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#RESTIAMO LIBERI

Migliaia in piazza per dire no al bavaglio dell’“omofobia”

Manifestazione in quasi cinquanta piazze in tutta Italia ieri, 11 luglio, giorno culmine di Restiamo Liberi, l’iniziativa che denuncia la portata liberticida del Ddl Zan sulla cosiddetta omotransfobia e proseguirà nei prossimi giorni. Migliaia le persone presenti da Nord a Sud, con una partecipazione oltre le aspettative. Molti i cattolici presenti, ma anche una folta rappresentanza di evangelici. Insieme in piazza a difendere la verità sull’uomo e la libertà di dire che la famiglia è una sola.

- RECITIAMO IL SANTO ROSARIO PER FERMARE IL DDL ZAN, di Margherita Borsalino

Attualità 12_07_2020

«Oggi siamo in questa piazza per la libertà. Nel pieno di una crisi economica e sociale senza precedenti, con milioni di famiglie ed imprese in enorme difficoltà, in Parlamento c’è chi ritiene urgente far approvare una legge sulla cosiddetta omotransfobia. Il testo è stato depositato il 30 giugno e porta la firma del deputato del Pd Alessandro Zan». Così inizia il discorso che si è sentito risuonare ieri nelle molte piazze italiane che hanno aderito a Restiamo Liberi.

L’11 luglio, giorno culmine dell’iniziativa, è dunque passato. E la partecipazione, pur nell’attuale contesto di restrizioni da Coronavirus, è andata oltre le aspettative. Cittadini di diversa età ed estrazione sociale - bambini, giovani e adulti - sono scesi in piazza da Nord a Sud, nel pieno della calura estiva, con qualche occasionale acquazzone, per dire “no” al Ddl Zan, un disegno di legge che minaccia la libertà con il pretesto di quella che è oggi chiamata “omotransfobia”. Mera neolingua ad uso politico-culturale, che mira a introdurre un vero e proprio reato di opinione, con il serio pericolo di multe e carcere (fino a sei anni) per chi difende pubblicamente la complementarità uomo-donno e, dunque, la famiglia naturale.

Sessanta persone a La Spezia, 120 a Novara, 150 a Monza, 150 a Trento, 200 a Udine, 210 a Cesenatico, 250 a Napoli, 300 a Padova, 400 a Verona, 600 a Milano, ecc. Tenendo conto che, dopo gli ‘anticipi’ a Bolzano e Bari, sono state 51 le piazze in cui si è tenuta la manifestazione tra venerdì 10 luglio (4 piazze) e sabato 11 (47), la partecipazione totale all’iniziativa è stata finora di diverse migliaia. A ciò vanno aggiunte le 20 piazze in preparazione o già organizzate per oggi e nei prossimi giorni (qui l’elenco completo), ma la lista - fanno presente i promotori - è in continuo aggiornamento perché altre città stanno comunicando via via la loro adesione. Insomma, l’obiettivo delle 100 piazze si avvicina. In alcune città ci sono stati anche piccoli gruppi di contromanifestanti, con simboli e bandiere ‘arcobaleno’.

Molti i passanti che si sono fermati per chiedere informazioni, hanno preso i volantini, si sono sentiti interrogati da quella presenza in piazza, alcuni condividendone le ragioni altri no. Una goccia nel mare, certo, ma anche da qui passa il risveglio delle coscienze.  

Quel che si può dire con certezza, intanto, è che la giornata di ieri è stata il successo di un popolo perlopiù bistrattato dai media ma consapevole, che non si beve quanto gli viene propinato dalla cultura dominante. La giornata è stata fortemente voluta dalle Sentinelle in Piedi, che hanno pensato alla logistica e all’organizzazione delle piazze. E hanno mantenuto ferma l’idea di manifestare già a luglio anche nei giorni di maggiore discussione (sui tempi dell’iniziativa e non sulla sua sostanza) all’interno del variegato mondo pro-family italiano, che poi si è ricompattato - come abbiamo già scritto sulla Nuova Bussola - per effetto della gravità del Ddl Zan (calendarizzato alla Camera per il 27 luglio) e della rapidità con cui la maggioranza parlamentare intende approvarlo. Importante è stata la conferma dell’adesione di Pro Vita & Famiglia con il comunicato dell’1 luglio e il rinnovato invito a partecipare, dopo un primo dietrofront in corso d’opera, di Massimo Gandolfini.

Molti i cattolici presenti. Ma c’è stata anche una folta partecipazione di evangelici che condividono i timori per le gravi restrizioni alla libertà d’espressione. Sono stati una quarantina i pastori di chiese evangeliche che in tutta Italia hanno contattato i promotori di Restiamo Liberi e portato persone in diverse piazze.

E qui si può notare una peculiarità dell’attuale panorama ecclesiale: per questo genere di iniziative, la mobilitazione dei cattolici avviene ormai quasi esclusivamente dal basso, con un sostegno pressoché nullo da parte dei vescovi. Se si eccettuano la diocesi di Ventimiglia-Sanremo (mons. Antonio Suetta), che ha avuto il coraggio di pubblicare il volantino con le ragioni dell’iniziativa, e qualche tv o giornale diocesano (come a La Spezia e Udine) che hanno dedicato spazio a Restiamo Liberi, risulta un grande vuoto. Riguardo in generale agli interventi sulla pericolosità del Ddl Zan, si contano finora sulle dita di una mano: il messaggio di monsignor Suetta, la nota della presidenza della Cei, le parole di monsignor Crepaldi e del cardinal Ruini. Una desolazione se si pensa che questo Ddl mette sotto attacco la verità sulla persona umana e sulla famiglia, che la Chiesa ha difeso per duemila anni e che adesso rischia, volente o nolente, di non poter più annunciare, come del resto mostrano già i casi di cronaca da tutto l’Occidente, da Caroline Farrow a Kelvin Cochran, dal cardinale Antonio Cañizares al pasticciere Jack Phillips, per limitarci a quelli ricordati da Restiamo Liberi.

La volontà di mettere a tacere le opinioni contrarie alla vulgata Lgbt è ormai così forte che Zan&Co (‘rassicurazioni’ ad Avvenire, a parte) non si preoccupano più di tanto di mascherarla. Vedi, da ultimo, l’intervento della senatrice pentastellata Alessandra Maiorino che per un verso si è rammaricata per la mancanza nel testo del reato di “propaganda di idee”, ma per l’altro ha tranquillizzato la base: «Avendo inserito il reato di incitamento all’odio, lì prendiamo tutto».

Tradotto: nell’“odio” si potrà far rientrare anche il buonsenso che dice che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna (come riconosciuto dalla nostra stessa Costituzione) e che i bambini hanno bisogno di una mamma e un papà. È questo falso “odio” che il potere politico-mediatico mainstream sfrutta per stravolgere l’antropologia e condizionare le menti.

E per questo i promotori di Restiamo Liberi hanno spiegato nel loro discorso che «sappiamo che le contestazioni non sono che il risultato del grande inganno che queste leggi alimentano: la negazione della libertà di dissentire, la negazione del dato reale, la negazione della natura umana e la presunta contrapposizione tra omosessuali ed eterosessuali, che non esiste, perché non siamo categorie, e soprattutto non abbiamo nemici». In piedi, in silenzio, a leggere un libro, distanziati di un metro, nel tipico stile delle Sentinelle. Queste erano le persone presenti ieri, consapevoli di essere «qui in piazza anche per chi ci contesta». Perché la libertà che si sta difendendo è quella di tutti.

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