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SANTI INCROCI

Messa e Confessione, i due poli di Padre Pio (Wojtyla docet)

Pio da Pietrelcina e Karol Wojtyla si incontrarono nel 1948, quando l’allora giovane sacerdote polacco si recò a San Giovanni Rotondo, confessandosi con il cappuccino. Poi, ormai Papa, Giovanni Paolo II ricordò la vita esemplare di Padre Pio, tra altare e confessionale.

Ecclesia 23_09_2022

Domenica, 16 giugno 2002. Piazza San Pietro è gremita all’inverosimile: si contano circa trecentomila fedeli che animano, con canti e preghiere, l’immensa piazza del Bernini. Sul sagrato della basilica, Giovanni Paolo II pronuncia la formula di rito: «Ad onore della Santissima Trinità, per l’esaltazione della fede cattolica e l’incremento della vita cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e nostra, (....) dichiariamo e definiamo Santo il Beato Pio da Pietrelcina». In fondo, nel cuore di molti, Padre Pio era già santo prima di quel momento, ma quelle parole decretano ufficialmente che la vox populi è vox Dei: per la Chiesa universale, Padre Pio diventa San Pio, santo da festeggiare il 23 settembre di ogni anno, giorno scelto per la sua memoria liturgica.

In quella piazza di Roma, così gremita, s’incontrarono due santi: il Papa polacco e il frate cappuccino. Ma già prima di quel giorno, i due uomini di Dio si erano incontrati. Bisogna fare un salto indietro nel tempo per risalire al loro primo incontro: 1948, Karol Wojtyla è un giovane sacerdote, ordinato nella sua Polonia solo due anni prima, nel novembre del 1946; dopo un mese, il giovane Karol lascia la sua terra e si trasferisce a Roma per conseguire la licenza e il dottorato in teologia presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Proprio durante il soggiorno romano, Wojtyla sentirà parlare – per la prima volta – di Padre Pio. E così, il giovane sacerdote, approfittando delle vacanze di Pasqua, si reca a San Giovanni Rotondo per incontrare il famoso frate cappuccino.

Di questo particolare soggiorno, due ricordi rimarranno indelebili nella sua memoria: l’intensa emozione nel partecipare alla Santa Messa celebrata dal francescano, e il momento privato che ebbe con lui, nel sacramento della Riconciliazione. Giovanni Paolo II lo rivelerà pubblicamente durante l’omelia nella Messa di canonizzazione: Padre Pio verrà descritto come «generoso dispensatore della Misericordia Divina rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la direzione spirituale specialmente l’amministrazione del Sacramento della Penitenza». E, poi, parlando a braccio, aggiungerà: «Anch’io ho avuto il privilegio nei miei anni giovani di approfittare di questa sua disponibilità di penitenza».

Trascorre il tempo, dopo l’incontro del ‘48. I due uomini sono divisi da chilometri di distanza, ma uniti nella preghiera. E sarà proprio una richiesta di preghiera a farli incontrare nuovamente, almeno in maniera epistolare. Nel 1962, l’allora arcivescovo di Cracovia – che era a Roma per i lavori del Concilio Vaticano II – viene a conoscenza che una sua cara amica polacca, la dottoressa Wanda Poltawska, si trova in fin di vita. Il futuro Papa Giovanni Paolo II, allora, si rivolge al frate cappuccino per chiedere la sua intercessione. E lo fa tramite una lettera, scritta in latino. Questa, la traduzione: «Venerabile Padre, Ti prego di rivolgere una preghiera per una madre di quattro figlie, di quarant’anni, di Cracovia in Polonia (durante l’ultima guerra in campo di concentramento in Germania), ora in pericolo gravissimo di salute e della vita stessa per un cancro: affinché Dio per intercessione della Beatissima Vergine mostri la sua misericordia a lei e alla sua famiglia. In Cristo, obbligatissimo + Carolus Wojtyla, vescovo titolare di Ombi, vicario capitolare di Cracovia».

È storia nota la risposta a voce che il frate diede alla lettera: «A questo (Wojtyla, ndr) non si può dire di no». Passarono solo dodici giorni: Wojtyla scrisse un’altra lettera, indirizzata al Convento di San Giovanni Rotondo, per ringraziare Padre Pio della miracolosa guarigione della dottoressa Poltawska.

A distanza di anni dal suo primo viaggio da studente, in occasione del 28° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, Wojtyla – questa volta nelle vesti di cardinale e arcivescovo di Cracovia – tornò a San Giovanni Rotondo per pregare sulla tomba del frate cappuccino: era il novembre del 1974. La sua era una chiara presa di posizione a favore dell’inizio del processo di canonizzazione di Padre Pio, sollecitato tra l’altro due anni prima, nel 1972, con una lettera a Paolo VI.

Andiamo al 25 maggio 1987: questa volta, Wojtyla è vestito di bianco; è Papa Giovanni Paolo II che fa visita alla cittadina vicino Foggia; sosta in una preghiera raccolta, in ginocchio, davanti alla tomba di Padre Pio. Dirà in quell’occasione: «In lui, fu particolarmente vivo il desiderio di imitare Cristo. Come religioso visse generosamente l’ideale del frate cappuccino, come visse l’ideale di sacerdote. Per questo egli offre anche oggi un punto di riferimento poiché in lui si trovano sviluppati i suoi elementi o poteri, che caratterizzano il sacerdozio cattolico nella sua “specificità” e nella sua vera “essenza”: la facoltà di consacrare il Corpo e il Sangue del Signore e quella di rimettere i peccati. Non furono forse l’altare e il confessionale due poli della sua vita? Questa testimonianza sacerdotale contiene un messaggio tanto valido quanto attuale».

Queste parole possono esprimere un altro “incontro”, forse ben più profondo: è l’incontro fra due vocazioni che dalla stessa fonte attingono, Cristo, Pane di Vita. È tutto l’amore verso il proprio ministero, al servizio di Dio e dei fratelli, quello che accomuna in maniera granitica i due servi di Dio: servire il Signore nello spezzare il Suo Corpo nella Santa Messa, essere strumento della Misericordia di Dio. Fra i più noti fotogrammi che sono rimasti di san Pio da Pietrelcina, ce ne sono alcuni che lo vedono ritratto durante la celebrazione eucaristica. Per san Giovanni Paolo II, vissuto nell’era televisiva, la panoramica di immagini è ancor più vasta. In queste immagini, se messe a confronto, è facile riscontrare un dato: dalle loro mani traspare un amore infinito per l’Eucaristia. Wojtyla e Padre Pio, due sacerdoti santi, due servi del Signore che si incontrano alla Mensa del Signore. Per l’eternità nell’Eternità.