Meno sesso a caso, effetto benefico della sentenza Dobbs
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L’annullamento della sentenza abortista Roe vs Wade ha avuto un impatto significativo sulla vita sessuale negli USA, facendo diminuire il sesso occasionale. A rivelarlo un sondaggio, che conferma una legge della morale.
«La legge umana intende portare gli uomini alla virtù», parole di Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae, I-II, q. 96, a. 2, ad 2) che potrebbero suonare come mera dichiarazione di principio disancorata dalla realtà, ma che invece trovano riscontro in quello che sta accadendo negli USA dopo la sentenza Dobbs che ha mandato in soffitta la sentenza Roe vs Wade permettendo ai singoli Stati di vietare l’aborto.
Pare infatti che i single americani siano diventati meno attivi sessualmente proprio grazie a quella sentenza, dato che ben 14 Stati vietano assolutamente o nella maggior parte dei casi l’aborto. L’eventualità di mettere incinta qualcuna o rimanere incinta senza più la possibilità di abortire diviene allora un forte antidoto alla sessualità nomade.
Questa è la conclusione del sondaggio del portale Singles in America, sondaggio che annualmente tasta il polso delle persone single negli Stati Uniti. Alcuni tra i dati più sorprendenti sono i seguenti: su 5.000 intervistati l’87% ha ammesso che il rovesciamento della sentenza Roe «ha avuto un impatto sugli appuntamenti [di coppia] e sulla propria vita sessuale». Il 15% dei single sotto i 50 anni «ora […] ha paura di rimanere incinta o di mettere incinta qualcuna». Il 14% afferma di fare «meno sesso occasionale ora e/o meno sesso in generale». Una percentuale simile parla anche di aborto e contraccezione prima di intraprendere una relazione e il 54% ha dichiarato di «non aver fatto sesso negli ultimi 12 mesi». Tra l’altro, il campione degli intervistati non può essere sospettato di partigianeria a favore della vita, ritenendo così che per evitare gravidanze indesiderate l’unico rimedio sia la castità. No, per nulla, il campione è massicciamente pro choice: 60% a favore dell’aborto e 23% contrario.
Ecco dunque la buona notizia: abbiamo una sentenza che spinge le persone alla castità. C’è chi obietterà: castità forzata, non libera. A parte il fatto che la libertà di esporsi al pericolo di finire in galera sussiste sempre (nessun rischio ovviamente per l’uomo che ha messo incinta la donna), è bene ricordare che è proprio della legge educare i cittadini – e ogni legge, volente o nolente, educa o diseduca – a volte anche con la minaccia della sanzione. Quest’ultima inizialmente obbligherà a compiere solo materialmente un atto buono seppur non voluto, ma poi potrà portare il consociato non solo ad astenersi formalmente da un atto malvagio o a compiere un atto buono, ma a volere lui per primo evitare il male e compiere il bene. Così il già citato san Tommaso: «Per il fatto che uno comincia ad abituarsi, per paura del castigo, ad evitare il male e a compiere il bene, è portato presto o tardi ad agire così con piacere e di propria volontà. E in questo modo la legge, anche punendo, coopera a rendere buoni i sudditi» (Summa Theologiae, I-II, q. 92, a. 2, ad 4).
Il sondaggio qui riportato conferma una legge universale della morale che, detta in soldoni, suona così: se le cose iniziano ad andare bene, sarà sempre più facile che vadano bene; se le cose iniziano ad andare male, sarà sempre più facile che vadano male. L’ordine chiama l’ordine e il disordine chiama il disordine. Leggi e sentenze inique generano condotte altrettanto inique e favoriscono il varo di normative e il pronunciamento di sentenze sempre peggiori. Di contro, leggi e sentenze giuste sono come il sole e la pioggia: fanno fiorire anche i deserti, riportano la vita laddove c’era la morte.
Cresce il lavoro dei centri pro vita negli USA post-Roe
Nell’anno della sentenza Dobbs (2022), che ha cancellato il diritto federale all’aborto, è cresciuto il sostegno offerto dai centri per la gravidanza alle donne e ai loro bambini. Ecco i dati del nuovo rapporto dello Charlotte Lozier Institute.
USA, a un anno dalla Dobbs continua la guerra sull’aborto
Il 24 giugno di un anno fa la Corte Suprema, con la sentenza Dobbs vs Jackson, restituiva ai singoli Stati il diritto di vietare l’aborto. Da allora Stati Repubblicani e Democratici camminano in direzioni opposte.
Aborto, la Corte Suprema USA cancella la Roe. Ora decidono gli Stati
Con un voto di 6-3 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la Roe contro Wade, la sentenza che nel 1973 aveva imposto l’aborto in tutta la nazione. Con essa decadono anche le decisioni collegate, come la Casey contro Planned Parenthood. Il diritto di decidere in materia viene così restituito ai singoli Stati e ai loro rappresentanti eletti. Dichiarazioni infuocate e irresponsabili da parte del gotha del Partito Democratico e dello stesso Biden, disposti a tutto pur di reimporre l’aborto nell’intero Paese. Chiese e centri pro vita temono per la “Notte di rabbia” annunciata dai terroristi pro aborto.
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