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PUGLIA

Mazzette sugli aborti, ma accusano gli obiettori

Ospedale pugliese Tatarella a Cerignola: se vuoi abortire subito devi pagare 100 euro, altrimenti ti faccio aspettare oltre il 90° giorno. Questo dicevano alla pazienti due medici, ora arrestati. Ma sotto accusa finiscono gli obiettori.

Vita e bioetica 31_07_2014
Medici sotto accusa

Ospedale pugliese Tatarella a Cerignola: se vuoi abortire subito devi pagare 100 euro, altrimenti ti faccio aspettare oltre il 90° giorno. Questo hanno rivelato le intercettazioni fatte dai carabinieri nei confronti di Osvaldo Battarino e Giuseppe Belpiede, di 56 e 62 anni, il primo dirigente medico responsabile delle pratiche abortive e il secondo direttore dell’Unità di Rianimazione. Una ventina i casi accertati. L'accusa a loro contestata è di concussione continuata in concorso. Un vero e proprio pizzo abortivo: mazzette per ammazzare prima.

«Se vuoi fare subito, due o tre giorni, devi pagare questo», diceva uno dei due, «se invece vuoi andare all'altro ospedale, non paghi niente, ma c'è molto da aspettare». I due sfruttavano la circostanza di essere gli unici medici non obiettori dell’ospedale: o ti rivolgevi a loro oppure andavi altrove. Da qui la sponda ovviamente per attaccare gli obiettori. Il parlamentare del Pd Colomba Mongiello così commenta la vicenda: «mi auguro che, anche a partire da questa scandalosa vicenda, si apra una discussione politica e istituzionale seria sull’obiezione di coscienza all’aborto che in alcuni ospedali pugliesi ha perfino messo in discussione l’applicazione di una legge dello Stato». Sullo stesso registro le parole della parlamentare europea Elena Gentile, ex assessore regionale pugliese alla Sanità che non molto tempo fa voleva sguinzagliare le forze dell’ordine alla caccia dei medici obiettori: «La Legge 194 ha consentito alle donne di conquistare il diritto alla autodeterminazione rispetto a una scelta sempre e comunque difficile e dolorosa anche quando ineluttabile. Oggi però questa grande legge deve fare necessariamente i conti con le molteplici difficoltà di applicazione, con il malcostume delle baronie che mortificano quei professionisti eroici che subiscono, a causa della loro scelta, il calvario della marginalizzazione. Con la conseguenza di un aumento del numero dei medici obiettori che si registra non solo in Puglia, ma anche in tutte le regioni italiane, compresa la civilissima Emilia Romagna». 

A rigor di logica anche i due medici che chiedevano il pizzo erano “professionisti eroici” emarginati dal fenomeno dell’obiezione di coscienza. Quisquilie. Fanno eco alle dichiarazioni della Gentile quelle dell’avvocato Mimmo Farina, che assiste uno dei due indagati: «si dovrebbe aprire un dibattito serio sulla opportunità della scelta degli obiettori di coscienza, forse spinti più dalla volontà di non addossarsi possibili rogne che dalla presa di posizione etica». Abbiamo capito bene: i due delinquono e la colpa è degli obiettori. Se ci fossero stati più medici abortisti loro non avrebbero potuto ricattare nessuno. É un po’ come dire che il ladro ruba a casa del ricco perché è ricco. Se fosse stato povero nessuno si sarebbe intrufolato a casa sua.

Ma facciamoci una domanda: gli obiettori sono davvero un inciampo alle pratiche abortive? Noi spereremmo di sì, però purtroppo le cose stanno in modo diverso. Innanzitutto sono gli stessi due indagati a confermarcelo nelle loro intercettazioni: «Io faccio 500 interruzioni l'anno, da 25 anni. 500 l'anno, hai capito?». Tanto per provare che anche se ci sono solo due medici non obiettori gli aborti si fanno ugualmente. Stessa conferma viene dall’avvocato Farina che però a beneficio dei cronisti prudentemente lima al ribasso il numero di aborti: «I due facevano tre interruzioni volontarie di gravidanza ad ogni seduta, due a settimana». Di certo non un superlavoro per la coppia e uno splendido autogol per il legale di Belpiede il quale ci dà prova che il suo assistito insieme al collega se la cavavano egregiamente nonostante i medici obiettori.

Inoltre, il documento del Comitato Nazionale di Bioetica del luglio del 2012 Obiezione di coscienza e bioetica mostra che laddove ci sono più medici obiettori i tempi di attesa all’aborto diminuiscono e viceversa. Ergo, la velocità nell’effettuare aborti attiene all’organizzazione dell’ospedale non alla presenza o meno di obiettori. Allo stesso risultato era pervenuto anche un monitoraggio promosso l’anno scorso dal Ministero della Salute sul territorio per verificare se gli obiettori fossero d’inciampo. Stessa musica anche in quel di Puglia. La Regione, secondo l’ultimo report del ministero della Salute, è sopra la media nazionale in quanto a velocità nell’effettuare aborti: il 70,9% del totale degli interventi è praticato entro 14 giorni dal rilascio del certificato. Questi dati non devono sorprendere: infatti negli anni gli aborti chirurgici sono diminuiti a fronte di un numero assoluto di medici abortisti che è rimasto invariato. Questo ci porta a concludere che nel tempo il numero di interventi abortivi per medico abortista è diminuito. 

E dunque perché il fronte pro-choice continua a martellare come un fabbro sulla questione dell’obiezione di coscienza? Perché ciò che irrita è proprio quel dato nazionale del 70% di astensione di medici obiettori. É la testimonianza scientifica e professionale che l’aborto è un omicidio e che dunque la stragrande maggioranza del personale medico, di certo non composto da soli cattolici, non vuole averci nulla a che fare. Torniamo infine alla Mongiello e alle sue affermazioni sul caso pugliese. Queste fanno emergere un aspetto spesso dimenticato della 194, la legge che introdotto l’aborto procurato nel nostro Paese: «mi sento offesa e oltraggiata dal cinismo di due medici che hanno lucrato ignobilmente sulla sofferenza psicologica e fisica di così tante donne, alle quali va tutta la mia solidarietà personale ed istituzionale». E aggiunge: «mi aspetto che l’Asl e la Regione attivino un’indagine interna per far emergere eventuali collusioni morali e responsabilità deontologiche». 

Il problema legale e morale non è l’aborto ovviamente, ma l’onestà nel praticare l’aborto, quella onestà che è mancata alla coppia di medici indagati. Insomma, un crimine non è tale per ciò che fa – uccidere bambini – ma se rispetta le regole per commetterlo. E questa è la stessa logica della 194: le uniche ipotesi di reato previste nella 194 attengono alle procedure non rispettate. Curiosamente il reato non deve essere individuato in un fatto – assassinare, rubare, sequestrare – ma nel modo in cui si compie il fatto di per sé neutro. Curioso poi che la Mongiello parli di cinismo. Cosa è più cinico: l’aborto in sé o il ricatto? La parlamentare poi ricorda le donne ricattate. E il nascituro? Ovviamente dimenticato. Per paradosso poi l’azione dei due delinquenti, nei casi in cui non si è ceduto al ricatto, ha permesso ai bambini di vivere di più. Una volta tanto il “cinismo” è stato inconsapevolmente pro-life.