Mattarella soccorre Renzi, referendum rinviato?
La strada per Matteo Renzi è sempre più in salita per lui e per il suo governo. Di qui le voci, molto insistenti, di un costante interessamento del Quirinale per le sorti dell’esecutivo, del percorso delle riforme e, di conseguenza, della legislatura. Da qui la moral suasion da parte del Quirinale per rinviare il referendum.
Che il premier si senta accerchiato da tempo è risaputo. Che tenti di rilanciare con nuove sfide unificanti (il contrasto al terrorismo, la flessibilità finanziaria da difendere a Bruxelles) appare altrettanto innegabile. Nonostante i suoi sforzi, però, la strada sembra in salita per lui e per il suo governo. Di qui le voci, sempre più insistenti, di un costante interessamento del Quirinale per le sorti dell’esecutivo, del percorso delle riforme e, di conseguenza, della legislatura.
Sembra che Mattarella stia tentando di rimediare ad alcune leggerezze del premier, che si è messo in un cul-de-sac e ora cerca una via di fuga. Renzi ha puntato tutto, già mesi fa, sul referendum, tanto da snobbare l’appuntamento delle elezioni amministrative di giugno. Le sconfitte di Roma e Torino, unite al generale calo di consensi registrato dal suo partito anche in quelli che erano stati fin qui “feudi” inattaccabili della sinistra, hanno indebolito ulteriormente il premier-segretario all’interno del suo partito e hanno ridato vigore ai suoi oppositori interni. A complicargli la strada sono intervenuti anche gli ostacoli internazionali e le incertezze economico-finanziarie, in particolare la crisi del sistema bancario, che appare sempre più una bomba a orologeria.
Il referendum costituzionale, quindi, potrebbe essere il punto di snodo del renzismo, o verso un consolidamento duraturo o verso un declino inesorabile e anche repentino. Di qui la moral suasion da parte del Quirinale, che ritiene auspicabile un rinvio a novembre inoltrato della consultazione referendaria, al fine di blindare la legge di stabilità e di mettere in sicurezza i conti pubblici qualora l’esecutivo, dopo il referendum, dovesse traballare o addirittura cadere. La domanda da farsi è: il tempo gioca a favore o contro Renzi? Meglio per quest’ultimo votare a ottobre sulla riforma Boschi o prendere altro tempo?
Difficile dirlo, ma è certo che il progressivo logoramento dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi è documentato da tutti i sondaggi più attendibili e ad esso fa da contraltare una sostanziale stabilità dei leader del centrodestra e una certa crescita di Luigi Di Maio come candidato pentastellato “in pectore” alla presidenza del Consiglio in caso di elezioni. Neppure le ultime manovre centriste lasciano tranquillo Renzi, che deve prepararsi a un probabile smottamento nel gruppo Ncd al Senato, dove i numeri sono risicati e solo alfaniani e verdiniani hanno sin qui consentito al governo di andare avanti.
Le dimissioni di Renato Schifani da capogruppo Ncd sono il preludio a una diaspora di senatori verso un ritorno nel centrodestra? Come farebbe in questo caso il premier ad avere i voti necessari per andare avanti? Forse non sono del tutto infondate le voci di una riedizione di “Patto del Nazareno”, del quale potremmo aver avuto un’anticipazione già ieri al Senato, durante la votazione sull’utilizzabilità delle intercettazioni su Berlusconi e le Olgettine. L’assemblea di Palazzo Madama ha votato contro l’uso di quelle telefonate, il che potrebbe non essere stato un caso. Il Pd potrebbe aver dato una mano al centrodestra su questa partita giudiziaria che riguarda l’ex Cavaliere in cambio di un’opposizione più morbida su alcuni provvedimenti essenziali per la sopravvivenza dell’esecutivo. Nelle prossime settimane si capirà se è veramente così.
Ma la partita decisiva rimane quella sulla legge elettorale. Se la Corte Costituzionale dovesse bocciare l’Italicum, di fatto toglierebbe le castagne dal fuoco al premier, che non sa come fare per tornare indietro sul premio di maggioranza alla coalizione anziché al primo partito. L’ex sindaco di Firenze ha pilatescamente dichiarato che il Parlamento è libero di cambiare la legge elettorale e la minoranza dem l’ha preso in parola presentando il “Bersanellum”. Tutti sanno che, se l’Italicum restasse così com’è, il Movimento Cinque Stelle avrebbe moltissime possibilità di vincere le prossime elezioni politiche e di conquistare il governo del Paese.
Lo sa anche Mattarella, che dunque, con la discrezione che gli è propria, sta favorendo un dialogo tra le diverse forze politiche sul sistema di voto, onde evitare che, a seguito della probabile bocciatura dell’Italicum da parte della Consulta, si verifichi il caos, propedeutico a una certissima ingovernabilità dopo le prossime politiche. Mattarella, quindi, dopo un esordio prettamente “notarile”, sembra ultimamente più presente nella vita politica e sembra volersi ritagliare un ruolo da protagonista, sia pure con lo stile sobrio che lo ha sempre contraddistinto. E Renzi potrebbe un giorno essergli grato.