Metodo Ayuso: combattere il Covid senza perdere la libertà
Vale la pena di cancellare i principi nel nome della sopravvivenza? Isabel Diaz Ayuso, presidente della Comunità di Madrid, ha preservato i valori cristiani e di libertà, anche in tempo di pandemia. Premiata a Milano, dall'Istituto Bruno Leoni, ha illustrato il suo modello di difesa, che ha avuto successo, ma soprattutto le idee che lo ispirano.
Vale la pena di cancellare diritti e principi nel nome della sopravvivenza? Questa domanda caratterizza tutto il dibattito su come affrontare la pandemia di Covid, sin dall’inizio del 2020. Stando alle decisioni della classe politica italiana, tutti i partiti, quasi senza eccezioni, hanno scelto la via della sopravvivenza, sacrificando il resto e soprattutto la libertà degli italiani. Si trovano anche pochi politici di governo europei che hanno dato priorità differenti. Un’eccezione, alla testa di un governo locale, è sicuramente Isabel Diaz Ayuso, presidente della Comunità autonoma di Madrid, capitale della Spagna. Ha anteposto i principi alla sopravvivenza e i risultati non sono affatto malvagi. L’abbiamo incontrata lunedì, a Milano, quando è stata premiata dal think tank Istituto Bruno Leoni, proprio per il suo impegno in difesa della libertà anche ai tempi del Covid.
Ci eravamo già imbattuti nella Ayuso a Natale, quando aveva difeso la libertà di religione dall’assalto laicista della sinistra, preservando la tradizione del presepe della Porta del Sol. «Il Natale e il presepe celebrano la nascita di Gesù di Nazareth. Con la nascita di Cristo misuriamo i secoli ed è il fondamento della nostra civiltà – aveva detto in quell’occasione, lo scorso Natale - Nel cristianesimo Dio si è fatto uomo per questo. La nostra cultura celebra il fatto stesso di essere umani. Questo ci ricorda che l’avere bisogno ed essere bisognosi ci rende realmente umani. Nel mondo che in altri tempi era la cristianità, e oggi chiamiamo Occidente, a differenza delle società collettiviste, ognuno è insostituibile e nessuno può essere abbandonato».
Questi stessi principi cristiani sono alla base della sua azione di contrasto al Covid. Partendo dal fondo del suo discorso di ringraziamento tenuto a Milano il 13 settembre: «La libertà è il bene più prezioso per l’uomo e non è mai gratuita. Se viene aggredita, deve essere difesa, dentro e fuori le nostre frontiere. Il nostro stile di vita è sempre stato odiato dai regimi totalitari che temono la libertà. Loro ci vogliono distruggere, perché non sanno costruire nulla. Cultura, famiglia e impresa, soprattutto la piccola impresa, costituiscono gli spazi di libertà di persone indipendenti. Sono il sale dell’Occidente, di un Occidente che è il miglior luogo in cui vivere. Se non rivendichiamo le sue radici e difendiamo le sue radici, noi spariremo. La libertà e la vita si difendono ogni giorno, con passione».
Dopo la prima ondata che ha falcidiato la popolazione madrilena, cogliendo tutti alla sprovvista, nella seconda la Ayuso ha inaugurato un modello di lotta alla pandemia basato su prevenzione e tracciamento più che sul lockdown: individuazione dei focolai attraverso l’analisi delle acque reflue, test a tappeto e chiusure solo localizzate e temporanee. «La strategia si è basata soprattutto sullo studio della geografia della diffusione del virus. Grazie all’individuazione precoce del contagio, abbiamo evitato le chiusure generalizzate. La maggior parte degli insegnanti è potuta tornare a scuola durante la seconda ondata».
Secondo il principio di libertà, «Le cariche che ricopre il politico non gli appartengono, appartengono semmai al popolo che rappresenta», dunque «La pandemia non può essere sfruttata dal politico per promuovere i suoi interessi. Il governo ha rispettato quella che è la natura della società madrilena: se non è libera, non è più Madrid. Noi abbiamo trattato i nostri cittadini come persone adulte».
I critici dell’Ayuso contestano l’altissimo numero di casi e l’alto numero di vittime nella Comunità di Madrid. Tuttavia, oltre al fatto che le statistiche includono anche le vittime della prima ondata (quando il “metodo Ayuso” non era ancora stato applicato), non riescono a dimostrare che le regioni che hanno applicato delle politiche di lockdown più rigide abbiano salvato molte più vite. Perché una politica di chiusure strette e generalizzate non ha sensibilmente ridotto il tasso di mortalità rispetto a quello registrato nella capitale. In compenso, Madrid oggi cresce economicamente molto più che il resto della Spagna, entro il 20 settembre potrà sbarazzarsi delle ultime misure restrittive. Le urne, il 4 maggio, hanno confermato la Ayuso con maggioranza assoluta, soprattutto grazie al voto dei giovani. «La salute e l’economia sono interdipendenti», ricorda l’Ayuso, mentre, «Un’amministrazione che decide di chiudere, senza prima tentare delle alternative più creative, non può considerarsi responsabile. Perché se una persona subisce un rovescio economico, soprattutto dopo una certa età, rischia di perdere definitivamente il controllo sulla sua vita».
Il peggior nemico, in questa crisi, è stata la paura «La paura intossica le persone e soprattutto intossica il politico. La paura ha indotto a chiudere tutto, che non è una soluzione, ma parte del problema. La paura ha causato autentici disastri durante la pandemia di Covid: norme assurde, danni gratuiti ad aziende e persone, provvedimenti autoritari. Senza badare al fatto che chiudere tutto non influisce sull’evoluzione dell’epidemia, che il lockdown deve essere l’ultima delle soluzioni da prendere in considerazione. Si sono imposte regole vessatorie ai cittadini con il pretesto di fare il loro bene. I politici di sinistra, i progressisti, in particolare, hanno dimostrato una mentalità veramente autoritaria, retrograda».