Mille emendamenti, Ddl Zan verso il rinvio a settembre
Più di mille le proposte di modifica, soprattutto per gli articoli 1, 4 e 7. Quasi 700 gli emendamenti della Lega, 127 quelli di Fratelli d’Italia e 4 di Italia Viva, che vuole togliere il riferimento all’identità di genere. Il calendario fitto del Senato favorisce il rinvio a settembre. Una sconfitta per Letta, che da settimane insiste a votare il testo liberticida così com’è.
Giornata di passione al Senato per la discussione sul Ddl Zan. Ieri, infatti, scadeva il termine per gli emendamenti. Più di mille le proposte di modifica presentate, la maggior parte delle quali riguardanti gli articoli 1, 4 e 7. Ben 672 gli emendamenti della Lega a cui se ne sono aggiunti 20 firmati in solitaria dal veterano del Carroccio, Roberto Calderoli. Il record personale, però, è andato alla senatrice Paola Binetti (Udc-Forza Italia) che ne ha presentati 80. Centoventisette gli emendamenti di Fratelli d’Italia, mentre il dato più rilevante sono le quattro proposte di modifica avanzate da Italia Viva. A sottoscriverle, il senatore Giuseppe Cucca: due insieme al capogruppo Davide Faraone e altre due insieme a Riccardo Nencini.
Gli emendamenti dei renziani puntano a cambiare gli articoli 1, 4 e 7 del disegno di legge, togliendo il contestato riferimento all’identità di genere per chiedere di punire le discriminazioni “fondate su misoginia, abilismo, omofobia o transfobia”. Cucca e Faraone, inoltre, hanno richiesto di aggiungere il rispetto “della piena autonomia scolastica” all’articolo 7, mentre gli emendamenti firmati anche da Nencini si sono indirizzati a precisare il contenuto dell’articolo 4, la cosiddetta clausola salva-idee sospettata di essere in contraddizione con la libertà di espressione già sancita dalla Costituzione.
La discussione in Aula è andata avanti fino a sera, con 35 senatori iscritti a parlare di cui 23 appartenenti al centrodestra. Sono intervenuti in 19, gli altri saranno recuperati quando riprenderà l’esame in Aula. Il Partito Democratico ha continuato a respingere le richieste di dialogo avanzate da Italia Viva, Lega, Forza Italia e Autonomie, limitandosi a presentare un ordine del giorno generale - così come aveva annunciato giorni fa la capogruppo, Simona Malpezzi, per spegnere la tentazione di qualche malpancista di presentare emendamenti - con il quale è stato chiesto di dare “piena chiarezza interpretativa sull’intero provvedimento”.
A impensierire per tutto il pomeriggio il gruppo parlamentare Dem è stata la prospettiva che Lega e Fdi chiedessero di votare in modo palese la sospensione dell’esame dell’Aula e, a scrutinio segreto, il non passaggio degli articoli del testo. L’unico voto con cui la scorsa settimana si è evitato il rinvio del disegno di legge in commissione, peraltro a scrutinio palese, ha rafforzato la convinzione dalle parti di Lega e Italia Viva che il Pd non possa permettersi di rimanere ancora a lungo sulla linea oltranzista di Letta. Alla fine per salviniani e meloniani non è stato necessario fare appello al voto segreto: gli iscritti a parlare, l’alto numero di emendamenti e l’imminente arrivo al Senato del Sostegni Bis, da approvare entro il 24 luglio, hanno consentito molto probabilmente il rinvio del Ddl Zan a settembre.
A Palazzo Madama il calendario già fitto di provvedimenti importanti dovrebbe costare lo slittamento dell’esame del disegno di legge a dopo la pausa estiva che inizierà dalla seconda settimana di agosto. Una sconfitta per Enrico Letta che da settimane, rifiutando qualsiasi mediazione, aveva schierato il PD a sostegno della linea del tutto e subito. Non a caso, ieri la capogruppo Dem alla Camera, Debora Serracchiani, non è riuscita a nascondere l’amarezza per il rinvio, prendendosela con chi il testo di Zan lo aveva votato a Montecitorio e che - a suo parere - “avrebbe potuto continuare a votarlo al Senato”. Un riferimento nient’affatto casuale al suo ex segretario di partito, il leader di Italia Viva Matteo Renzi.