutto il rispetto per la ragazza, anche nel suo caso non è possibile attribuire la vittoria alla bellezza: se per Kollè la motivazione riguardava le sue «storia e missione», nel caso della Ikalaba viene spontaneo pensare a qualcosa legato alla sua pigmentazione.

Sembra quasi che, per il mondo mediatico contemporaneo, sia necessario premiare e applaudire una certa parte di umanità, a prescindere da merito, a discapito di un’altra. Qual è la parte che va punita o penalizzata? Avere una sessualità «conforme», cioè tradizionale? Non si spiega il caso Ikalaba. Avere la pelle bianca? Non si spiega il caso Kollè.

L’unica spiegazione possibile è che si voglia penalizzare chiunque incarni la cultura europea tradizionale; che è poi la cultura sorta dal cristianesimo, che ha le sue radici ad Atene e Roma. Eccoci dunque tornati a Popper, al suo «paradosso della tolleranza», ripreso eufemisticamente da Locke e dal suo Trattato sulla tolleranza: «I papisti non devono godere i benefici della tolleranza, perché, dove essi hanno il potere, si ritengono in obbligo di rifiutarla agli altri». Siamo alle solite: il motore della modernità è l’odio a Cristo. Il buon Maestro ce l’ha ben detto: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia » (Gv 15, 18-19).



regime arcobaleno

Messico: condannato per un pronome dalla dittatura trans

18_05_2023 Luca Volontè

Rodrigo Iván Cortés, presidente del Fronte Nazionale della Famiglia, dovrà pagare una multa salata e scusarsi pubblicamente con i deputati transgender. Il motivo? Aver definito "uomo" l'on. Salma Luévano. Non è un caso isolato: è il Paese tirannico e anticattolico del presidente Obrador.

SPAGNA

Susana, l’ennesima vittima dell’ideologia trans

Susana Domínguez guarda dei video su YouTube e si convince di essere un maschio. Psicologo e psichiatra la assecondano. Le vengono tolti seno, utero e ovaie: vita rovinata. La “disforia di genere” non c’entrava nulla. Ora fa ricorso, il primo del genere in Spagna, contro il Servizio Sanitario Galiziano. Intanto, la "Legge Trans" peggiora le cose in tutto il Paese.

IL CASO

Il cortocircuito trans che censura le donne

29_12_2022 Fabrizio Cannone

Annullato a Parigi uno spettacolo teatrale della femminista Lena Paugam, che voleva far riflettere sul «percorso di una donna trans». Il motivo? La protesta di gruppi trans perché l’attrice protagonista era una donna, vera. Una censura che rivela tutte le contraddizioni della propaganda transessualista.

IL CASO

Venezia trans, il cinema si fa propaganda. Come previsto

I film sono una delle armi di propaganda più potenti a disposizione degli Stati. Infatti a Venezia è tutto un fiorire di pellicole sul mondo trans. Non c'entra la cultura, non c'entra l'arte. Ormai è solo propaganda.