Minori non accompagnati, godono di tutti i diritti anche se illegali
Ascolta la versione audio dell'articolo
Tre dei sette giovani egiziani arrestati per lo stupro a Catania, sono minorenni. Rientrano in quella categoria di "minori non accompagnati" che in Italia godono di tutti i diritti.
Il caso della ragazzina di 13 anni vittima di uno stupro di gruppo a Catania ha richiamato l’attenzione sui minori stranieri non accompagnati che raggiungono l’Italia illegalmente e ha sollevato molti interrogativi. Tre dei sette giovani egiziani arrestati, accusati dello stupro, sono minorenni e tutti lo erano quando sono arrivati, tra il 2021 e il 2023. Gli operatori della comunità che si prende cura di loro ne hanno parlato in termini molto positivi, dichiarandosi increduli e sconvolti per il loro comportamento. Li hanno descritti come ragazzi ben inseriti, sereni, normali, con “un approccio relazionale sano”, disposti a frequentare i corsi di lingua italiana e di formazione professionale proposti loro in vista di un futuro impiego.
Non potrebbe, o meglio, non dovrebbe essere diversamente dal momento che finora sono stati ospiti di una struttura incaricata di averne cura e di soddisfare ogni loro bisogno. A tutela dei minori privi di un referente adulto al loro arrivo in Italia, e al fine di garantire il rispetto dei più alti standard di qualità, le linee guida ministeriali relative alle procedure da adottare nel superiore interesse dei minori prevedono che, oltre ai responsabili delle strutture alle quali vengono affidati, sia assicurata ai minori l’assistenza di interpreti di lingua madre, e del loro stesso sesso nel caso ricorrano a servizi sanitari, di mediatori culturali, di educatori specificamente formati, di medici, di operatori legali, di psicologi, se necessario professionisti specializzati nel trattamento di disturbi post-traumatici, di esperti di diritto dell’infanzia e di altre figure professionali ancora. Dal 1° gennaio 2023 l’ammontare del contributo giornaliero, in precedenza di 45 euro, è stato portato a 100 euro. Ma spesso i costi risultano anche di molto superiori. Il nostro governo inoltre, sempre nel superiore interesse del minore, ricorre all’ausilio di diversi partner ritenuti utili per le loro competenze: tra questi, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, Save the Children, la Croce rossa italiana, l’Associazione nazionale comuni italiani.
Nel 2017 con la legge n.47, l’Italia, unico paese europeo, ha adottato, sempre in funzione della tutela dei minori stranieri non accompagnati, una normativa specifica che ha introdotto per loro il divieto assoluto di respingimento alla frontiera, senza eccezione alcuna. A ulteriore garanzia dei loro diritti, è previsto che l’accertamento dell’età degli emigranti illegali sia fatto solo se sussistono fondati dubbi sull’età dichiarata. La procedura prevede che l’accertamento sia fatto da personale qualificato, alla presenza di un tutore indipendente, tramite metodi non invasivi e rispettosi della persona, in ambiente idoneo. In caso di incertezza e di permanenza di dubbi, anche dopo che siano stati eseguiti gli accertamenti, la persona che si dichiara minorenne deve essere trattata come tale.
La legge n.47 ha istituito anche un Sistema informativo nazionale (Sin) dei minori stranieri non accompagnati che assicura il censimento sempre aggiornato della loro presenza sul territorio italiano e, almeno sulla carta, permette di tracciarne costantemente gli spostamenti con particolare attenzione al loro collocamento in accoglienza e alla presa in carico da parte dei servizi sociali a loro destinati. Dal più recente censimento pubblicato dal Sin risulta che al 31 dicembre 2023 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia sono 23.226. Di questi, l’88,44% sono maschi, il 46,05% hanno 17 anni, l’84,54% sono nella fascia d’età compresa tra 15 e 17 anni. Quanto alla distribuzione per cittadinanza, i minori più numerosi, 4.677, pari al 20,14%, provengono dall’Egitto, 4.131, 17,79%, dall’Ucraina, 2.437, 10,49%, dalla Tunisia, 2.141, 9,22%, dal Gambia, 1.924, 8,82%, dalla Guinea Conakry.
Salvo gli ucraini, il cui paese è in guerra, gli altri se non fossero minorenni non otterrebbero di rimanere in Italia. Conoscendo la situazione politica e sociale dei paesi di origine, è certo che non fuggono da guerra, persecuzione o da condizioni estreme di violenza. Sono degli emigranti entrati illegalmente. Si direbbe quindi che il primo e fondamentale atto, proprio nel loro superiore interesse tante volte richiamato nei documenti ministeriali, dovrebbe essere fare il possibile per rintracciarne le famiglie, sapere se hanno condiviso con loro il progetto di emigrare illegalmente, se hanno pagato, in parte o del tutto, le organizzazioni criminali che si incaricano dei viaggi clandestini. Se si, niente può essere meglio che restituire i minori alle famiglie, anche contro la loro volontà, perché pochi in Italia possono sperare di trovare un buon lavoro. Il destino della maggior parte è svolgere attività irregolari, saltuarie oppure non trovare lavoro o ancora entrare nell’illegalità, dunque vivere e invecchiare continuando a dipendere del tutto o in parte dall’assistenza pubblica e privata e deludere le aspettative dei famigliari in attesa di rimesse che non arriveranno.
Non sempre risalire alle famiglie è possibile, ma probabilmente lo è in molti casi. Lo è stato in quello dei sette giovani egiziani accusati di stupro. I responsabili della struttura in cui vivono dicono, a conferma della loro normalità, che sono in contatto con le famiglie d’origine con cui mantengono legami. La domanda, allora, è che cosa impedisce di ricongiungerli alle famiglie, magari dopo che hanno completato i corsi di avviamento al lavoro iniziati, cosa che li farebbe rientrare in patria arricchiti di esperienza e forse in grado di trovare più facilmente lavoro, invece di programmare la loro vita nella prospettiva che restino per sempre in Italia, “per il loro bene”. Il ministro degli esteri egiziano Sameh Hassan Shoukry ha partecipato a fine gennaio al vertice Italia-Africa dedicato al Piano Mattei che tra i propri obiettivi ha quello di combattere l’emigrazione illegale dall’Africa. Forse negli incontri bilaterali il nostro premier e il ministro egiziano hanno parlato del futuro dei 4.677 minori egiziani. Un primo segno di buona volontà da parte dell’Egitto, che è uno degli Stati in cui saranno realizzati i primi progetti pilota italiani, e la dimostrazione che ha a cuore la sorte dei propri giovani sarebbe un progetto di rimpatrio assistito e ben monitorato dei propri giovani all’estero illegalmente, prima che altri compiano azioni che ne possono compromettere per sempre il futuro.